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Illustrazioni botaniche: tre cose che so sulle brush pen

Brush pen

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Buongiorno e bentornati nel mio blog. Oggi continuiamo a parlare di illustrazioni botaniche e, dopo aver visto come si sceglie una matita e come si usano le penne pigmentate, mi sono chiesta quali consigli avrei potuto dare a chi di voi desidera aggiungere una nota di colore ai propri disegni. Quindi vi dirò le due o tre cose che so riguardo alle brush pen.

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La materia non è facile per me perché essendo abituata alla tecnica della linoleografia, solitamente lavoro con un solo colore, al massimo due, e con illustrazioni lineari, ossia che non hanno profondità o quasi.

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La domanda però è assolutamente lecita: una volta ottenuta la mia illustrazione botanica, come faccio a colorarla?

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Quello che mi viene in mente subito sono gli acquarelli, un mezzo molto adatto, vista la sua delicatezza e versatilità, a dare colore a questo tipo di disegni. Ma non tutti hanno il tempo o la voglia di preparare una postazione vera e propria per dipingere. Per usare gli acquarelli c’è bisogno dell’acqua. Ovvia osservazione ma non troppo quando siamo in casa in lockdown e magari condividiamo i nostri spazi con tutta la famiglia, bambini compresi, e non c’è tempo, né materialmente spazio per mettersi a dipingere con due bicchieri colmi d’acqua, pennelli, carta assorbente, fogli attaccati col washi tape sul tavolo della cucina dove magari qualcun altro sta studiando, qualcuno giocando con la plastilina e qualcuno cucinando. Inoltre gli acquarelli prevedono dei tempi di asciugatura. E se non avessimo un luogo tutto nostro dove lasciar asciugare i nostri lavori al riparo da eventuali pallonate o invasioni aliene di principesse mutanti?

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La soluzione ideale sono le cosiddette brush pen, ossia “penne-pennello”. Questo particolare tipo di pennarelli contiene inchiostro a base d’acqua e ha la punta simile a quella di un pennello. Le brush pen, usate soprattutto da chi ama il lettering e la calligrafia, sono molto versatili e i risultati che si possono ottenere sono davvero interessanti.

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Le mie preferite sono senza dubbio le Tombow ABT, che esistono in una miriade di colori e che hanno il vantaggio di avere una doppia punta (a pennello da una parte e a pennarello a punta fine dall’altra). Ho provato anche le Ecoline, stratosferiche, setose e con degli inchiostri brillantissimi e le Pitt Pen, che hanno il vantaggio di poter girare la punta una volta consumata (e durano quindi di più). Ne ho provate anche di economiche, dalla marca XY, che però assolutamente vi sconsiglio perché in questo caso la qualità non va trascurata (i risultati sono davvero mediocri).

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Ma come si usano le brush pen?

Ecco le tre cose che so (partendo dal presupposto che dobbiamo usare senz’altro della carta da acquarello).

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1. Come un pennarello. Una volta fatto il nostro disegno botanico e ripassati i contorni con la penna pigmentata, si può usare la brush pen per colorarlo come se fosse un pennarello, all’asciutto e senza aggiungere acqua (come nella foto in alto). I volumi in questo caso saranno dati dalla penna pigmentata e non dal colore. Occhio che in questo caso, penne come le Ecoline (che sono super dense e super coprenti) probabilmente non vanno bene. Meglio usare le Tombow o le Pitt Pen.

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2. Come un acquarello. Qui entriamo in un territorio un po’ diverso. Si tratta infatti di usare le brush pen come se fossero acquarelli, senza impostare un disegno di base ma riproducendo esattamente le movenze che fareste se aveste in mano un pennello. Bisogna quindi di dare l’impressione di un fiore o di una foglia o di una composizione di entrambi senza dettagli, ma semplicemente con il colore. Ci vuole un po’ di mano e bisogna sapersi lasciar andare perché le penne acquarellabili, così come gli acquarelli, sono capricciose e, per chi come me è abituato ad avere un controllo assoluto sulle linee, non danno subito i risultati sperati.

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3. Mescolare e diluire. La terza opzione è quella di usare, su un disegno fatto e rifinito con le penne pigmentate, le brush pen per dare piccoli tocchi di colore che potremo poi sfumare e diluire con un pennello impregnato d’acqua. Ovviamente la difficoltà sta nel capire il giusto quantitativo di acqua da utilizzare poiché se ne mettiamo troppa nel pennello rischiamo di sciogliere anche il tratto della penna pigmentata compromettendo la riuscita finale del tutto.

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In conclusione le brush pen possono essere un utilissimo alleato se desideriamo aggiungere un po’ di colore al nostro disegno botanico ma bisogna imparare a conoscerle e a gestirle al meglio. Quindi, su le maniche e diamoci da fare!

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Se avete domande o dubbi o suggerimenti, scriveteli nei commenti.

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Noi ci vediamo alla prossima, sempre qui in bottega.

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Scegliere la matita giusta per un buon disegno botanico

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Ciao a tutti e bentornati nel mio blog. Anche oggi vi parlerò di disegno botanico e in particolare di come scegliere la matita giusta anche se siete in casa e le cartolerie sono chiuse per via della quarantena.

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Tutti noi abbiamo in casa delle matite qualsiasi, matite che usiamo solitamente per prendere appunti, fare le parole incrociate, segnare la lista della spesa e cose simili. Ma questo tipo di matite vanno bene per fare un disegno botanico? Entriamo un po’ più nel dettaglio.

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Una matita è un involucro di legno che contiene una mina in grafite. Scommetto che all’esterno della vostra matita qualsiasi non c’è scritto niente. Probabilmente ci saranno delle stampe, probabilmente sarà colorata, ma niente più di questo. Scommetto anche che se la passate più volte su un foglio bianco di carta per la stampante vi renderete conto che il suo segno è di un nero carico, molto poroso, direi “grasso”. Questo perché la maggior parte delle matite qualsiasi che esistono in commercio e che tutti abbiamo in casa hanno una mina piena di grafite che si definisce appunto “grassa”.

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Alcuni di voi però, restringendo il campo, avranno a casa una matita che sul manico riporta delle lettere in stampato maiuscolo. Quelle lettere sono importantissime e contengono informazioni essenziali sulla percentuale di grafite presente nella matita. Faccio un’altra scommessa: sulla maggior parte delle vostre matite ci sarà scritto 2B perché questo è il tipo di mina che si trova più facilmente in commercio. Ma la domanda resta sempre la stessa.

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Posso usare la matita che ho a casa per fare un disegno botanico? La risposta è sempre una e cioè: dipende.

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Se la quarantena fosse finita e i negozi d’arte fossero aperti, vi direi di acquistare un set di matite artistiche come questo della Faber Castell, economico ma completo. Dentro ci trovereste matite che hanno diverse gradazioni di grafite, dalle più “dure” 2H, H, F, alla media HB, fino ad arrivare alle più “morbide”, dalla 2B alla 8B. Per fare un disegno botanico, potreste tracciare le prime linee, le più essenziali, con una matita dura, ad esempio una 2H, poi potreste ripassare il disegno con una 2B, una matita dalla mina più grassa, per dare consistenza ai contorni e aggiungere sfumature (la differenza si vede bene nella foto all’inizio dell’articolo). Questo vi permetterebbe di ottenere un risultato più che interessante.

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Ma se non c’è modo di procurarsi matite dalla differente gradazione? Ecco il mio consiglio.

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Utilizzate la vostra “matita qualsiasi” modificando la pressione nelle varie fasi del disegno. Andate leggeri leggeri a tracciare le linee essenziali del fiore o della foglia che volete disegnare. Una volta finito prendetevi del tempo per capire se c’è qualcosa che volete modificare (in questa fase del lavoro sarà più facile cancellare i tratti leggeri della matita). A questo punto ripassate i contorni della figura calcando sempre di più e solo alla fine aggiungete delle piccole linee che seguono le venature delle foglie o dei petali per dare dimensionalità al disegno finale.

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Esercitatevi a conoscere le potenzialità della vostra matita qualsiasi ed essa vi stupirà!

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Per oggi è tutto qui dalla bottega. Fatemi sapere quali difficoltà avete a disegnare con la vostra matita qualsiasi o se avete altri trucchetti casalinghi da consigliare in questo periodo di quarantena. Vi aspetto nei commenti!

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