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Rallentare con la creatività: intagliando si impara

Intaglio-per-blog•••

Ciao a tutti e bentornati nel mio blog.

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Oggi torno a scrivere per parlarvi di una cosa che mi sta molto a cuore: la lentezza.

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Nelle ultime settimane, presa da una serie di scadenze, mi sono ritrovata a sostenere dei ritmi forsennati senza concedere a me stessa un attimo di tregua. Non riuscivo a staccare nemmeno di notte, continuando a pensare a quello che avrei dovuto fare il giorno dopo e a come avrei dovuto farlo eccetera eccetera.

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Se anche a voi capita di sentirvi così, mi capirete quando vi dico che a un certo punto ho dovuto mettere un freno alla situazione che mi stava sfuggendo di mano e, a parte pianificare in modo più realistico i miei obiettivi, la prima cosa a cui ho pensato è stata la creatività.

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Ma come si fa a rallentare con la creatività?

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Per me, nello specifico, la creatività è un impulso continuo che ho bisogno di tenere a freno per non farmi soverchiare e non farle prendere il sopravvento sul mio lato razionale. Ma è anche quel luogo spazio temporale in cui riesco a esprimere me stessa senza costrizioni, lasciandomi semplicemente fluire.

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La mia tecnica preferita, per chi di voi mi segue non è una novità, è l’intaglio di timbri fatti a mano. E intagliare un timbro fai da te è un ottimo modo per lasciarsi fluire e quindi costringersi a rallentare. I movimenti lenti e ben ponderati dell’incavare, ci aiutano a concentrarci sul nostro corpo, sulle braccia, sulle mani, facendo sì che la mente si scolleghi dai mille impegni del quotidiano per rallentare e fluire in quel momento, nella realizzazione di un manufatto.

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Avete mai fatto meditazione? Ecco, la sensazione è un po’ quella: svuotare la mente, concentrarsi sui movimenti ed essere presenti in quel momento soltanto a voi stessi e all’atto dell’intagliare, staccandovi da tutto il resto.

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Certo, poi si riprende a combattere con il quotidiano, ma rallentare con la creatività è una pratica da non sottovalutare poiché aiuta a tenere a bada lo stress e riconnettervi con voi stessi.

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Siete pronti a farlo? Date un’occhiata qui.

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Ne parlerò più approfonditamente dal vivo il 18 maggio, da Ab Ovo a Napoli, in via Bellini 7, nel mio prossimo workshop di timbri fatti a mano. Tutte le informazioni le trovate qui.

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Noi ci risentiamo presto, qui sul blog!

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Cinque regole d’oro per stampare un timbro fai da te

Stampare un timbro fai da te

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Da dove si comincia per stampare un timbro fai da te?

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Nelle scorse settimane ci siamo concentrati sulle varie fasi del lavoro per ottenere un timbro fai da te.

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Abbiamo parlato di come si imposta il disegno e di come si trasferisce sulla gomma e poi abbiamo affrontato il discorso dell’intaglio vero e proprio.

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Ma, una volta intagliato, il timbro va stampato e qui si aprono una serie di problematiche di varia natura. La stampa è un momento delicato, tanto è vero che in inglese chi produce linoleografie si chiama “printmaker” proprio perché questa fase del lavoro è considerata predominante rispetto a quella dell’intaglio.

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I fattori in gioco sono essenzialmente tre: la scelta dell’inchiostro, la scelta della carta, la scelta degli strumenti da usare.

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Ma come fare per stampare un timbro fai da te?

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Ecco le mie cinque regole d’oro.

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1. Prima di scegliere l’inchiostro da usare, focalizzate l’attenzione sul risultato finale. Se, ad esempio, avete in mente di decorare una cartolina di auguri che poi sarà colorata con degli acquarelli o delle penne con inchiostro a base d’acqua, non potrete scegliere dei Dye ink (ne ho già parlato qui) perché sono idrosolubili e si scioglierebbero. Se desiderate un effetto tipografico i pigment ink fanno assolutamente per voi. Se invece dovete stampare su uno sfondo scuro, i chalk ink sono perfetti. E se il supporto non fosse la carta ma la stoffa o il legno? Allora potreste scegliere tra i solvent-based ink, che possono imprimersi anche sul metallo, e gli inchiostri specifici per la stoffa. In questa scelta le variabili da considerare sono: i tempi di asciugatura (se andate di fretta o meno), il supporto su cui stamperete, l’effetto che volete ottenere.

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2. Prima di scegliere la carta fate delle prove. Stampare un timbro fai da te su carta, non è un’operazione facile. Ci sono infinite possibilità con infiniti range di risultati. Io, ad esempio, dopo varie ricerche, ho capito che la carta liscia mi piace di più perché per via del mio background editoriale, adoro le immagini nitide e pulite. Ma gli effetti dati da una carta da acquarello, ad esempio, che ha la superficie ruvida, sono altrettanto pieni di sfumature. Per padroneggiare bene la situazione, quindi, ci vuole uno studio accurato che prevede tante prove.

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3. Scegliete come posizionare il timbro in base alla superficie da stampare. Se avete un timbro molto piccolo, inchiostrarlo e poi girarlo sulla carta vi sembrerà scontato. Ma se il timbro che avete intagliato è molto grande, questa operazione potrebbe non essere così semplice. Il timbro tenderà a piegarsi al centro per via del peso e potreste non averne più il controllo. La stampa risulterebbe così sfocata o sbavata e dovreste ricominciare da capo. La soluzione migliore potrebbe essere quindi quella di appoggiare la carta sul timbro, così da avere un maggior controllo.

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4. Usate sempre una pressa. Quando ho iniziato a stampare, mi ostinavo a pressare i timbri con le mani. Questa operazione, oltre a non darvi il controllo completo sul risultato finale, rischia di spostare il timbro facendolo scivolare sulla carta e di rovinare la stampa. Da quando ho iniziato a usare una pressa, non sono più incappata in questo inconveniente. Per i timbri più piccini, esistono dei blocchetti in acrilico che si applicano al retro del timbro con un adesivo apposito (tack and peel) e che si possono poi riporre una volta finito il lavoro e riutilizzare all’infinito, che sono una soluzione ideale.

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5. Fate attenzione ai tempi di asciugatura. Non siate frettolosi. Stampare un timbro fai da te può comportare tempi di attesa anche molto lunghi. In base all’inchiostro che usate, l’asciugatura può durare qualche secondo ma può richiedere anche uno o due giorni per essere perfetta.

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Spero che i miei consigli su come stampare un timbro fai da te vi siano stati utili!

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Se avete dubbi o domande scriveteli nei commenti o contattatemi a info@latuamomis.com.

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Se invece siete di Roma o passate per di qua, vi ricordo che il 16 marzo, presso l’associazione culturale We Make, a San Giovanni, ci sarà il mio primo workshop di intaglio. I posti rimasti sono ancora pochi!

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Noi ci risentiamo presto qui sul blog.

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Cinque consigli utili per intagliare un timbro fai da te

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Oggi parliamo di come intagliare un timbro fai da te e cercherò di darti cinque consigli utili per farlo.

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Nelle scorse settimane ci siamo concentrati sulle fasi preparatorie del lavoro ma oggi ci dedicheremo all’intaglio vero e proprio.

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Intagliare un timbro fai da te è una pratica rilassante, che aiuta la concentrazione e che ti permette di esprimerti direttamente attraverso il tuo corpo. È quasi un esercizio meditativo poiché l’attenzione è tutta in quel che si fa, lentamente e con consapevolezza.

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Scegliere un’immagine in base all’uso che desideri farne, imparare a conoscerla disegnandola, riportarla sulla gomma da intaglio e poi alla fine prepararsi a incavarla, ti connette intimamente con quello che hai in mente, con il tuo progetto artistico o decorativo: ti rende consapevole.

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Ma come si fa a intagliare un timbro fai da te? Ne avevo già parlato qui, ma volevo approfondire l’argomento.

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Ecco cinque consigli che possono tornarti utili se vuoi dedicarti a questa attività artistica.

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1. Parti sempre dai contorni esterni della figura. Usando la sgorbia più stretta, la numero uno, segui i contorni esterni della figura e, con pazienza, rendi il solco esterno sempre più largo passandoci dalle due alle tre volte. Attenzione, dico “largo” non “profondo”, poiché un margine esterno largo ti servirà nelle fasi finali dell’intaglio per farci passare la taglierina. Più largo è più sarà facile eliminare le parti inutilizzate della gomma una volta finito l’intaglio.

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2. Non puntare la sgorbia verso il basso. Uno degli errori che più facilmente si commettono quando si inizia a intagliare un timbro fai da te, è quello di puntare verso il basso la testa della sgorbia. Questo fa sì che il solco che si crea sia troppo profondo e che la sgorbia si inceppi impedendoci di andare avanti. La sgorbia va tenuta radente la superficie della gomma in modo tale da farla scorrere senza intoppi.

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3. Non puntare mai la sgorbia verso di te ma sempre dalla parte opposta. Le sgorbie sono piccole ma estremamente taglienti. Può sembrare banale, ma all’inizio può venirti spontaneo, per seguire le curve del disegno, di girare la sgorbia verso il tuo corpo. Se la sgorbia ti sfuggisse rischieresti in questo modo di ferirti. Piuttosto gira la plastica da intaglio in modo tale che, pur seguendo la figura, la sgorbia sia sempre puntata verso l’esterno.

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4. Segui la figura in modo continuo. Più sinuoso e continuo è il movimento della sgorbia e meno imprecisioni ci saranno nel lavoro finale. Cerca di seguire la figura facendo meno pause possibile. I tratti risulteranno più precisi.

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5. Non avere fretta. Una volta finito il lavoro di fino con la sgorbia numero uno, rimarranno delle aree più grosse da intagliare per le quali puoi usare le sgorbie a U, io solitamente uso la 5. In questa fase del lavoro può venirti spontaneo, per velocizzare, di passare la sgorbia a U dappertutto per “finire prima”. Questo errore comune può costarti caro perché la sgorbia grande può tranciare via dettagli importanti della tua immagine. Non avere fretta e alterna punte grandi e piccole per rispettare il disegno che hai scelto.

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Questi sono i miei cinque consigli per intagliare un timbro fai da te.

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Se hai dubbi o domande, scrivimi nei commenti oppure a info@latuamomis.com e se sei di Roma, o passi di qua, non dimenticare che il 16 di marzo ci sarà il mio primo workshop di Timbri fai da te al We Make a San Giovanni. Puoi iscriverti o chiedere informazioni qui.

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Alla prossima!

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Prepariamo un timbro fai da te: trasferiamo il disegno sulla gomma

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Il mese di febbraio prosegue con i post sui timbri fai da te.

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Oggi parliamo di un’altra fase preliminare a quella dell’intaglio vero e proprio: il trasferimento del disegno dalla carta alla gomma.

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Avevo già parlato di come si fa un timbro fai da te qui ma adesso vorrei entrare più nel dettaglio per spiegare bene tutte le varie fasi della lavorazione.

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La settimana scorsa abbiamo approfondito tutto ciò che riguarda la preparazione del disegno da intagliare e adesso ci dedicheremo al trasferimento dell’immagine sulla gomma da intaglio.

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Ti spiego come si fa in 5 facili mosse.

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1. Ricalca il disegno che hai precedentemente preparato usando un foglio di carta da lucido. Questo ti permetterà di avere un’idea precisa del risultato finale e di eventualmente scurire o schiarire determinate parti del lavoro.

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2. Usa una matita a mina morbida. I pigmenti più grassi della matita morbida, una 2B andrà benissimo, formeranno uno strato più spesso sulla superficie della carta da lucido che poi si attaccherà alla gomma da intaglio.

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3. Tempera bene la matita ma non troppo. Ricorda: dove passa la punta di una matita 2B può passare la testa di una sgorbia. Tratti troppo sottili possono ingannarti. La traccia lasciata dalla punta di una matita a mina grassa corrisponde grossomodo a quello che realisticamente puoi ottenere con la sgorbia. Per quanto tu sia preciso e infallibile, tratti più sottili sono difficilissimi da ottenere e richiedono anni di pratica.

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4. Gira il foglio di carta da lucido e tienilo ben fermo sulla gomma da intaglio. Se la tua matita ha il fondo arrotondato, puoi usare quella per esercitare una pressione leggera e circolare su tutta l’area del disegno. Altrimenti il fondo di un cucchiaio o una pieghetta per la carta andranno benissimo. Ricorda solo, mentre compi questa operazione, di tenere ben salda la carta da lucido in modo tale che il disegno risulti uguale a quello che avevi progettato. Altrimenti rischierai che si formino delle doppie linee e che il tutto risulti falsato.

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5. Dopo aver trasferito il tuo disegno sulla gomma, ricalcalo con la matita a mina morbida. Questo ti darà la possibilità di correggere eventuali errori e di “vedere” meglio i punti da incavare. Alcune artiste che io adoro, come Rise+Wander, usano i pennarelli indelebili Sharpie a punta fine per ripassare i loro disegni trasferiti sulla gomma. Io preferisco la matita perché ha la punta più grossa e mi fa capire bene dove posso o non posso passare con la sgorbia. A te la scelta.

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Che ne pensi? Hai dubbi o domande su questa fase delicatissima della realizzazione di un timbro fai da te?

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Se vuoi approfondire la tecnica dell’intaglio scrivimi nei commenti.

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Se invece sei di Roma o passi da qui, sabato 16 marzo ci sarà il mio primo workshop di timbri fai da te al We Make, in Via Domenico Fontana 30. Per tutte le info puoi andare qui.

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Noi ci sentiamo alla prossima!

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Timbri fai da te: stampare su due livelli in modo facile e divertente

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Ciao crafters!

Oggi torno a parlare di timbri fai da te e in particolar modo di una tecnica che mi sta molto a cuore perché mi piace tantissimo. Sto parlando dell’intaglio di timbri a più livelli.

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Chi viene dalla grafica sarà abituato a pensare alle immagini come un sovrapporsi di più livelli perché ormai l’uso quotidiano della suite Adobe ci ha insegnato a farlo. A chi invece ama intagliare timbri fai da te per uso privato o semplicemente per divertirsi, la progettazione di un timbro su più livelli potrebbe sembrare più complessa. Ma non vi scoraggiate! Non solo si può fare ma è anche divertente e i risultati sono decisamente sorprendenti.

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Possiamo arrivare a ottenere stampe con più livelli in due modi: per sottrazione o per addizione.

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Il primo metodo, decisamente il più nobile, lo usava addirittura Picasso nelle sue linoleografie e consiste nell’incavare a step uno stesso blocco (che sia di gomma o di linoleum) e poi stamparlo con diversi colori man mano che si vanno a sottrarre gli elementi che comporranno l’immagine finale. I tutorial della mia eroina Linda Cote sono davvero una miniera di informazioni per capire come funziona. L’unico inconveniente di questa tecnica è che il blocco che intaglieremo può essere usato per un numero limitato di stampe.

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Il secondo metodo è quello di cui vorrei parlarvi oggi e consiste nel fare esattamente l’opposto, cioè incavare lo stesso timbro più volte alternando i pieni e i vuoti per poi comporre una stampa a più colori. Un esempio chiaro di questa tecnica lo trovate nelle stampe di Andrea Lauren, che usa questa tecnica in modo superbo.

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Senza arrivare a un tale livello di complessità, possiamo dire che per usare questa tecnica ci vuole solo un piccolo sforzo mentale in più nella fase progettuale dei nostri timbri fai da te. Per farvi un’idea date un’occhiata qui.

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Facciamo un esempio pratico. Ecco gli step da seguire per ottenere una stampa su due livelli in modo facile e veloce.

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1. Disegnamo il timbro e ricalchiamo il disegno sulla carta velina.

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2. Giriamo la carta velina e ripassiamo il disegno con una pieghetta per la carta sulla gomma da intaglio non una ma due volte.

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3. Intagliamo il timbro due volte ma in maniera opposta. La prima volta la sgorbia passerà all’esterno del nostro disegno. La seconda volta andremo a incidere passando sopra al tratto del nostro disegno. Otterremo così la stessa figura in positivo e in negativo.

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4. Scegliamo due inchiostri per la stampa. Il primo sarà il colore di sfondo (possibilmente un dye ink chiaro) e il secondo quello del contorno (sarebbe meglio un pigment ink scuro).

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5. Stampiamo prima lo sfondo e lasciamolo asciugare. Poi stampiamo il contorno cercando di non generare un effetto “fuori registro” (che però in certi casi a me piace molto).

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Ecco fatto! I nostri timbri fai da te multilivello sono pronti!

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Lavando e facendo asciugare il timbro “pieno” possiamo stampare il nostro soggetto di tutti i colori che ci vengono in mente e, una volta che ci sentiremo sicuri di questa tecnica, la potremo applicare a praticamente qualsiasi idea ci venga in mente.

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Che ne dite? Vi è stato utile questo post? Volete visitare la mia pagina dei Timbri intagliati a mano? Se avete domande o dubbi non esitate a contattarmi! Noi ci ritroviamo qui per un altro appuntamento con la creatività.

 

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“Le signore della linoleografia”: intervista a Giusi Midiri

Ciao crafters! Eccoci alla seconda puntata della rubrica “Le signore della linoleografia”.

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Anche oggi sono entusiasta perché, in bottega, ospitiamo una creativa italiana di grande talento e che trovo molto ispirante: Giusi Midiri. Molte di voi la conosceranno già perché Giusi, siciliana trapiantata in Abruzzo, è la fondatrice di Zagara Illustration, già Pearls to Pigeons, un brand elegante e raffinato, ormai ben consolidato. Giusi è un’ex architetta che ha trovato il coraggio di dare spazio alle proprie passioni e trasformarle in un lavoro vero e proprio. L’intaglio di timbri con la tecnica della linoleografia  è una parte importante della sua cifra artistica, che però ha molte altre sfumature poiché Giusi è una bravissima illustratrice e le sue grafiche ci parlano anche di calligrafia, acquarelli, chalk lettering… ma lasciamo a Giusi la parola ed entriamo meglio nel suo mondo creativo.

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1. Ciao Giusi, sono molto felice che tu abbia accettato di essere intervistata. Puoi raccontarci quando e come hai dato vita al tuo brand Zagara Illustrazioni?

Grazie a te! Il mio brand è nato nel 2013, quasi inconsapevolmente, quando ho sentito la necessità di avvicinarmi a quella che era un tempo la mia passione, il disegno. Ho aperto il blog Pearls to Pigeons dove per sfogo scannerizzavo e postavo i miei doodles giornalieri. Ero ancora lontanissima dal mondo dell’handmade nel quale sono immersa ora!

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 2. So che sei un’architetta ma com’è nata la tua passione per la tecnica della linoleografia e dei timbri intagliati a mano?

Sono una che crede di poter fare sempre le cose da sé e quando ho aperto il mio shop online (al tempo realizzavo piccole illustrazioni su legno) ho pensato che avrei avuto bisogno di un timbro per il mio logo, quindi ho comprato il materiale per realizzarlo a mano. Ho imparato da autodidatta e da quel momento non ho più smesso.

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3. Quali sono i materiali che usi per le tue creazioni? Quale gomma da intaglio usi? E quali sono i tuoi inchiostri preferiti?

Non mi dedico solo all’incisione e mi piace un sacco sperimentare nuove tecniche, quindi direi che i miei strumenti principali sono: penna grafica e photoshop (mi fanno divertire da matti), matita, gomma e pennino perché amo anche il disegno a mano libera, la sgorbia e la gomma da intaglio. All’inizio ho inciso anche sulla gomma da cancellare, però mi trovo benissimo con la speedy carve della Speedball. I tamponi di inchiostro che più uso sono i Versacraft per la loro versatilità dato che si possono usare su tessuto, legno e carta. 

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4. Nella tua biografia ti definisci “crafter e mamma”. Puoi dirci come riesci a conciliare questi due aspetti della tua vita?

Semplicemente non ci riesco! È difficile lavorare da casa con bambini piccoli, sai quando inizi ma non sai quando potrai terminare un lavoro. Spesso i tempi di realizzazione si allungano, ma in generale ho trovato clienti comprensivi che capendo la mia situazione hanno avuto più pazienza del normale.

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5. Quali sono le cose che ti ispirano di più e che ti fanno dire “sono pronta per creare qualcosa di nuovo”?

Diversamente da ciò che gli altri possono immaginare le mie idee non nascono nella concentrazione più profonda o da momenti di tranquillità, perché non riesco a fermarmi un attimo! Quindi le ispirazioni nascono mentre realizzo qualcosa e moltissime volte dagli errori. Nel mio caso il “fare”, anche se non ci si sente pronti, è l’unica soluzione.

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6. E riguardo ai timbri intagliati a mano, chi sono i tuoi creativi di riferimento?

Come dicevo prima ho imparato da autodidatta osservando i lavori di altri creativi soprattutto nella Rete, non ho artisti di riferimento in particolare, ma se penso alla prima dalla quale ho attinto di sicuro quella è Gennine Zlatkis anche se il suo stile è molto lontano da ciò che io realizzo.

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7. Gestire un brand però non è solo creatività. Anzi. Ci sono una serie di aspetti prettamente commerciali ed economici che a volte possono essere scoraggianti. Tu come fai per affrontare questa componente del lavoro?

Ecco la nota dolente! Questa è la parte che meno piace a un creativo ma che bisogna assolutamente affrontare al meglio per poi potersi dedicare al proprio lavoro. Io non sono da prendere come esempio, affido alla commercialista l’aspetto gestionale e mi sento male appena vedo una sua e-mail nella posta in arrivo…

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8. Qual è il rapporto con la tua terra? Sei siciliana ma vivi in Abruzzo, quanto di questi luoghi entra in quello che fai?

Sono nata in Sicilia, ho vissuto fino a pochi anni fa in Veneto e adesso vivo in Abruzzo, posso dire solo che mi sento italiana al 100%! Non so esattamente quanto questo influenzi ciò che realizzo ma il non sentirsi appartenenti a un unico luogo mi rende più aperta a nuove sperimentazioni.

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9. Una delle cose più interessanti per chi ama il mondo della creatività è entrare nello studio dei propri crafter preferiti. Tu hai un tuo studio? E quanto è importante il tuo spazio di lavoro in quello che fai ogni giorno?

Io non ho uno studio tutto mio anche se lo desidererei tanto! Lavoro da casa, ho tutto concentrato in un piccolo tavolo di legno e uno scaffale. Devo dire che il mio spazio di lavoro riflette molto il mio modo d’essere, sempre nel caos! Comunque anche se piccolo e disordinato ne vado gelosissima, lo reputo fondamentale per me dato che è la porta virtuale del mio studio.

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10. Che consiglio daresti a chi si è appassionato ai timbri intagliati a mano e vuole iniziare a cimentarsi con questa forma di creatività?

Il mio consiglio è ovviamente quello di fare e rifare senza gettare la spugna, bisogna armarsi di molta calma e pazienza, anche perché una volta iniziato non si riesce più a smettere!

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Ringraziamo Giusi per aver risposto alle nostre domande e per averci fatto entrare nel suo mondo creativo. Se non lo fate ancora, seguitela su Instagram (il suo profilo è bellissimo ed è una vera miniera di ispirazione e creatività) e nel suo curatissimo ed elegante negozio Etsy.

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Noi ci diamo appuntamento alla prossima intervista nella rubrica “Le signore della linoleografia” sempre qui, nel blog de LaTuaMomis.

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Timbri fai da te: breve guida alla scelta della carta

Scegliere la carta•••

Ciao crafters! Oggi nel mio blog si parla di timbri fai da te e scelta della carta.

La questione non è affatto scontata e ci sono una serie di variabili da prendere in considerazione quando si inizia a progettare l’incisione di un nuovo timbro in relazione alla carta sul quale lo stamperemo.

Abbiamo fatto una breve panoramica sulla scelta degli inchiostri ma, che siano dye o pigment o chalky ink, la resa dei nostri timbri dipende in buona misura dalla carta che useremo per i nostri progetti.

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Ci sono almeno due fattori che vanno presi in considerazione a priori: la grammatura della carta e la sua texture. Il peso della carta infatti determina in buona misura la riuscita di una stampa impressa a mano. Quanto più leggera sarà la carta che usiamo infatti tanto maggiore sarà la possibilità che l’inchiostro la penetri finendo per trapassarla. Quanto più la carta sarà texturizzata (ossia ruvida o tamburata ma non liscia) tanto maggiore sarà la possibilità che la nostra stampa non abbia contorni netti o campiture piene.

Questo che significa? Che prima di iniziare a progettare un nuovo timbro fai da te dovete pensare bene all’uso che ne farete e al mix di carta e inchiostro con il quale volete stamparlo.

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Se l’idea è quella di ottenere un timbro artistico, molto dettagliato e con una resa molto definita e simile a quella della stampa tipografica, allora useremo della carta bianca (al massimo avoriata), liscia, da non meno di 220 grammi, combinandola con un pigment ink come ad esempio il Versafine.

Se l’idea è invece quella di ottenere un’effetto non troppo definito ma rustico e caldo, allora potremo usare delle carte ruvide, con un peso anche intorno ai 170 g, combinandolo con inchiostri chalky o dye. Tutto cambia ovviamente se le carte ruvide sono scure perché a quel punto dovremo usare per forza degli inchiostri coprenti come i Versamagic.

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Le possibilità sono quindi tantissime e tutto dipende dalle finalità del vostro progetto. Se avete in mente di stampare un mini poster da incorniciare o un biglietto di auguri o la copertina di un quaderno, se avete in mente uno stile più netto e tipografico o più rustico e chalky… le combinazioni inchiostro-carta sono infinite. Quello che mi sento di consigliarvi però è di conservare sempre tutti i ritagli di carta che vi avanzano e di averli a disposizione per “testare” i vostri timbri fai da te una volta che avete finito di intagliarli per vedere “l’effetto che fa” prima di stampare il vostro progetto definitivamente.

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Una parentesi a parte la merita la scelta della carta da acquarello. Questa infatti è la carta più usata per accogliere i timbri fatti a mano poiché è resistente e l’inchiostro non la trapassa (cosa che invece accade con le veline o con le vellum), ma è anche perfetta se alle vostre stampe volete aggiungere dei tocchi di colore con le brush pen a base d’acqua o con gli acquarelli. Il problema è che la maggior parte delle volte è ruvida il che non rende giustizia ai dettagli dei timbri in gomma fatti a mano. Io mi trovo abbastanza bene con la Imagine della Canson da 200 grammi, che è quasi liscia, ma quel “quasi” molte volte mi fa propendere per la Fabriano multipaper da 300 grammi bianca e liscia che si avvicina di più alla mia idea “tipografica” di stampa.

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E voi? Quali sono le vostre esperienze? Quale carta usate di solito per stampare i vostri timbri fai da te? Lasciatemi un commento e alla prossima!

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Timbri fai da te: breve guida agli inchiostri chalky

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Ciao crafters! Oggi nel mio blog vi parlo ancora di timbri fai da te. Dopo aver messo a confronto pigment ink, dye ink a base d’acqua e dye ink non idrosolubili, vorrei proporvi una breve guida agli inchiostri chalky.

Quelli che uso io sono i Versamagic che si trovano facilmente in una varietà enorme di colori prevalentemente chiari. Gli inchiostri chalky infatti sono pensati per essere usati sulla carta scura in modo da ottenere un effetto “gesso su lavagna” molto caratteristico.

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Il tampone degli inchiostri chalky è spugnoso e l’inchiostro è molto denso. Siccome quest’ultimo non penetra nella carta come avviene per i dye ink ma ci si “appoggia sopra” i tempi di asciugatura sono molto lenti. Può essere necessaria anche un’ora prima che la vostra stampa sia davvero pronta. Viceversa gli inchiostri chalky possono essere usati anche sulle carte texturizzate poiché se stesi bene riempiono gli avvallamenti della loro superficie.

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Per la mia esperienza il risultato di stampa dei timbri fai da te che si può ottenere sulle carte scure in certi casi è davvero bello. Non sarà uniforme come con i pigment ink, ma è comunque caratteristico e molto shabby chic. Anche sulle carte chiare l’effetto può essere stupendo anche perché gli inchiostri chalky si possono sfumare uno nell’altro ottenendo gradazioni di colore inedite. Pensate ad esempio a come li usa Bymamalaterre, una delle mie artiste intagliatrici preferite.

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Se siete delle scrapper e usate questi inchiostri con timbri prodotti industrialmente, non dovreste avere problemi. Se invece li usate su timbri fai da te, prestate particolare attenzione alla stesura del colore. Se i solchi che avete tracciato con le sgorbie non sono particolarmente profondi e premete troppo il tampone sulla gomma, rischiate che l’inchiostro, che abbiamo detto è molto denso, li “riempia” completamente rendendo la stampa imprecisa e illeggibile. Per questo io uso gli inchiostri chalky prevalentemente su timbri “vuoti” piuttosto che pieni e stendendo il colore con attenzione senza essere troppo insistente.

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Altra cosa importante, gli inchiostri chalky sono a base d’acqua ma sono anche “pigmented” il che significa che si infilano nella superficie dei vostri timbri fai da te con tenacia. Per eliminarli vi serviranno acqua tiepida e sapone, e in alcuni casi (per le tinte molto scure) un solvente.

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Un esempio di inchiostro chalky su carta scura? I miei quaderni del set da regalo Collezione Gold.

Voi che ne pensate? Avete mai usato degli inchiostri chalky? Raccontatemi la vostra esperienza nei commenti e alla prossima!

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Timbri fai da te: Memento vs Archival, Dye ink a confronto

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Ciao crafters! Oggi sul mio blog ritorno a parlare di tamponi di inchiostro per i timbri fai da te e in particolar modo vorrei mettere a confronto due dei miei Dye ink preferiti, gli Archival della Ranger e i Memento della Tsukineko.

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In inglese la parola “dye” significa letteralmente “tinta, colore” e il verbo “to dye” vuol dire “tingere”. In generale i Dye ink sono a base d’acqua e sono quindi idrosolubili. Per questa caratteristica si distinguono dai pigment ink che sono invece a base oleosa e quindi hanno bisogno di solventi per essere lavati via.

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Secondo questa definizione, i Dye ink per eccellenza quindi sono i Memento. Sono a base d’acqua, senza acidi e sono “fade resistant” il che vuol dire che non sbiadiscono. Inoltre hanno la capacità di asciugarsi in men che non si dica su tutti i tipi di carta (perché ovviamente stiamo parlando di inchiostri adatti ad essere usati solo su carta). Si trovano facilmente nella misura grande ma anche in “teardrop“, dei tamponcini piccoli che consentono di inchiostrare con diversi colori un timbro composito. Sono disponibili in una grande varietà di colori, anche se si tratta soprattutto di tonalità scure, e vanno via dai timbri fai da te con gran facilità, basta anche solo un po’ d’acqua tiepida. Ci sono solo due problemi relativi all’uso dei Memento: per prima cosa sono idrosolubili, il che significa che se volete colorare i vostri timbri in gomma fatti a mano ad esempio con una brush pen a base d’acqua o con degli acquarelli, i contorni della vostra stampa scoloriranno; seconda cosa, se li userete su una carta molto texturizzata, ad esempio quella da acquarello, il colore non sarà pieno (l’inchiostro dei Memento aderisce alla carta solo superficialmente), quindi sono perfetti per la carta liscia e bianca o al massimo avorio ma non sulle carte scure. Inoltre alcuni colori non si distribuiscono uniformemente sulla superficie del timbro ma “a grappolo” il che significa che se li usate per timbri in gomma pieni, non avrete comunque una resa uniforme e chiara della stampa anche se usate una carta liscia.

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Veniamo invece agli Archival. Anche questi sono Dye ink. Il loro tampone è in tela, quindi è asciutto, sono acid free e sono perfetti sulle carte chiare. La differenza con i Memento però è abissale. Innanzitutto gli Archival sono permanenti. È proprio per questo che si chiamano “Archival” perché sono progettati per resistere a lungo. In secondo luogo sono resistenti all’acqua il che significa che potete usarli con gli acquarelli, le brush pen a base d’acqua e gli altri inchiostri a base d’acqua e non scoloriranno. Hanno dei tempi di asciugatura molto lenti e la cosa curiosa è che quando imprimete i vostri timbri fai da te all’inizio vi sembrerà che la stampa non sia uniforme ma granulosa. Se date il tempo però all’inchiostro Archival di asciugarsi, otterrete uno splendido effetto “matte”, uniforme e bellissimo da vedere sulle carte lisce ma altrettanto soddisfacente sulle carte granulose. Anche gli Archival si trovano facilmente sia nei formati grandi che piccoli e la differenza con i memento la fa Wendy Vecchi, la designer della Ranger che ha progettato questi inchiostri e ha scelto le tonalità di colore in cui sono prodotti che sono stupende! Unico neo il fatto che una volta asciutti gli Archival hanno un odore non troppo piacevole (diciamo pure invadente) probabilmente dovuto alle sostanze che li rendono permanenti, e che una volta usati rimarranno attaccati alla superficie dei vostri timbri in gomma fai da te come delle cozze, quindi hanno bisogno di essere lavati via con dei solventi (non basta il sapone per le mani).

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Ho adoperato l’inchiostro Archival per preparare i Biglietti di Auguri collezione “Gingko Leaves”. Vieni a vedere!

Insomma, per i timbri fai da te “pieni” io preferisco in assoluto gli Archival. L’effetto è meraviglioso e i colori disponibili sono tantissimi. Ma resto affezionata ai miei Memento per i timbri “vuoti” e anche per il fatto che sono lavabili e non intaccano la superficie della gomma da intaglio.

Voi cosa ne pensate? Come vi trovate e quale Dye ink preferite? Se volete condividere con me la vostra esperienza lasciatemi un commento!

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Timbri fai da te: Versafine vs Memento, inchiostri neri a confronto

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Ciao crafters! Questo è il primo post di una serie dedicata alla scelta degli inchiostri da usare con i timbri fai da te. Ho iniziato con gli inchiostri neri perché il nero è un colore fondamentale e che useremo sempre sia per le scritte che per gli ornamenti, sia per le figure piene che per quelle scontornate, sia sulle carte lisce che su quelle ruvide, insomma è un evergreen.

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La scelta del nero non è così facile come sembra e cambia in base a molte variabili: l’effetto che vogliamo ottenere, i tempi di asciugatura della stampa, la carta che usiamo, il tipo di lavorazione che abbiamo in mente quando progettiamo di incavare dei timbri fai da te.

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Possiamo dire che gli inchiostri si dividono in due principali categorie: i Dye ink e i Pigment ink. I primi sono a base d’acqua e hanno un’asciugatura molto rapida mentre i secondi sono a base oleosa e non sono solubili con l’acqua. Io ho messo a confronto due degli inchiostri neri che preferisco: Memento e Versafine. Entrambi si trovano facilmente su Amazon sia nelle taglie normali che nei cosiddetti teardrop, tamponi più piccoli e maneggevoli (che io preferisco) che consentono di distribuire l’inchiostro anche nei punti più difficili con un maggior controllo.

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Già a partire dalla consistenza del tampone di inchiostro si può percepire la differenza tra Dye e Pigment ink. Se osservate il tampone dell’inchiostro nero Memento, vi accorgerete che è asciutto e che assomiglia a una stoffa. Quando tamponate il vostro timbro l’inchiostro non si stende uniformemente e il nero non è profondo. Dopo che avrete stampato vi basterà sciacquare il vostro timbro con l’acqua e vi accorgerete che la gomma rimarrà pulita. Essendo il Memento un inchiostro a base d’acqua non potrete colorare le figure stampate con gli acquarelli né con brush pen a base d’acqua. L’incredibile qualità degli inchiostri Memento e in generale dei Dye ink però è che asciugano in un lampo, specialmente sulla carta liscia opaca, e il loro effetto non è assolutamente da sottovalutare. Purtroppo se li usate invece su della carta texturizzata, a partire dalla carta per acquarello fino ad arrivare a quella da scrapbooking, i dettagli dei vostri timbri fai da te si perderanno inevitabilmente, e otterrete un effetto “chalky” che non sempre è quello che avete in mente.

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Il tampone dei Pingment ink invece è spugnoso e ricco di inchiostro. Il nero è profondo ed ha una consistenza oleosa. Io uso il Versafine perché lo trovo molto ricco e intenso. Quando tamponate i vostri timbri fai da te con questo inchiostro la superficie viene ricoperta in modo uniforme da uno strato di inchiostro denso. La stampa risulterà piena e vivida e tutti i dettagli (errori eventuali compresi) del vostro intaglio saranno ben visibili. Sulla carta liscia è il massimo e sulla carta texturizzata, compresa quella da acquarello, l’effetto è buono. L’unico problema è che questo tipo di inchiostro non verrà mai eliminato del tutto dalla plastica del vostro timbro anche se lo lavate accuratamente con acqua e sapone. Col passare del tempo i residui del Versafine intaccano la superficie dei timbri in gomma intagliati a mano e li rendono appiccicosi, li rovinano. Quindi abbiate in mente che se usate un Pigment ink dopo un certo numero di stampe e dopo un certo tempo dovrete buttare la matrice e intagliarla di nuovo. I tempi di asciugatura del Versafine sono più lenti rispetto al Memento ma comunque molto veloci (stiamo parlando di minuti e non di ore) e il nero è perfetto per i timbri “vuoti” ma anche con i pieni ha una resa favolosa. Guardate ad esempio le opere d’arte che intaglia Viktoria Astrom e ditemi se l’effetto del Versafine non è favoloso sulla carta liscia!

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Insomma avrete capito che tra Dye e Pigment ink, per quel che riguarda gli inchiostri neri, io sono assolutamente a favore del secondo. Voi cosa ne pensate? Qual è la vostra esperienza? Avete altri inchiostri neri tra i vostri preferiti? Lasciatemi un commento e alla prossima!

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