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Rallentare con la creatività: intagliando si impara

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Ciao a tutti e bentornati nel mio blog.

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Oggi torno a scrivere per parlarvi di una cosa che mi sta molto a cuore: la lentezza.

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Nelle ultime settimane, presa da una serie di scadenze, mi sono ritrovata a sostenere dei ritmi forsennati senza concedere a me stessa un attimo di tregua. Non riuscivo a staccare nemmeno di notte, continuando a pensare a quello che avrei dovuto fare il giorno dopo e a come avrei dovuto farlo eccetera eccetera.

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Se anche a voi capita di sentirvi così, mi capirete quando vi dico che a un certo punto ho dovuto mettere un freno alla situazione che mi stava sfuggendo di mano e, a parte pianificare in modo più realistico i miei obiettivi, la prima cosa a cui ho pensato è stata la creatività.

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Ma come si fa a rallentare con la creatività?

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Per me, nello specifico, la creatività è un impulso continuo che ho bisogno di tenere a freno per non farmi soverchiare e non farle prendere il sopravvento sul mio lato razionale. Ma è anche quel luogo spazio temporale in cui riesco a esprimere me stessa senza costrizioni, lasciandomi semplicemente fluire.

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La mia tecnica preferita, per chi di voi mi segue non è una novità, è l’intaglio di timbri fatti a mano. E intagliare un timbro fai da te è un ottimo modo per lasciarsi fluire e quindi costringersi a rallentare. I movimenti lenti e ben ponderati dell’incavare, ci aiutano a concentrarci sul nostro corpo, sulle braccia, sulle mani, facendo sì che la mente si scolleghi dai mille impegni del quotidiano per rallentare e fluire in quel momento, nella realizzazione di un manufatto.

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Avete mai fatto meditazione? Ecco, la sensazione è un po’ quella: svuotare la mente, concentrarsi sui movimenti ed essere presenti in quel momento soltanto a voi stessi e all’atto dell’intagliare, staccandovi da tutto il resto.

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Certo, poi si riprende a combattere con il quotidiano, ma rallentare con la creatività è una pratica da non sottovalutare poiché aiuta a tenere a bada lo stress e riconnettervi con voi stessi.

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Siete pronti a farlo? Date un’occhiata qui.

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Ne parlerò più approfonditamente dal vivo il 18 maggio, da Ab Ovo a Napoli, in via Bellini 7, nel mio prossimo workshop di timbri fatti a mano. Tutte le informazioni le trovate qui.

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Noi ci risentiamo presto, qui sul blog!

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Cinque regole d’oro per stampare un timbro fai da te

Stampare un timbro fai da te

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Da dove si comincia per stampare un timbro fai da te?

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Nelle scorse settimane ci siamo concentrati sulle varie fasi del lavoro per ottenere un timbro fai da te.

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Abbiamo parlato di come si imposta il disegno e di come si trasferisce sulla gomma e poi abbiamo affrontato il discorso dell’intaglio vero e proprio.

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Ma, una volta intagliato, il timbro va stampato e qui si aprono una serie di problematiche di varia natura. La stampa è un momento delicato, tanto è vero che in inglese chi produce linoleografie si chiama “printmaker” proprio perché questa fase del lavoro è considerata predominante rispetto a quella dell’intaglio.

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I fattori in gioco sono essenzialmente tre: la scelta dell’inchiostro, la scelta della carta, la scelta degli strumenti da usare.

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Ma come fare per stampare un timbro fai da te?

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Ecco le mie cinque regole d’oro.

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1. Prima di scegliere l’inchiostro da usare, focalizzate l’attenzione sul risultato finale. Se, ad esempio, avete in mente di decorare una cartolina di auguri che poi sarà colorata con degli acquarelli o delle penne con inchiostro a base d’acqua, non potrete scegliere dei Dye ink (ne ho già parlato qui) perché sono idrosolubili e si scioglierebbero. Se desiderate un effetto tipografico i pigment ink fanno assolutamente per voi. Se invece dovete stampare su uno sfondo scuro, i chalk ink sono perfetti. E se il supporto non fosse la carta ma la stoffa o il legno? Allora potreste scegliere tra i solvent-based ink, che possono imprimersi anche sul metallo, e gli inchiostri specifici per la stoffa. In questa scelta le variabili da considerare sono: i tempi di asciugatura (se andate di fretta o meno), il supporto su cui stamperete, l’effetto che volete ottenere.

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2. Prima di scegliere la carta fate delle prove. Stampare un timbro fai da te su carta, non è un’operazione facile. Ci sono infinite possibilità con infiniti range di risultati. Io, ad esempio, dopo varie ricerche, ho capito che la carta liscia mi piace di più perché per via del mio background editoriale, adoro le immagini nitide e pulite. Ma gli effetti dati da una carta da acquarello, ad esempio, che ha la superficie ruvida, sono altrettanto pieni di sfumature. Per padroneggiare bene la situazione, quindi, ci vuole uno studio accurato che prevede tante prove.

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3. Scegliete come posizionare il timbro in base alla superficie da stampare. Se avete un timbro molto piccolo, inchiostrarlo e poi girarlo sulla carta vi sembrerà scontato. Ma se il timbro che avete intagliato è molto grande, questa operazione potrebbe non essere così semplice. Il timbro tenderà a piegarsi al centro per via del peso e potreste non averne più il controllo. La stampa risulterebbe così sfocata o sbavata e dovreste ricominciare da capo. La soluzione migliore potrebbe essere quindi quella di appoggiare la carta sul timbro, così da avere un maggior controllo.

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4. Usate sempre una pressa. Quando ho iniziato a stampare, mi ostinavo a pressare i timbri con le mani. Questa operazione, oltre a non darvi il controllo completo sul risultato finale, rischia di spostare il timbro facendolo scivolare sulla carta e di rovinare la stampa. Da quando ho iniziato a usare una pressa, non sono più incappata in questo inconveniente. Per i timbri più piccini, esistono dei blocchetti in acrilico che si applicano al retro del timbro con un adesivo apposito (tack and peel) e che si possono poi riporre una volta finito il lavoro e riutilizzare all’infinito, che sono una soluzione ideale.

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5. Fate attenzione ai tempi di asciugatura. Non siate frettolosi. Stampare un timbro fai da te può comportare tempi di attesa anche molto lunghi. In base all’inchiostro che usate, l’asciugatura può durare qualche secondo ma può richiedere anche uno o due giorni per essere perfetta.

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Spero che i miei consigli su come stampare un timbro fai da te vi siano stati utili!

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Se avete dubbi o domande scriveteli nei commenti o contattatemi a info@latuamomis.com.

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Se invece siete di Roma o passate per di qua, vi ricordo che il 16 marzo, presso l’associazione culturale We Make, a San Giovanni, ci sarà il mio primo workshop di intaglio. I posti rimasti sono ancora pochi!

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Noi ci risentiamo presto qui sul blog.

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Cinque consigli utili per intagliare un timbro fai da te

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Oggi parliamo di come intagliare un timbro fai da te e cercherò di darti cinque consigli utili per farlo.

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Nelle scorse settimane ci siamo concentrati sulle fasi preparatorie del lavoro ma oggi ci dedicheremo all’intaglio vero e proprio.

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Intagliare un timbro fai da te è una pratica rilassante, che aiuta la concentrazione e che ti permette di esprimerti direttamente attraverso il tuo corpo. È quasi un esercizio meditativo poiché l’attenzione è tutta in quel che si fa, lentamente e con consapevolezza.

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Scegliere un’immagine in base all’uso che desideri farne, imparare a conoscerla disegnandola, riportarla sulla gomma da intaglio e poi alla fine prepararsi a incavarla, ti connette intimamente con quello che hai in mente, con il tuo progetto artistico o decorativo: ti rende consapevole.

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Ma come si fa a intagliare un timbro fai da te? Ne avevo già parlato qui, ma volevo approfondire l’argomento.

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Ecco cinque consigli che possono tornarti utili se vuoi dedicarti a questa attività artistica.

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1. Parti sempre dai contorni esterni della figura. Usando la sgorbia più stretta, la numero uno, segui i contorni esterni della figura e, con pazienza, rendi il solco esterno sempre più largo passandoci dalle due alle tre volte. Attenzione, dico “largo” non “profondo”, poiché un margine esterno largo ti servirà nelle fasi finali dell’intaglio per farci passare la taglierina. Più largo è più sarà facile eliminare le parti inutilizzate della gomma una volta finito l’intaglio.

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2. Non puntare la sgorbia verso il basso. Uno degli errori che più facilmente si commettono quando si inizia a intagliare un timbro fai da te, è quello di puntare verso il basso la testa della sgorbia. Questo fa sì che il solco che si crea sia troppo profondo e che la sgorbia si inceppi impedendoci di andare avanti. La sgorbia va tenuta radente la superficie della gomma in modo tale da farla scorrere senza intoppi.

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3. Non puntare mai la sgorbia verso di te ma sempre dalla parte opposta. Le sgorbie sono piccole ma estremamente taglienti. Può sembrare banale, ma all’inizio può venirti spontaneo, per seguire le curve del disegno, di girare la sgorbia verso il tuo corpo. Se la sgorbia ti sfuggisse rischieresti in questo modo di ferirti. Piuttosto gira la plastica da intaglio in modo tale che, pur seguendo la figura, la sgorbia sia sempre puntata verso l’esterno.

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4. Segui la figura in modo continuo. Più sinuoso e continuo è il movimento della sgorbia e meno imprecisioni ci saranno nel lavoro finale. Cerca di seguire la figura facendo meno pause possibile. I tratti risulteranno più precisi.

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5. Non avere fretta. Una volta finito il lavoro di fino con la sgorbia numero uno, rimarranno delle aree più grosse da intagliare per le quali puoi usare le sgorbie a U, io solitamente uso la 5. In questa fase del lavoro può venirti spontaneo, per velocizzare, di passare la sgorbia a U dappertutto per “finire prima”. Questo errore comune può costarti caro perché la sgorbia grande può tranciare via dettagli importanti della tua immagine. Non avere fretta e alterna punte grandi e piccole per rispettare il disegno che hai scelto.

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Questi sono i miei cinque consigli per intagliare un timbro fai da te.

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Se hai dubbi o domande, scrivimi nei commenti oppure a info@latuamomis.com e se sei di Roma, o passi di qua, non dimenticare che il 16 di marzo ci sarà il mio primo workshop di Timbri fai da te al We Make a San Giovanni. Puoi iscriverti o chiedere informazioni qui.

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Alla prossima!

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“Le signore della linoleografia”: intervista a Marisa Liuzzi

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Ciao crafters!

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Per la quinta puntata della rubrica “Le signore della Linoleografia”, oggi, in bottega, ospitiamo una delle mie creative italiane preferite: Marisa Liuzzi. Molti di voi la conosceranno già perché Marisa, pugliese doc di Putignano, è la fondatrice di “Bussola Creazioni”, un seguitissimo brand dall’identità forte e vulcanica che nasce nel 2008 e che da poco ha affrontato una metamorfosi trasformandosi in “Liuma, esercizi di leggerezza”. Marisa è una creativa dall’immaginario davvero originale. È una printmaker che padroneggia ormai da anni la tecnica linoleografica e le sue stampe hanno un impatto visivo immediato perché il suo stile è netto e definito. Ma lasciamo la parola a Marisa e cerchiamo di entrare meglio nel suo universo artistico.

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1. Ciao Marisa, sono contentissima che tu abbia accettato di essere intervistata! Puoi raccontarci com’è nata la tua avventura artistica? 

Dopo gli studi in storia dell’arte mi sono avvicinata al mondo dell’artigianato soffermandomi soprattutto sulla creazione di gioielli con tessuti (in particolare le sete giapponesi) e di accessori tessili. Da un paio di anni ho sentito però questo settore andarmi un po’ stretto e ho cominciato a incidere senza alcun metodo, in maniera totalmente empirica ed autodidatta recuperando anche una mia antica passione, quella del disegno. Al momento è ciò a cui mi dedico completamente, creo timbri personalizzati,  exlibris e stampe linoleografiche in tiratura limitata.

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2. Da poco il tuo brand “Bussola Creazioni” si è trasformato in “Liuma, esercizi di leggerezza”. Ti va di parlarci di questa metamorfosi?

C’era stato un cambiamento forte in me e nella mia produzione, sentivo la necessità che questo passaggio fosse palese ed evidente. “Bussola creazioni” è un nome che mi ha accompagnato per molti anni e ora non mi rappresenta più. Il passaggio è stato tormentato e difficile, dalla creazione del logo alla scelta del nuovo nome. Volevo un qualcosa che non fosse descrittivo evocativo, che rappresentasse più che quel che faccio (anche se in realtà non c’è alcuna differenza). Di qui il nome “Liuma”, leggero, minimale e come logo il rinoceronte alato ripreso dal disegno per una linoleografia che ho fatto l’anno scorso e che per vari motivi ho sempre chiamato autoritratto. Il payoff “esercizi di leggerezza” viene invece da un hashtag che ho sempre usato per i disegni e i work in progress delle incisioni perché sono entrambi modi per alleggerire la testa, svuotarla dai problemi e togliere pesantezza alle cose. 

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3. So che hai studiato Storia dell’Arte ma com’è nata la tua passione per la tecnica della linoleografia?

Davvero per caso. Mi piace sperimentare tecniche sempre nuove, a volte le abbandono quasi subito, è un modo per giocare e mettermi alla prova. In questo caso invece è stato amore a prima vista, anzi a primo intaglio!

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4. Quali sono i materiali che usi per le tue creazioni? Intendo dire: incidi il linoleum o usi la gomma da intaglio? E quali sono i tuoi inchiostri preferiti?

Uso sia gomma (per i timbri) che linoleum, soprattutto il Battleship. Per quel che riguarda gli inchiostri invece utilizzo i colori per linoleografia a base d’acqua.

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5. Quali sono le cose che ti ispirano di più e che ti fanno dire “sono pronta per creare qualcosa di nuovo”? 

Non ci sono in realtà cose che mi ispirano, ci sono più che altro momenti in cui diventa necessario fare qualcosa di mio. Mi spiego, i timbri nascono generalmente su commissione e sono quindi frutto delle necessità del cliente filtrate chiaramente dal mio modo di rappresentarle. Nelle linoleografie invece vado completamente a ruota libera, lavorando su disegni e schizzi, ricomponendoli o modificandoli.

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6. E riguardo alla tecnica della linoleografia, chi sono i tuoi artisti di riferimento?

Non saprei farti dei nomi al momento… sicuramente ne seguo moltissimi. Sono soprattutto affascinata dalla scena latino americana, accumunata da uno stile fortemente grafico, tradizionale e folcloristico ma estremamente moderno e pop allo stesso tempo.

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7. Gestire un brand però non è solo creatività. Anzi. Ci sono una serie di aspetti prettamente commerciali ed economici che a volte possono essere scoraggianti. Tu come fai per affrontare questa componente del lavoro?

Un passo alla volta, alternando nella giornata i tempi dedicati a incisione e stampa a quelli riservati all’aspetto più commerciale quindi foto, social marketing, gestione ordini, mail etc. È come fare 5 lavori (o più) allo stesso tempo. È complicato ma non impossibile.

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8. Qual è il rapporto con la tua terra? La tua creatività è in qualche modo connessa con il territorio in cui vivi?

La mia terra ha un ruolo importante perché mi rende in parte ciò che sono e mi dà continuamente occasione di confronto ma penso che la mia creatività sia solo in parte legata essa nel senso che gli stimoli sono davvero ovunque e raggiungibili in tanti modi diversi, leggendo, cercando e viaggiando.

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9. Ho letto che il tuo laboratorio è nella casa che è stata di tuo nonno. Ti va di parlarci di che cosa rappresenta per te?

Il mio primo laboratorio era ricavato in una stanza in casa di mio nonno, era un appoggio importante dal punto di vista affettivo e nel legame col passato. Poi ho cambiato ben due laboratori adibendo una stanza nelle due case che ho abitato successivamente. È sicuramente un’occasione per gestire i miei tempi di lavoro al meglio, lavorando tutta la notte se mi va. Sono stata sempre insofferente ad avere degli orari prestabiliti.

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10. Che consiglio daresti a chi si è appassionato alla tecnica della linoleografia e che vuole iniziare a cimentarsi con questa forma d’arte?

Può sembrare ovvio ma esercitarsi di continuo senza scoraggiarsi. Guardare cosa fanno gli altri, immagini, video, libri specifici e sperimentare, trovare il metodo e i materiali più adatti alla propria persona.

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Grazie mille a Marisa Liuzzi per averci fatto entrare nel suo mondo creativo!

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Se ancora non lo fate seguitela sul suo sito internet o sul suo profilo Facebook e Instagram e visitate i suoi negozi (Etsy, Tictail, Artfinder) per lasciarvi conquistare dal suo potente immaginario!

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Noi invece ci ritroviamo qui per il prossimo appuntamento della rubrica “Le signore della Linoleografia”!

 

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   Vieni a visitare la mia Bottega      e il mio Shop

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“Le signore della linoleografia”: intervista a Lucia Locatelli

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Ciao crafters!

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Oggi, per la quarta puntata della consueta rubrica “Le signore della linoleografia”, sono davvero emozionata di poter ospitare Lucia Locatelli, che tutte conoscerete come fondatrice del consolidatissimo brand Impressioni. Lucia, milanese trapiantata nelle Marche, è una crafter e printmaker che intaglia stupendi timbri in gomma “nature inspired”. Il suo imprinting creativo è molto poetico e immediatamente riconoscibile. Il suo mondo è fatto di elementi naturali che seguono le stagioni e ci riportano alla bellezza delle piccole cose regalandoci atmosfere delicate e vintage. Ma lasciamo la parola a Lucia ed entriamo meglio nel suo universo artistico.

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Lucia Locatelli

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1. Ciao Lucia, sono onorata di averti qui. Puoi raccontarci com’è nato il tuo brand Impressioni?

Impressioni è il nome del mio secondo brand. Prima avevo un blog (ancora esistente ma inattivo) “La Gallina Rosita”, e mi occupavo di cucina, di ricette, di decorazione della tavola, cose molto distanti da quelle a cui mi dedico ora. Poi 3 anni fa ho scoperto la tecnica di incisione su gomma e me ne sono innamorata e nel momento in cui il mio vecchio nome non mi rappresentava più, complice la parola dell’anno che avevo scelto, “impressione”, è nato il mio re-branding.

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2. Nella tua biografia leggiamo che sei un’autodidatta ma da dove nasce la tua passione per l’incisione?

È successo per caso. Lo racconto sempre nei miei workshop, ho visto un video su YouTube in cui un’artista giapponese intagliava e sono rimasta talmente colpita che ho voluto provare. Ho intagliato una foglia che ancora conservo e da quel momento non ho più smesso.

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3. Quali sono i materiali che usi per le tue creazioni? Quale gomma da intaglio scegli? E quali sono i tuoi inchiostri preferiti?

In questi anni ho provato diversi tipi di gomma, partendo dalle Speedball rosa, alle giapponesi, per poi approdare alle due che prediligo. Non hanno marca. La prima è bianca, l’adoro e la uso per i corsi e per i miei prototipi. La seconda è bicolore (più facilmente lavabile) e la uso per intagliare i timbri che realizzo per gli altri. Gli inchiostri che prediligo sono i tamponi della Tsukineko: Versafine, Versacraft, Versacolor o Stazon a seconda dell’uso che devo farne.

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4. E riguardo alla tecnica dell’intaglio, chi sono i tuoi artisti di riferimento?

Ho adorato da subito Geninne Zlatkis, il suo libro Making an Impression è stato il primo che ho acquistato. Mi piace molto Viktoria Astrom e il mondo naturale di Angie Lewin.

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5. Tu vivi nelle splendide Marche. La tua creatività è in qualche modo connessa con il tuo territorio?

Diciamo che ho la fortuna di vivere immersa nella natura, vicino al mare e vicino alle montagne. Ho un laboratorio e una casa con un panorama mozzafiato… quindi certo, la mia ispirazione arriva anche da questo.

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6. Natura a parte, quali sono le cose che ti ispirano di più e che ti fanno dire “sono pronta per creare qualcosa di nuovo”?

Gli stimoli arrivano da tanti fattori, sicuramente il web, le mie riviste preferite e tutto quello che mi circonda.

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Locatelli

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7. Gestire un brand, soprattutto quando è così ben riconoscibile come il tuo, non è solo creatività. Anzi. Ci sono una serie di aspetti prettamente commerciali ed economici che a volte possono essere scoraggianti. Tu come affronti questa componente del tuo lavoro?

Sono una pessima programmatrice e organizzatrice, sono troppo fatalista e vivo alla giornata, ma fortunatamente non ho un carattere ansioso (a parte quando nevica ;-), cerco di fare una cosa alla volta e quando non ci arrivo, cerco aiuto.

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8. Tu insegni alle persone la tecnica dell’incisione facendo workshop in tutta Italia. Che ne pensi di questa esperienza? L’insegnamento e il contatto con le persone che ti seguono ti soddisfa?

Credo sia tra le esperienze più belle, condividere e conoscere nuova gente mi arricchisce ogni volta.

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9. Sul tuo profilo Instagram vediamo spesso le immagini del tuo stupendo laboratorio. Puoi dirci che cosa rappresenta per te questo luogo speciale?

È il mio luogo di lavoro, è luminoso e realizzato con l’aiuto di Enrica di Paz Garden, è il posto dove passo la maggior parte delle ore della mia giornata e mi fa stare bene. 

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10. Che consiglio daresti a chi si è appassionato alla tecnica dell’incisione e che vuole iniziare a cimentarsi con questa forma d’arte?

Dico sempre che ci vogliono pazienza, precisione e passione, un po’ come per tutte le tecniche artistiche. Frequentare un corso può aiutare così come leggere un libro sull’argomento ma poi sta alla persona applicarsi e non demordere… cominciare dalle cose semplici è sempre utile perché ci fa dire: WOW ci sono riuscita anche io.

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Grazie mille a Lucia Locatelli per averci fatto entrare nel suo mondo artistico! Se ancora non lo fate, seguitela sul suo profilo Instagram e su Facebook ed entrate nel suo poetico negozio Etsy. E se avete voglia di iniziare a intagliare, seguite uno dei suoi workshop!

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Noi ci diamo appuntamento qui per la prossima intervista della rubrica “Le signore della linoleografia”!

 

 

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“Le signore della linoleografia”: intervista a Rowan Sivyer (english below)

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Buongiorno crafters!

Oggi sono davvero emozionata perché, per la consueta rubrica “Le signore della linoleografia”, ho il piacere di ospitare qui in bottega per la prima volta un’artista straniera che amo e che mi ispira moltissimo con il suo lavoro.

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Si tratta di Rowan Sivyer, che molti di voi già conosceranno come Little Rowan Redhead, un’artista australiana multiforme e vulcanica che vive in Nuova Zelanda. Rowan non smette mai di provare nuove tecniche ma è fondamentalmente un’acquerellista e un’intagliatrice.

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Il suo mondo artistico è pieno di colori, sperimentazioni e idee sempre nuove. Ma lasciamo la parola a Rowan ed entriamo nel suo universo creativo.

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1. Benvenuta Rowan. Sono molto felice che tu abbia accettato di essere intervistata! Prima di tutto parlaci del tuo lavoro: come hai deciso di diventare un’artista a tempo pieno?

È stato come un viaggio per me. Sono sempre stata una creativa ma non ho frequentato una scuola d’Arte. Ho seguito un altro percorso – ho un Dottorato in Relazioni Internazionali! Comunque il vero punto di svolta è stato il momento in cui la mia figlia più piccola si è ammalata di un brutto male. Abbiamo trascorso molto tempo in ospedale e in quei giorni ho iniziato a tenere un diario artistico (per la maggior parte sul mio IPad) e ho scoperto molti artisti e nuove tecniche. Quando la salute di mia figlia è migliorata, ho iniziato a scoprire e sperimentare mostrando pian piano le mie opere. Ho scoperto che era così soddisfacente che ho deciso di provare e perseguire la mia vita da artista.

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2. Tu sei fondamentalmente una pittrice, come hai scoperto la tecnica della linoleografia?

Ho sempre amato la linoleografia da quando ero alle scuole superiori ed è una cosa sulla quale sono tornata e ritornata più volte negli anni. Sono stata anche fortunata ad avere un’amica di famiglia che era un’intagliatrice quando ero ragazza e per me visitare il suo studio è stato molto emozionante.

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 3. Quali sono i materiali che usi per intagliare? Voglio dire, usi il linoleum o la gomma? E quali sono i tuoi inchiostri preferiti?

Ho sperimentato molti materiali differenti ma solitamente uso la gomma. I puristi probabilmente scuoteranno la testa ma trovo che il linoleum sia un po’ frustrante e limitante. Con la gomma posso ottenere linee sottili e posso lavorarci per molto più tempo perché non mi fa male il polso. Quando stampo le mie piccole linoleografie e timbri, il mio inchiostro preferito è il Versafine Pigment Ink (ne possiedo praticamente tutte le varianti di colore!) ma per stampare lavori più grandi uso degli inchiostri a base oleosa che si chiamano Caligo Safewash. È un po’ più difficile lavarli via ma si ottengono colori favolosi.

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4. Che cos’è che ti ispira di più e ti fa sentire pronta per una nuova creazione?

Gli uccelli, gli animali e tutto ciò che è botanico sono presenti in molti dei miei lavori ma sono sempre ispirata da pattern interessanti e ingegnosi e dai mosaici particolarmente intricati.

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5. E per quanto riguarda la linoleografia, chi sono i tuoi artisti preferiti?

Le mie intagliatrici preferite sono Angie Lewin e Rachel Newling. Sono sbalordita dai dettagli delle loro stampe (hanno più esperienza di me!). Amo anche Julie Balzer per i colori che usa e per il modo in cui riesce a contaminare la tecnica linoleografica con altri media.

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6. Amministrare un brand non è solo un lavoro creativo. Come ti relazioni con il lato economico e commerciale della tua attività?

Non è facile. Talvolta hai la sensazione che il lato commerciale prenda il sopravvento! Mio marito dice che passo troppo tempo sui social ma è l’unico modo per far sì che il tuo brand possa emergere. La chiave è essere organizzati e pianificare la tua giornata in modo da non sacrificare troppo il tempo per fare arte.

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7. C’è una relazione tra i tuoi lavori e il luogo nel quale vivi? Il fatto di essere australiana influenza in qualche modo il tuo lavoro?

Be’ al momento vivo in Nuova Zelanda! Ho vissuto in Australia per più di 15 anni e la flora e la fauna di quel Paese sono presenti in molti dei miei lavori. Ad esempio al momento sto lavorando a una serie di stampe suoi fiori australiani. Credo che essere autentici sia importante. Ad esempio, anche se vendo i miei lavori in tutto il mondo, mi sembra assurdo progettare una cartolina di Natale innevata perché qui da noi a Natale è estate.

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8. Dici di avere un piccolo studio in una veranda di fronte alla tua casa. Secondo te quanto è importante per un’artista avere “un posto tutto per sé”?

Per me è cruciale il fatto di poter lavorare senza interferenze. Se mi trovo in uno spazio casalingo condiviso il mio flusso di lavoro viene spesso interrotto. Lo spazio del mio studio è il “mio spazio” e le mie figlie e mio marito lo sanno. Andare nel mio studio per me è come andare in ufficio e questo mi aiuta a lasciarmi i lavori di casa alle spalle e passare ad una modalità mentale “lavorativa”.

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9. Sei anche un’insegnante d’arte. Quanto è importante la relazione con i tuoi studenti?

Non insegno così tanto come vorrei ma fare arte per me è così bello che amo condividerlo con altre persone. Ciò che mi piace di più è la reazione degli studenti quando intagliano per la prima volta. L’atto stesso di rallentare e focalizzarsi sull’intagliare un’immagine è come una rivelazione per molte persone.

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Rowan_c10. Che suggerimenti daresti a chi è interessato alla tecnica della linoleografia e vuole iniziare a intagliare?

Usate la gomma, scegliete disegni facili (potrete affrontarne di più complicati con un po’ di pratica), cercate ispirazione dagli altri artisti (ad esempio date un’occhiata al #carvingdecember su Instagram) ed esercitatevi, esercitatevi, esercitatevi!

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Ringraziamo Rowan per la sua disponibilità e per averci lasciato entrare nel suo universo creativo.

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Se ancora non lo fate, seguitela sul suo sito Internet (www.littlerowanredhead.com) o sul suo interessantissimo profilo Instagram, visitate il suo meraviglioso Etsy shop e lasciatevi conquistare dalle sue opere!

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Noi ci ritroviamo come sempre qui per la prossima intervista della rubrica “Le signore della linoleografia” e se ne avete voglia, qui di seguito potete leggere l’intervista a Rowan Sivyer in inglese.

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“The Linocut Ladies”: Ten questions to Rowan Sivyer from Little Rowan Redhead

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Today, in my lab, I’m so excited because I’m going to interview an australian artist that I love and that really inspires me with her works. She is Rowan Sivyer, also known as Little Rowan Redhead, a many-sided and dynamic artist based in Sydney. Rowan experiments with many different techniques but she is basically a watercolourist and a printmaker. Her artistic mood is full of colours and tons of experimentations and creativity. But now let’s enter in her world and listen to her words!

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1. Hi Rowan, I’m so happy that you agreed to do this interview! First of all, let’s tell us about your work: how did you become a full time artist?

It’s been a bit of a journey. I have always been a maker but I didn’t go to art school. In fact, I went another route – I have a PhD in international relations! However, a real turning point occured when my youngest daughter got very sick. We had a lot of time in hospital and during that time I kept an art journal and (throught too much time on my iPad) also discovered lots of artists and new techniques. When my daughter got better, I carried on discovering and experimenting and slowly starting to share my works. I found it so fulfilling that I eventually decided to try and pursue a life as an artist.

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2. You are basically a painter but how did you get in touch with linocut technique?

Actually I have loved printmaking since I was at high school and it is something I have returned to from time to time over the years. I was lucky enough to have a family friend when I was growing up who was a printer and I also found it so exciting to visit her studio.

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3. What materials do you use for carving? I mean, do you use linoleum or rubber? And what are your favourite inks?

I have experimented with lots of different materials but I mainly use rubber. Purists will probably shake their heads but I find lino quite frustrating and limiting. I can get very fine lines with rubber and I can work for a much longer time because my wrists don’t get sore. When I am printing my small blocks and stamps, my go-to ink is Versafine Pigment Ink (I have it in almost every shade!) but for printing larger pieces I use Caligo Safewash oil-based inks. It is a bit of a pain to wash up but it delivers amazing colour and coverage.

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4.What kind of things ispires you most and makes you feel ready for a new creation?

Birds, animals and botanicals feature in a lot of my work, but I always get inspiration by interesting and clever patterns, particulary intricate tessellations.

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5. And about linocuts, who are your favourite artists?

My favourite print artists are Angie Lewin and Rachel Newling. I am in awe of the level of detail in their prints (they have more patience than me!) I also love Julie Balzer for her colour and the way she incorporates printing into other media.

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6. To manage a brand is not only a creative work. How do you relate with the economic and commercial side of your brand?

Its not easy. Sometimes it feels like the business side is taking over! My husband says I spend too much time on social media but its the reality of trying to get your brand out there. The key is to be organized and plan your day well and not sacrifice too much art-making time.

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7. Is there a relationship between your works and the place where you live? I mean, how being australian influeces your works?

Well actually I am a New Zealander! Of course, I have lived in Australia for over 15 years now and Australia’s flora and fauna makes its way into much of my work. For example, I am working on a series of Australian native flower prints at the moment. I think being authentic is important. For example, even though I market my work globally, it seems wrong to design a snowy Christmas card for example when we have a summer Christmas.

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8. You say that you have a little studio in a sunroom in front of your house. In your opinion, how much is important to have a “space of one’s own” for an artist?

For me, it is crucial to be able to work unimpeded. If I work in a joint family space, then my flow can be easily interupted. My studio space is my space and my daughters and my husband knows this. Going to my studio is like me going to my office so it helps me to try and leave the housework behind and switch into a working mindset.

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9. You are even an art teacher. How much is important for you the relationship with your students?

I don’t teach as much as I would like but I get so much pleasure from making art and I love to share that with other people. I especially love hearing students’ reactions when carving for the first time. The act of slowing down and focusing on carving an image is quite a revelation for many people.

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10. What suggestions would you give to anyone is interested in linocut technique and would start carving?

Use rubber, use a simple design (you can get more intricate after a bit of practice), look for inspiration from artists (investigate #carvedecember on Instagram for example) and practice, practice, practice!

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Glifo-beige

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Timbri fai da te: stampare su due livelli in modo facile e divertente

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Ciao crafters!

Oggi torno a parlare di timbri fai da te e in particolar modo di una tecnica che mi sta molto a cuore perché mi piace tantissimo. Sto parlando dell’intaglio di timbri a più livelli.

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Chi viene dalla grafica sarà abituato a pensare alle immagini come un sovrapporsi di più livelli perché ormai l’uso quotidiano della suite Adobe ci ha insegnato a farlo. A chi invece ama intagliare timbri fai da te per uso privato o semplicemente per divertirsi, la progettazione di un timbro su più livelli potrebbe sembrare più complessa. Ma non vi scoraggiate! Non solo si può fare ma è anche divertente e i risultati sono decisamente sorprendenti.

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Possiamo arrivare a ottenere stampe con più livelli in due modi: per sottrazione o per addizione.

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Il primo metodo, decisamente il più nobile, lo usava addirittura Picasso nelle sue linoleografie e consiste nell’incavare a step uno stesso blocco (che sia di gomma o di linoleum) e poi stamparlo con diversi colori man mano che si vanno a sottrarre gli elementi che comporranno l’immagine finale. I tutorial della mia eroina Linda Cote sono davvero una miniera di informazioni per capire come funziona. L’unico inconveniente di questa tecnica è che il blocco che intaglieremo può essere usato per un numero limitato di stampe.

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Il secondo metodo è quello di cui vorrei parlarvi oggi e consiste nel fare esattamente l’opposto, cioè incavare lo stesso timbro più volte alternando i pieni e i vuoti per poi comporre una stampa a più colori. Un esempio chiaro di questa tecnica lo trovate nelle stampe di Andrea Lauren, che usa questa tecnica in modo superbo.

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Senza arrivare a un tale livello di complessità, possiamo dire che per usare questa tecnica ci vuole solo un piccolo sforzo mentale in più nella fase progettuale dei nostri timbri fai da te. Per farvi un’idea date un’occhiata qui.

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Facciamo un esempio pratico. Ecco gli step da seguire per ottenere una stampa su due livelli in modo facile e veloce.

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1. Disegnamo il timbro e ricalchiamo il disegno sulla carta velina.

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2. Giriamo la carta velina e ripassiamo il disegno con una pieghetta per la carta sulla gomma da intaglio non una ma due volte.

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3. Intagliamo il timbro due volte ma in maniera opposta. La prima volta la sgorbia passerà all’esterno del nostro disegno. La seconda volta andremo a incidere passando sopra al tratto del nostro disegno. Otterremo così la stessa figura in positivo e in negativo.

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4. Scegliamo due inchiostri per la stampa. Il primo sarà il colore di sfondo (possibilmente un dye ink chiaro) e il secondo quello del contorno (sarebbe meglio un pigment ink scuro).

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5. Stampiamo prima lo sfondo e lasciamolo asciugare. Poi stampiamo il contorno cercando di non generare un effetto “fuori registro” (che però in certi casi a me piace molto).

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Ecco fatto! I nostri timbri fai da te multilivello sono pronti!

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Lavando e facendo asciugare il timbro “pieno” possiamo stampare il nostro soggetto di tutti i colori che ci vengono in mente e, una volta che ci sentiremo sicuri di questa tecnica, la potremo applicare a praticamente qualsiasi idea ci venga in mente.

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Che ne dite? Vi è stato utile questo post? Volete visitare la mia pagina dei Timbri intagliati a mano? Se avete domande o dubbi non esitate a contattarmi! Noi ci ritroviamo qui per un altro appuntamento con la creatività.

 

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“Le signore della linoleografia”: intervista a Giusi Midiri

Ciao crafters! Eccoci alla seconda puntata della rubrica “Le signore della linoleografia”.

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Anche oggi sono entusiasta perché, in bottega, ospitiamo una creativa italiana di grande talento e che trovo molto ispirante: Giusi Midiri. Molte di voi la conosceranno già perché Giusi, siciliana trapiantata in Abruzzo, è la fondatrice di Zagara Illustration, già Pearls to Pigeons, un brand elegante e raffinato, ormai ben consolidato. Giusi è un’ex architetta che ha trovato il coraggio di dare spazio alle proprie passioni e trasformarle in un lavoro vero e proprio. L’intaglio di timbri con la tecnica della linoleografia  è una parte importante della sua cifra artistica, che però ha molte altre sfumature poiché Giusi è una bravissima illustratrice e le sue grafiche ci parlano anche di calligrafia, acquarelli, chalk lettering… ma lasciamo a Giusi la parola ed entriamo meglio nel suo mondo creativo.

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1. Ciao Giusi, sono molto felice che tu abbia accettato di essere intervistata. Puoi raccontarci quando e come hai dato vita al tuo brand Zagara Illustrazioni?

Grazie a te! Il mio brand è nato nel 2013, quasi inconsapevolmente, quando ho sentito la necessità di avvicinarmi a quella che era un tempo la mia passione, il disegno. Ho aperto il blog Pearls to Pigeons dove per sfogo scannerizzavo e postavo i miei doodles giornalieri. Ero ancora lontanissima dal mondo dell’handmade nel quale sono immersa ora!

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 2. So che sei un’architetta ma com’è nata la tua passione per la tecnica della linoleografia e dei timbri intagliati a mano?

Sono una che crede di poter fare sempre le cose da sé e quando ho aperto il mio shop online (al tempo realizzavo piccole illustrazioni su legno) ho pensato che avrei avuto bisogno di un timbro per il mio logo, quindi ho comprato il materiale per realizzarlo a mano. Ho imparato da autodidatta e da quel momento non ho più smesso.

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3. Quali sono i materiali che usi per le tue creazioni? Quale gomma da intaglio usi? E quali sono i tuoi inchiostri preferiti?

Non mi dedico solo all’incisione e mi piace un sacco sperimentare nuove tecniche, quindi direi che i miei strumenti principali sono: penna grafica e photoshop (mi fanno divertire da matti), matita, gomma e pennino perché amo anche il disegno a mano libera, la sgorbia e la gomma da intaglio. All’inizio ho inciso anche sulla gomma da cancellare, però mi trovo benissimo con la speedy carve della Speedball. I tamponi di inchiostro che più uso sono i Versacraft per la loro versatilità dato che si possono usare su tessuto, legno e carta. 

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4. Nella tua biografia ti definisci “crafter e mamma”. Puoi dirci come riesci a conciliare questi due aspetti della tua vita?

Semplicemente non ci riesco! È difficile lavorare da casa con bambini piccoli, sai quando inizi ma non sai quando potrai terminare un lavoro. Spesso i tempi di realizzazione si allungano, ma in generale ho trovato clienti comprensivi che capendo la mia situazione hanno avuto più pazienza del normale.

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5. Quali sono le cose che ti ispirano di più e che ti fanno dire “sono pronta per creare qualcosa di nuovo”?

Diversamente da ciò che gli altri possono immaginare le mie idee non nascono nella concentrazione più profonda o da momenti di tranquillità, perché non riesco a fermarmi un attimo! Quindi le ispirazioni nascono mentre realizzo qualcosa e moltissime volte dagli errori. Nel mio caso il “fare”, anche se non ci si sente pronti, è l’unica soluzione.

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6. E riguardo ai timbri intagliati a mano, chi sono i tuoi creativi di riferimento?

Come dicevo prima ho imparato da autodidatta osservando i lavori di altri creativi soprattutto nella Rete, non ho artisti di riferimento in particolare, ma se penso alla prima dalla quale ho attinto di sicuro quella è Gennine Zlatkis anche se il suo stile è molto lontano da ciò che io realizzo.

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7. Gestire un brand però non è solo creatività. Anzi. Ci sono una serie di aspetti prettamente commerciali ed economici che a volte possono essere scoraggianti. Tu come fai per affrontare questa componente del lavoro?

Ecco la nota dolente! Questa è la parte che meno piace a un creativo ma che bisogna assolutamente affrontare al meglio per poi potersi dedicare al proprio lavoro. Io non sono da prendere come esempio, affido alla commercialista l’aspetto gestionale e mi sento male appena vedo una sua e-mail nella posta in arrivo…

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8. Qual è il rapporto con la tua terra? Sei siciliana ma vivi in Abruzzo, quanto di questi luoghi entra in quello che fai?

Sono nata in Sicilia, ho vissuto fino a pochi anni fa in Veneto e adesso vivo in Abruzzo, posso dire solo che mi sento italiana al 100%! Non so esattamente quanto questo influenzi ciò che realizzo ma il non sentirsi appartenenti a un unico luogo mi rende più aperta a nuove sperimentazioni.

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9. Una delle cose più interessanti per chi ama il mondo della creatività è entrare nello studio dei propri crafter preferiti. Tu hai un tuo studio? E quanto è importante il tuo spazio di lavoro in quello che fai ogni giorno?

Io non ho uno studio tutto mio anche se lo desidererei tanto! Lavoro da casa, ho tutto concentrato in un piccolo tavolo di legno e uno scaffale. Devo dire che il mio spazio di lavoro riflette molto il mio modo d’essere, sempre nel caos! Comunque anche se piccolo e disordinato ne vado gelosissima, lo reputo fondamentale per me dato che è la porta virtuale del mio studio.

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10. Che consiglio daresti a chi si è appassionato ai timbri intagliati a mano e vuole iniziare a cimentarsi con questa forma di creatività?

Il mio consiglio è ovviamente quello di fare e rifare senza gettare la spugna, bisogna armarsi di molta calma e pazienza, anche perché una volta iniziato non si riesce più a smettere!

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Ringraziamo Giusi per aver risposto alle nostre domande e per averci fatto entrare nel suo mondo creativo. Se non lo fate ancora, seguitela su Instagram (il suo profilo è bellissimo ed è una vera miniera di ispirazione e creatività) e nel suo curatissimo ed elegante negozio Etsy.

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Noi ci diamo appuntamento alla prossima intervista nella rubrica “Le signore della linoleografia” sempre qui, nel blog de LaTuaMomis.

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“Le signore della linoleografia”: intervista ad Agata Vitale

Ciao crafters! Sono davvero emozionata. Era da tanto che desideravo farlo e finalmente sono riuscita a inaugurare una rubrica che si intitolerà “Le signore della linoleografia”.

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In questo nuovo spazio intervisterò per voi le artiste che mi ispirano di più in materia di linoleografia, timbri intagliati a mano e dintorni. Entreremo nel loro mondo creativo, cercheremo di capire quale percorso le ha portate a scegliere questa tecnica e ci intrufoleremo nei loro studi per carpirne i segreti.

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Per iniziare, oggi in bottega sono contenta di poter ospitare Agata Vitale. Agata, siciliana di Catania, ha uno stile personalissimo, molto riconoscibile e profondamente legato alla sua terra. È una “linoleografa” pura e stampa le sue opere a mano ottenendo dei risultati dal forte impatto visivo. Ma diamo subito spazio alle sue parole e lasciamoci ispirare dalla sua esperienza!

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Agata Vitale

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1. Ciao Agata, sono davvero entusiasta di poterti intervistare. Puoi raccontarci com’è nata la tua passione per l’arte?

Grazie mille a te! Direi che la mia passione per l’arte è nata prima di me stessa. Appena sono stata in grado di tenere una matita in mano l’ho usata su qualsiasi superficie mi capitasse davanti compresi i muri di casa. A 5 anni ho ricevuto la mia prima macchina fotografica manuale e avevo già deciso il mio futuro percorso di studi: Istituto d’arte e Accademia di belle arti, e così è stato.

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2. Come ti sei avvicinata alla tecnica della linoleografia?

I primi approcci li ho avuti alle scuole superiori, poi all’Accademia ho sperimentato calcografia e xilografia, dopodiché ho dimenticato tutto per dedicarmi alla grafica e al disegno fino all’ottobre del 2016 quando ho sentito il bisogno di una tecnica di riproduzione seriale artigianale per i miei disegni e facendo varie ricerche ho avuto l’illuminazione. Mi sono ri-innamorata di questa tecnica e da quel momento mi ci sono dedicata anima e corpo.

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3. Quali sono i materiali che usi per le tue creazioni? Incidi il linoleum o usi la gomma da intaglio? E quali sono i tuoi inchiostri preferiti?

Generalmente uso il linoleum perché sono attenta anche a un discorso ecologico. Da poco sto sperimentando anche altri materiali che trovo nel negozio di pavimentazioni dove mi rifornisco come per esempio il PVC per pavimenti. Per quanto riguarda gli inchiostri la disponibilità nei negozi qui a Catania è molto limitata quindi volente o nolente mi sono adattata ad usare l’unica marca reperibile cioè i Charbonnel Aqua Wash con cui peraltro mi trovo abbastanza bene, infatti rimando sempre a fare un’ordine su Internet per provare marche diverse.

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4. Come scegli la carta che usi per le tue stampe? Hai una cartiera che prediligi?

La scelta della carta in realtà è frutto di una continua ricerca. Mi piace sperimentare, dalla carta dei mastri artigiani di Fabriano alla carta paglia, sono sempre alla scoperta e mi diverte molto anche quest’aspetto.

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5. Il tuo stile è riconoscibile al primo impatto ed è fortemente legato alla tua terra. Ti va di raccontarci il tuo rapporto con la Sicilia?

La amo. Per ogni siciliano – me compresa – il rapporto con la propria terra è viscerale: troppo ricca di colori, profumi e storia, dei quali ogni fibra del nostro corpo è impregnata. Il mare e l’Etna sono i principali punti di riferimento, come dei grandi genitori che oltre a nutrirti e coccolarti, ti tengono attaccata anche quando vorresti andartene perché purtroppo a tanta bellezza corrisponde altrettanta bruttezza per quello che riguarda la classe dirigente corrotta che ha sfruttato quest’isola solo per i propri sporchi interessi. Non è facile andarsene ma neanche rimanere.

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6. Chi sono gli artisti che ti ispirano di più?

Tantissimi. Briony Morrow-Cribbs, Ravi Zupa, Obey, tutta la street art, Escher, Henri Rousseau, Frida Kahlo, Hokusai e tutta la scuola giapponese, la xilografia medievale e alchemica, l’illustrazione botanica…

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7. E riguardo alla tecnica della linoleografia, chi sono i tuoi artisti di riferimento?

Mi sento in dovere di nominare Elizabeth Catlett e Shiko Munakata, adoro Barbara Hanrahan e amo tantissimo artisti contemporanei scoperti grazie al Web come Liv Rainey-Smith, Brian Reedy o Mazatl, e devo un grazie speciale a Victoria Astrom e Lili Arnold perché è stato quando mi sono imbattuta nei loro lavori che mi è venuta voglia di riprendere questa tecnica.

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8. Tu hai anche un negozio in cui proponi le tue opere e sappiamo che per un creativo confrontarsi con l’aspetto commerciale ed economico della propria professione può non essere semplice. Come ti rapporti a questo lato del tuo lavoro?

Come dici tu non è semplice. Ancora non ho un vero e proprio negozio fisico. Ho un negozio su Etsy e condivido da poco una bottega/laboratorio con altri artisti con cui ci stiamo organizzando. Per adesso però la maggiore fonte di soddisfazione economica avviene quando partecipo come venditrice/espositrice ad eventi all’aperto come buskers, festival di musica e cose del genere.

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9. Hai un laboratorio dove intagliare e stampare le tue opere? Quanto è importante per te il tuo spazio di lavoro?

Finora ho svolto tutto da casa che ho in parte occupato con la mia postazione. Il bello della linoleografia è che non richiede grossi ingombri quindi posso agevolmente fare tutto a casa.

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10. Che consiglio daresti a chi si è appassionato alla tecnica della linoleografia e che vuole iniziare a cimentarsi con questa forma d’arte?

Consiglio di lanciarsi e sperimentare a più non posso, esercitarsi per migliorare la tecnica e non mettere mai la mano davanti alla sgorbia!

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Grazie mille ad Agata per la sua disponibilità e per averci permesso di sbirciare in modo un po’ più approfondito nel suo mondo artistico e nel suo modo di esprimersi attraverso la linoleografia!

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Se ancora non lo fate, seguite il suo profilo Istagram e fate un giro nel suo negozio Etsy che è una miniera di opere bellissime e dal forte impatto visivo!

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Noi ci ritroviamo qui per una nuova intervista e un nuovo viaggio nel mondo delle signore della linoleografia!

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Timbri fai da te: breve guida alla scelta della carta

Scegliere la carta•••

Ciao crafters! Oggi nel mio blog si parla di timbri fai da te e scelta della carta.

La questione non è affatto scontata e ci sono una serie di variabili da prendere in considerazione quando si inizia a progettare l’incisione di un nuovo timbro in relazione alla carta sul quale lo stamperemo.

Abbiamo fatto una breve panoramica sulla scelta degli inchiostri ma, che siano dye o pigment o chalky ink, la resa dei nostri timbri dipende in buona misura dalla carta che useremo per i nostri progetti.

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Ci sono almeno due fattori che vanno presi in considerazione a priori: la grammatura della carta e la sua texture. Il peso della carta infatti determina in buona misura la riuscita di una stampa impressa a mano. Quanto più leggera sarà la carta che usiamo infatti tanto maggiore sarà la possibilità che l’inchiostro la penetri finendo per trapassarla. Quanto più la carta sarà texturizzata (ossia ruvida o tamburata ma non liscia) tanto maggiore sarà la possibilità che la nostra stampa non abbia contorni netti o campiture piene.

Questo che significa? Che prima di iniziare a progettare un nuovo timbro fai da te dovete pensare bene all’uso che ne farete e al mix di carta e inchiostro con il quale volete stamparlo.

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Se l’idea è quella di ottenere un timbro artistico, molto dettagliato e con una resa molto definita e simile a quella della stampa tipografica, allora useremo della carta bianca (al massimo avoriata), liscia, da non meno di 220 grammi, combinandola con un pigment ink come ad esempio il Versafine.

Se l’idea è invece quella di ottenere un’effetto non troppo definito ma rustico e caldo, allora potremo usare delle carte ruvide, con un peso anche intorno ai 170 g, combinandolo con inchiostri chalky o dye. Tutto cambia ovviamente se le carte ruvide sono scure perché a quel punto dovremo usare per forza degli inchiostri coprenti come i Versamagic.

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Le possibilità sono quindi tantissime e tutto dipende dalle finalità del vostro progetto. Se avete in mente di stampare un mini poster da incorniciare o un biglietto di auguri o la copertina di un quaderno, se avete in mente uno stile più netto e tipografico o più rustico e chalky… le combinazioni inchiostro-carta sono infinite. Quello che mi sento di consigliarvi però è di conservare sempre tutti i ritagli di carta che vi avanzano e di averli a disposizione per “testare” i vostri timbri fai da te una volta che avete finito di intagliarli per vedere “l’effetto che fa” prima di stampare il vostro progetto definitivamente.

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Una parentesi a parte la merita la scelta della carta da acquarello. Questa infatti è la carta più usata per accogliere i timbri fatti a mano poiché è resistente e l’inchiostro non la trapassa (cosa che invece accade con le veline o con le vellum), ma è anche perfetta se alle vostre stampe volete aggiungere dei tocchi di colore con le brush pen a base d’acqua o con gli acquarelli. Il problema è che la maggior parte delle volte è ruvida il che non rende giustizia ai dettagli dei timbri in gomma fatti a mano. Io mi trovo abbastanza bene con la Imagine della Canson da 200 grammi, che è quasi liscia, ma quel “quasi” molte volte mi fa propendere per la Fabriano multipaper da 300 grammi bianca e liscia che si avvicina di più alla mia idea “tipografica” di stampa.

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E voi? Quali sono le vostre esperienze? Quale carta usate di solito per stampare i vostri timbri fai da te? Lasciatemi un commento e alla prossima!

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