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Illustrazioni botaniche: tre cose che so sulle brush pen

Brush pen

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Buongiorno e bentornati nel mio blog. Oggi continuiamo a parlare di illustrazioni botaniche e, dopo aver visto come si sceglie una matita e come si usano le penne pigmentate, mi sono chiesta quali consigli avrei potuto dare a chi di voi desidera aggiungere una nota di colore ai propri disegni. Quindi vi dirò le due o tre cose che so riguardo alle brush pen.

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La materia non è facile per me perché essendo abituata alla tecnica della linoleografia, solitamente lavoro con un solo colore, al massimo due, e con illustrazioni lineari, ossia che non hanno profondità o quasi.

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La domanda però è assolutamente lecita: una volta ottenuta la mia illustrazione botanica, come faccio a colorarla?

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Quello che mi viene in mente subito sono gli acquarelli, un mezzo molto adatto, vista la sua delicatezza e versatilità, a dare colore a questo tipo di disegni. Ma non tutti hanno il tempo o la voglia di preparare una postazione vera e propria per dipingere. Per usare gli acquarelli c’è bisogno dell’acqua. Ovvia osservazione ma non troppo quando siamo in casa in lockdown e magari condividiamo i nostri spazi con tutta la famiglia, bambini compresi, e non c’è tempo, né materialmente spazio per mettersi a dipingere con due bicchieri colmi d’acqua, pennelli, carta assorbente, fogli attaccati col washi tape sul tavolo della cucina dove magari qualcun altro sta studiando, qualcuno giocando con la plastilina e qualcuno cucinando. Inoltre gli acquarelli prevedono dei tempi di asciugatura. E se non avessimo un luogo tutto nostro dove lasciar asciugare i nostri lavori al riparo da eventuali pallonate o invasioni aliene di principesse mutanti?

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La soluzione ideale sono le cosiddette brush pen, ossia “penne-pennello”. Questo particolare tipo di pennarelli contiene inchiostro a base d’acqua e ha la punta simile a quella di un pennello. Le brush pen, usate soprattutto da chi ama il lettering e la calligrafia, sono molto versatili e i risultati che si possono ottenere sono davvero interessanti.

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Le mie preferite sono senza dubbio le Tombow ABT, che esistono in una miriade di colori e che hanno il vantaggio di avere una doppia punta (a pennello da una parte e a pennarello a punta fine dall’altra). Ho provato anche le Ecoline, stratosferiche, setose e con degli inchiostri brillantissimi e le Pitt Pen, che hanno il vantaggio di poter girare la punta una volta consumata (e durano quindi di più). Ne ho provate anche di economiche, dalla marca XY, che però assolutamente vi sconsiglio perché in questo caso la qualità non va trascurata (i risultati sono davvero mediocri).

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Ma come si usano le brush pen?

Ecco le tre cose che so (partendo dal presupposto che dobbiamo usare senz’altro della carta da acquarello).

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1. Come un pennarello. Una volta fatto il nostro disegno botanico e ripassati i contorni con la penna pigmentata, si può usare la brush pen per colorarlo come se fosse un pennarello, all’asciutto e senza aggiungere acqua (come nella foto in alto). I volumi in questo caso saranno dati dalla penna pigmentata e non dal colore. Occhio che in questo caso, penne come le Ecoline (che sono super dense e super coprenti) probabilmente non vanno bene. Meglio usare le Tombow o le Pitt Pen.

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2. Come un acquarello. Qui entriamo in un territorio un po’ diverso. Si tratta infatti di usare le brush pen come se fossero acquarelli, senza impostare un disegno di base ma riproducendo esattamente le movenze che fareste se aveste in mano un pennello. Bisogna quindi di dare l’impressione di un fiore o di una foglia o di una composizione di entrambi senza dettagli, ma semplicemente con il colore. Ci vuole un po’ di mano e bisogna sapersi lasciar andare perché le penne acquarellabili, così come gli acquarelli, sono capricciose e, per chi come me è abituato ad avere un controllo assoluto sulle linee, non danno subito i risultati sperati.

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3. Mescolare e diluire. La terza opzione è quella di usare, su un disegno fatto e rifinito con le penne pigmentate, le brush pen per dare piccoli tocchi di colore che potremo poi sfumare e diluire con un pennello impregnato d’acqua. Ovviamente la difficoltà sta nel capire il giusto quantitativo di acqua da utilizzare poiché se ne mettiamo troppa nel pennello rischiamo di sciogliere anche il tratto della penna pigmentata compromettendo la riuscita finale del tutto.

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In conclusione le brush pen possono essere un utilissimo alleato se desideriamo aggiungere un po’ di colore al nostro disegno botanico ma bisogna imparare a conoscerle e a gestirle al meglio. Quindi, su le maniche e diamoci da fare!

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Se avete domande o dubbi o suggerimenti, scriveteli nei commenti.

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Noi ci vediamo alla prossima, sempre qui in bottega.

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Cinque consigli utili per creare una mood board botanica

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Ciao a tutti! Questa mattina, in diretta dalla bottega in quarantena, mi rivolgo ancora a quelli di voi che amano disegnare, che lo fanno già abitualmente o che desiderano iniziare a farlo. In questo periodo incerto e sospeso, disegnare è un’attività che mi rilassa e mi aiuta a non lasciarmi prendere dallo sconforto dell’isolamento sociale. È per questo che mi piace condividere con voi le mie riflessioni sull’argomento.

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Oggi vi parlo ancora di illustrazioni botaniche, quelle che preferisco e che attirano di più la mia attenzione essendo io un’attenta osservatrice della Natura e dell’ambiente.

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Da cosa si parte quando si disegna un’illustrazione botanica? La parola chiave per impostare una buona illustrazione botanica, che il vostro stile sia interpretativo o realistico non importa, è una sola: referencies. In italiano potremmo tradurre con: riferimenti. Ma cosa significa realmente “riferimenti” quando parliamo di disegni? Significa avere in mente un’idea più o meno precisa di ciò che desideriamo riprodurre sul nostro sketchbook, un punto di partenza, un’immagine o una serie di immagini che contengano le informazioni essenziali per permettere alla nostra creatività di esprimersi pienamente.

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E come si costruisce questo insieme di informazioni quando si tratta di illustrazioni botaniche? Semplice: mettendo in piedi una cosiddetta mood board. Possiamo immaginarla come una bacheca appesa a una parete del nostro cervello sulla quale andiamo ad attaccare con delle punesse mentali tutto quello che riguarda il soggetto che vorremmo ritrarre. Per me, costruire una mood board botanica, è il punto di partenza imprescindibile ogni volta che progetto un nuovo lavoro.

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Ed ecco di seguito i miei 4 consigli utili per costruire una mood board botanica.

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1. Pinterest. Molti di voi collegheranno l’espressione mood board a uno degli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione in questo campo con l’avvento di internet e cioè Pinterest, il social che più di tutti ci consente di esplorare, isolare e mettere insieme una miriade di immagini, costituendo una bacheca virtuale utilissima quando si cercano delle referencies, dei riferimenti utili a impostare un disegno. Ma io dico che ci sono almeno altri quattro modi per costituire una bacheca emozionale, quando si parla di illustrazioni botaniche.

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2. Passeggiate naturalistiche. È così. Lo credo fermamente. Non c’è niente di più potente dei nostri occhi per carpire i tratti essenziali di piante e fiori. Passeggiare nella natura, nelle varie stagioni, ci permette di osservare dal vivo la natura e le sue sfumature, permettendoci di cogliere textures, consistenze, dimensioni, tratti fondamentali di ciò che vorremmo ritrarre molto e più di ogni altro mezzo, che si tratti dello schermo di un computer o di fotografie. Ma visto che al momento le passeggiate naturalistiche sono sospese a data da destinarsi…

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3. Libri di botanica. I libri di botanica mi affascinano da sempre. Le illustrazioni vintage che li contraddistinguono ci danno una serie di informazioni precise sulle caratteristiche tipiche di fiori e piante, sulla loro stagionalità e sulle loro dimensioni. Inoltre ci forniscono un esempio di come si possa ritrarre elementi botanici restando più fedeli possibile alla realtà ma rendendola in qualche modo più gentile e fiabesca. Ricordo molto bene che mia nonna aveva incorniciate tante piccole stampe botaniche nel suo salottino della lettura e quelle stampe hanno viaggiato dai miei ricordi di infanzia fino alla mia formazione attuale restando un punto fermo del mio immaginario.

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4. Le interpretazioni degli illustratori. Collezionare libri illustrati a tema botanico è una delle cose che amo di più. Dare uno sguardo a quello che le mie illustratrici preferite fanno, ognuna con il suo stile, ognuna con i suoi mezzi espressivi, apre il mio orizzonte ed è una cosa che vi consiglio di fare assolutamente. Dallo stile naif di Katie Daisy, alle miniature di Flora Waycott, dalle meraviglie di Jennifer Orkin Lewis agli intricati artwork di Mirdinara, sono tantissime le suggestioni che si ricavano osservando il modo in cui le illustratrici contemporanee reinterpretano il loro legame con la natura e portano avanti il proprio stile dando un contributo personalissimo al mondo dell’illustrazione botanica. E poi…

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5. Dimenticarsi di tutto. Spegnere il computer, mettere il cellulare in un’altra stanza, chiudere i libri di botanica e quelli con le illustrazioni contemporanee. Fare un gran bel respiro e farsi rapire dal momento. Prendere la matita, o la penna, o qualunque sia la cosa che vi rende più sicuri di voi, un bel foglio bianco e iniziare a disegnare.

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E voi? Come costruite la vostra mood board botanica? Usate Pinterest, Instagram? O siete anche voi appassionati di vecchi e nuovi libri di illustrazioni naturalistiche? Fatemelo sapere nei commenti. Noi ci sentiamo alla prossima dalla bottega in quarantena.

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Illustrazioni botaniche: cinque consigli per chi ama disegnare

Illustrazione magnolie•••

Ciao a tutti. In questo periodo così particolare per la vita del nostro Paese, non riuscivo più a concentrarmi per scrivere un articolo sul blog. Ho riflettuto a lungo se fosse utile tornare a parlarvi da qui o se fosse meglio restare in silenzio dall’isolamento nella mia bottega. Poi ho organizzato una diretta Instagram per disegnare insieme e la vostra partecipazione, malgrado la mia nota timidezza, mi ha fatto capire che sì, è giusto continuare a parlare da qui. È giusto condividere con voi le mie passioni e spronarvi a coltivare le vostre, perché è questo che ci rende speciali e che ci sprona ad andare avanti: la creatività. Per questo oggi vorrei dare a chi di voi ama disegnare e desidera imparare a farlo, qualche piccolo consiglio. Dei suggerimenti che possono tornarvi utili quando decidete di prendere una matita in mano, cosa che molti di voi magari stanno facendo durante la quarantena.

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Come sapete, la mia tecnica privilegiata è la linoleografia. Ne ho scritto tanto sul blog, ad esempio qui . Ma per incidere un buon timbro c’è bisogno innanzitutto di un buon disegno e quindi anche questa fase del lavoro è per me fondamentale. I soggetti che mi affascinano sono ovviamente ispirati alla natura, che è il cuore della mia attività. Quindi ecco i miei cinque consigli utili per iniziare a disegnare un’illustrazione botanica.

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1. Riferimenti. La prima cosa che faccio quando ho intenzione di mettermi a disegnare è cercare dei riferimenti. In questa fase preliminare del lavoro tutto mi è utile: libri di botanica, tavole illustrate antiche, fotografie di fiori e piante dal vivo e, ovviamente, un esame attento di come gli altri illustratori hanno interpretato la pianta o il fiore che desidero riprodurre. Costruisco quindi una mood board, una sorta di bacheca mentale con tutti i riferimenti che colpiscono la mia attenzione.

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2. Focus. Un disegno è un disegno, questo è vero. Non deve necessariamente avere una utilità se non quella di liberare la nostra creatività. Però, prima di iniziare, io mi ricavo sempre un momento per focalizzare l’attenzione e capire come andrò a utilizzare la mia illustrazione. Mi serve come base per un timbro? La userò per decorare uno specifico prodotto? Desidero semplicemente decorare il mio bullet journal? Queste riflessioni mi aiutano a capire come impostare il lavoro.

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3. Geometria. Nell’illustrazione botanica trovo che la geometria aiuti moltissimo a preparare un disegno. Una volta fatta una mood board e focalizzato lo scopo dell’illustrazione, ridurre il disegno a delle forme geometriche essenziali mi aiuta a portare avanti il lavoro in maniera più ordinata. Quindi inizio col tracciare forme semplici con una matita dalla mina dura che mi servono per inscrivere il fiore o le foglie che ho in mente.

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4. Flow. Questa fase del lavoro è quella che preferisco. Lasciarsi andare, assecondare il flusso dell’energia creativa che si canalizza sulla punta della matita o della penna o di qualsiasi mezzo abbiamo scelto per esprimerci, è assolutamente rilassante, liberatorio ed è un modo per entrare in contatto con se stessi lasciando per un po’ tutto il resto all’esterno. In questo momento l’esercizio più utile è quello di spegnere per un momento il nostro io controllore, quello che giudica le nostre capacità e possibilità e sentirci liberi di esprimerci senza badare al risultato. Nessun giudizio, nessuna competizione.

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5. Godersi il risultato. Ecco, il disegno è lì davanti ai nostri occhi. È proprio come lo volevamo? Magari no. Ma l’importante è godersi comunque il risultato. Abbiamo dato sfogo alla nostra creatività, ci siamo immersi nel processo, siamo entrati in contatto con noi stessi. Questo è l’importante. Possiamo provare e riprovare all’infinito. Possiamo cercare il nostro stile in quello che adesso a prima vista ci sembra sfocato, non conforme alle nostre aspettative. Tutto è possibile! •••

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Quattro idee per un matrimonio ecosostenibile

Partecipazioni Melograno

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Partecipazioni MelogranoCiao a tutti e bentornati sul mio blog.

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Oggi vorrei parlarvi delle mie idee per rendere un matrimonio ecosostenibile.

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Io adoro le atmosfere calde e rustiche dello stile country e così, se dovessi organizzare il mio, vorrei un matrimonio in pieno stile botanico, quanto più possibile caratterizzato dall’handmade ma soprattutto ecosostenibile.

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Volevo creare una linea per le nozze che rispecchiasse in pieno queste caratteristiche e così ho dato vita alle mie quattro idee per un matrimonio ecosostenibile.

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Celebrare l’amore non è mai cosa da poco e cosa c’è di meglio dell’originalità dell’handmade per farlo?

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1. Partecipazioni botaniche stampate a mano con tag in carta piantabile. Queste partecipazioni sono stampate a mano con la tecnica della linoleografia e hanno illustrazioni botaniche ispirate al melograno, simbolo di ricchezza e di abbondanza. Ho utilizzato della pregiata carta riciclata color avorio prodotta in Italia a basso impatto ambientale, utilizzando gli scarti delle lavorazioni agroindustriali degli agrumi. Ma ciò che rende uniche queste partecipazioni è la piccola tag in carta piantabile che fa da chiudi busta. Contiene semi di Non ti scordar di me e gli invitati potranno metterla in vaso per veder spuntare piantine vere. Un messaggio d’amore e di vita.

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2. Bomboniere fatte e stampate a mano con semi di lavanda. Queste piccole bomboniere sono delle vere chicche. Stampate a mano su carta kraft con motivi ispirati ai dandelion (ovvero i nostri soffioni), nascondono all’interno un cartiglio contenente semi di lavanda. Un messaggio di purezza e d’amore completamente ecologico anche questo e in pieno stile country.

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3. Mini quaderni stampati a mano con tag in carta piantabile. Un mini quaderno con una piccola frase calligrafata a mano in copertina, con le iniziali degli sposi, o semplicemente con una illustrazione botanica, si rivelerà una bomboniera assolutamente originale, ecosostenibile e dal fascino rustico inimitabile per i vostri invitati, già colpiti e catturati dall’atmosfera che avete scelto per consacrare il vostro amore.

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4. Mini album per istantanee personalizzato realizzato in carta riciclata. Questo mini album, realizzato e stampato a mano, è pensato per accogliere delle istantanee stampate con la Instax square. Potrete così regalare ai vostri invitati un piccolo ricordo con le foto del vostro giorno più importante, per far capire loro quanto è importante la loro presenza in un giorno epocale.

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Spero di avervi suggerito qualche idea originale, handmade ed ecosostenibile per rendere il vostro matrimonio ancora più unico di quanto immaginate. Ma sta a voi liberare la fantasia e progettare, inventare, mettere sul piatto elementi creativi e in sintonia con il vostro carattere e i vostri gusti!

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Se avete idee, commenti o proposte innovative, scrivetele nei commenti.

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Alla prossima dalla bottega.

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Creatività: esci dalla tua comfort zone

Foglia d'acero

Ciao a tutti e ben trovati nel mio blog! 

Questo è il primo articolo che scrivo nel 2020 e mi piacerebbe, proprio per aprire il nuovo anno, confrontarmi con voi su un tema che mi sta molto a cuore: la creatività  intesa in tutte le sue forme, non solo quelle che hanno a che vedere con l’arte.

Molto spesso si ha l’idea della persona creativa come qualcuno che non sappia organizzare, catalogare o mantenere sotto controllo tutto ciò che ha intorno. Qualcuno che dimentica tutto ciò che non è essenziale al proprio processo creativo. Qualcuno che vive in un mondo diverso, scollato completamente dalla realtà  quotidiana. Ecco, io non credo che sia così.

La creatività, per mia esperienza, è qualcosa che tutti gli esseri umani hanno in comune. Una caratteristica legata al nostro stare nel mondo, al nostro saper creare soluzioni quando ci si presenta un imprevisto utilizzando i nostri saperi e modificandoli per arrivare ad inventare nuove strategie. Partire da un know how per sviluppare qualcosa di nuovo, di inaspettato, di risolutivo, di innovativo.

Ma come si fa a lasciare libera la nostra creatività? Come si fa a coltivarla e darle un terreno sul quale crescere ed esprimersi appieno?

Io mi sono fatta l’idea che la prima cosa da fare è abbandonare la paura di sbagliare. Confrontarsi con i nostri errori, accoglierli e da quelli imparare a ripartire senza giudicare noi stessi. Uscire dalla nostra comfort zone, spegnere l’altoparlante di quella vocina interiore che ci dice: a fare questo sei negata, non ci provare neppure. E finalmente concederci il lusso di provare, anche quando i risultati magari non sono quelli che avevamo in mente.

Per spiegare meglio quello che intendo ho scelto la foto di una foglia d’acero colorata con gli acquerelli. Io sono appassionata di incisione e la linoleografia è la mia tecnica preferita (se vuoi saperne di più puoi leggere qui), quella che conosco meglio, la mia comfort zone. Segretamente ho sempre desiderato imparare ad usare tecniche diverse e l’acquarello è una di queste. 

Purtroppo però io e l’acquarello non ci capiamo. Ho in mente un’idea e quando provo a metterla sulla carta mi viene fuori tutt’altro… l’acqua è un elemento che non si domina, va in giro da sola, contamina i colori, decide lei e io questo non riesco ad accettarlo. Ma mi sono intestardita e ho deciso di riprovare abbracciando le mie imperfezioni, cercando di esprimermi a modo mio senza farmi condizionare dalla mia idea molto lineare, controllata e metodica della grafica in generale.

Chi l’avrà vinta? Io o l’acqua? Questo non lo so. Quello che è certo è che la mia creatività è nutrita dagli errori, dalle imperfezioni, dalle incertezze, dall’incapacità di dominare i miei mezzi espressivi.

E voi? Cosa ne pensate? Quali spazi lasciate alla vostra creatività perché si esprima a pieno? Come la nutrite affinché cresca e si consolidi?

Fatemelo sapere qui nei commenti. Alla prossima!

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Carta piantabile: cos’è e come si usa

 

Buongiorno e bentornati nel mio blog!

Oggi voglio parlarvi di un materiale che mi sta molto a cuore e che sta diventando per me un vero must: la carta piantabile.

Per chi è attento alla natura e desidera contribuire alla sostenibilità, questa carta ecosostenibile può diventare una risorsa infinita: può essere utilizzata per impreziosire regali, per dare un valore aggiunto a eventi importanti, per mandare un messaggio d’amore e di vita. Mille sono le possibilità che racchiude nel suo cuore pieno di semi.

Ma vediamo nel dettaglio com’è fatta e come si usa la carta piantabile.

Si tratta di una carta generalmente lavorata a mano e costituita da due fogli, più o meno sottili, che vengono fissati l’uno all’altro da collanti naturali (come ad esempio la fecola di patate). All’interno dei due strati si posizionano semi di piante aromatiche o di piccole piantine da fiori, poi la si lascia asciugare et voilà, eccola pronta all’uso.

Se avete bisogno di decorarla dovete sapere che la carta piantabile non si presta ad essere stampata con le stampanti che ognuno di noi ha in casa. Può essere tranquillamente stampata a mano oppure con stampanti industriali a freddo con inchiostri ad acqua per far sì che non si rovini.

Ma come si usa la carta piantabile?

Bisogna spezzettarla in piccoli frammenti, metterla in un vaso, annaffiarla poco e ogni giorno e… aspettare! Dopo una settimana si vedranno spuntare piccole piantine che vanno poi coltivate e incoraggiate a crescere.

In Italia si può acquistare la carta piantabile da vari produttori artigianali. Uno di questi è Growingpaper.it, filiale italiana dell’azienda olandese che produce la sua carta in modo sostenibile. Poi ci sono gli artigiani italiani che creano la carta piantabile con tutta la sapienza del lavoro manuale tra cui la Cartiera Romaniello con sede a Roma.

Allora, siete pronti a utilizzare la carta piantabile per le vostre creazioni?

Spero di sì e spero che quest’articolo vi sia stato utile. Se avete ancora dubbi o domande su come viene creata e su come può essere utilizzata questa carta ecosostenibile, potete scrivermi a info@latuamomis.com, sarò felice di rispondervi!

 

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Rallentare con la creatività: intagliando si impara

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Ciao a tutti e bentornati nel mio blog.

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Oggi torno a scrivere per parlarvi di una cosa che mi sta molto a cuore: la lentezza.

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Nelle ultime settimane, presa da una serie di scadenze, mi sono ritrovata a sostenere dei ritmi forsennati senza concedere a me stessa un attimo di tregua. Non riuscivo a staccare nemmeno di notte, continuando a pensare a quello che avrei dovuto fare il giorno dopo e a come avrei dovuto farlo eccetera eccetera.

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Se anche a voi capita di sentirvi così, mi capirete quando vi dico che a un certo punto ho dovuto mettere un freno alla situazione che mi stava sfuggendo di mano e, a parte pianificare in modo più realistico i miei obiettivi, la prima cosa a cui ho pensato è stata la creatività.

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Ma come si fa a rallentare con la creatività?

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Per me, nello specifico, la creatività è un impulso continuo che ho bisogno di tenere a freno per non farmi soverchiare e non farle prendere il sopravvento sul mio lato razionale. Ma è anche quel luogo spazio temporale in cui riesco a esprimere me stessa senza costrizioni, lasciandomi semplicemente fluire.

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La mia tecnica preferita, per chi di voi mi segue non è una novità, è l’intaglio di timbri fatti a mano. E intagliare un timbro fai da te è un ottimo modo per lasciarsi fluire e quindi costringersi a rallentare. I movimenti lenti e ben ponderati dell’incavare, ci aiutano a concentrarci sul nostro corpo, sulle braccia, sulle mani, facendo sì che la mente si scolleghi dai mille impegni del quotidiano per rallentare e fluire in quel momento, nella realizzazione di un manufatto.

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Avete mai fatto meditazione? Ecco, la sensazione è un po’ quella: svuotare la mente, concentrarsi sui movimenti ed essere presenti in quel momento soltanto a voi stessi e all’atto dell’intagliare, staccandovi da tutto il resto.

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Certo, poi si riprende a combattere con il quotidiano, ma rallentare con la creatività è una pratica da non sottovalutare poiché aiuta a tenere a bada lo stress e riconnettervi con voi stessi.

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Siete pronti a farlo? Date un’occhiata qui.

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Ne parlerò più approfonditamente dal vivo il 18 maggio, da Ab Ovo a Napoli, in via Bellini 7, nel mio prossimo workshop di timbri fatti a mano. Tutte le informazioni le trovate qui.

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Noi ci risentiamo presto, qui sul blog!

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Come si fa un erbario: cinque consigli utili

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Bentornati nel mio blog.

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Oggi vorrei parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore e di cui avrei voluto raccontarvi già da un po’: come si fa un erbario.

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Chi mi segue forse l’avrà intuito, uno degli elementi che mi ispirano di più è la natura, con il suo lento incedere, con i suoi colori e odori che si susseguono incessantemente, qualunque cosa accada. Il luogo in cui vivo è selvaggiamente circondato dalla natura (visto che a Roma non esiste una manutenzione e una cura degli spazi pubblici) e, ogni volta che mi capita di uscire, anche solo per fare qualche passo fino al mercato o per andare a prendere mia figlia a scuola, sono rapita da ciò che mi circonda.

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Che sia la fioritura dei pruni, dei mandorli, degli alberi di magnolia. Che siano le malve selvatiche o i papaveri che crescono liberi in qualunque spazio disponibile, che siano gli alberi di gingko e i castagni in autunno o le mimose alla fine dell’inverno, quello che mi viene subito in mente è raccogliere e tenere per me una sorta di diario delle stagioni a cui attingere quando cerco ispirazione. Creare un erbario da tenere accanto come un diario delle emozioni naturali.

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Ma come si fa un erbario?

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Io distinguerei innanzitutto il lavoro in due fasi: la raccolta e preparazione dei campioni e la costruzione dell’erbario vero e proprio.

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Oggi ci concentreremo sulla prima fase.

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Ecco cinque consigli utili che vi serviranno se state progettando di fare un erbario.

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1. Quando uscite per una passeggiata nella natura tenete sempre a portata di mano cesoie e guanti. Per quanto sembri romantica ed eterea l’idea di creare un erbario, la natura sa essere selvaggia e piena di asprezze. Tra insetti, spine e quant’altro, se non avete dei guanti e delle cesoie, raccogliere fiori e rami può essere difficilissimo.

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2. Nella fase di raccolta portate con voi un cestino e dei fogli di giornale. Quando avrete raccolto i fiori o le foglie che vi interessano, come farete a distinguerli e portarli a casa? Delicatamente infilateli tra i fogli di un quotidiano e appoggiate il tutto in un cestino facendo degli strati. Quando sarete a casa sarà più facile poi riorganizzare gli esemplari che avrete raccolto.

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3. Prima di tagliare o staccare rami, foglie o fiori, assicuratevi che la pianta sia in salute. Occhi bene aperti quindi per capire se la pianta che state raccogliendo ha una malattia, o afidi, o parassiti di qualunque genere.

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4. Quando tornate a casa dalla vostra passeggiata mettete subito ciò che avete raccolto in pressa. Non serve avere una pressa professionale, potete anche costruirvela da voi con due lastre di compensato e degli elastici di quelli grossi e piatti. L’importante è che i fiori o le foglie vengano subito messi in pressa una volta raccolti e che tra una pianta e l’altra ci siano uno strato di cartone pressato e un foglio di carta.

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5. Ricordate che ogni pianta ha il suo tempo per essiccare. Se per essiccare un fiore basta tenerlo in pressa una settimana, le piante più grasse, come le succulente, ne richiederanno due. Regolatevi in base a quanto sono grossi lo stelo e foglie per capire quanto tempo pressare gli esemplari che avete raccolto.

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Spero che i miei consigli su come si fa un erbario vi siano stati utili.

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La prossima settimana parleremo di come organizzare l’erbario vero e proprio una volta che i fiori sono pronti per essere catalogati. Nel frattempo, venite a vedere i miei erbari fatti a mano.

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Se avete dubbi o domande scrivetemi nei commenti o su info@latuamomis.com!

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Cinque regole d’oro per stampare un timbro fai da te

Stampare un timbro fai da te

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Da dove si comincia per stampare un timbro fai da te?

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Nelle scorse settimane ci siamo concentrati sulle varie fasi del lavoro per ottenere un timbro fai da te.

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Abbiamo parlato di come si imposta il disegno e di come si trasferisce sulla gomma e poi abbiamo affrontato il discorso dell’intaglio vero e proprio.

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Ma, una volta intagliato, il timbro va stampato e qui si aprono una serie di problematiche di varia natura. La stampa è un momento delicato, tanto è vero che in inglese chi produce linoleografie si chiama “printmaker” proprio perché questa fase del lavoro è considerata predominante rispetto a quella dell’intaglio.

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I fattori in gioco sono essenzialmente tre: la scelta dell’inchiostro, la scelta della carta, la scelta degli strumenti da usare.

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Ma come fare per stampare un timbro fai da te?

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Ecco le mie cinque regole d’oro.

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1. Prima di scegliere l’inchiostro da usare, focalizzate l’attenzione sul risultato finale. Se, ad esempio, avete in mente di decorare una cartolina di auguri che poi sarà colorata con degli acquarelli o delle penne con inchiostro a base d’acqua, non potrete scegliere dei Dye ink (ne ho già parlato qui) perché sono idrosolubili e si scioglierebbero. Se desiderate un effetto tipografico i pigment ink fanno assolutamente per voi. Se invece dovete stampare su uno sfondo scuro, i chalk ink sono perfetti. E se il supporto non fosse la carta ma la stoffa o il legno? Allora potreste scegliere tra i solvent-based ink, che possono imprimersi anche sul metallo, e gli inchiostri specifici per la stoffa. In questa scelta le variabili da considerare sono: i tempi di asciugatura (se andate di fretta o meno), il supporto su cui stamperete, l’effetto che volete ottenere.

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2. Prima di scegliere la carta fate delle prove. Stampare un timbro fai da te su carta, non è un’operazione facile. Ci sono infinite possibilità con infiniti range di risultati. Io, ad esempio, dopo varie ricerche, ho capito che la carta liscia mi piace di più perché per via del mio background editoriale, adoro le immagini nitide e pulite. Ma gli effetti dati da una carta da acquarello, ad esempio, che ha la superficie ruvida, sono altrettanto pieni di sfumature. Per padroneggiare bene la situazione, quindi, ci vuole uno studio accurato che prevede tante prove.

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3. Scegliete come posizionare il timbro in base alla superficie da stampare. Se avete un timbro molto piccolo, inchiostrarlo e poi girarlo sulla carta vi sembrerà scontato. Ma se il timbro che avete intagliato è molto grande, questa operazione potrebbe non essere così semplice. Il timbro tenderà a piegarsi al centro per via del peso e potreste non averne più il controllo. La stampa risulterebbe così sfocata o sbavata e dovreste ricominciare da capo. La soluzione migliore potrebbe essere quindi quella di appoggiare la carta sul timbro, così da avere un maggior controllo.

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4. Usate sempre una pressa. Quando ho iniziato a stampare, mi ostinavo a pressare i timbri con le mani. Questa operazione, oltre a non darvi il controllo completo sul risultato finale, rischia di spostare il timbro facendolo scivolare sulla carta e di rovinare la stampa. Da quando ho iniziato a usare una pressa, non sono più incappata in questo inconveniente. Per i timbri più piccini, esistono dei blocchetti in acrilico che si applicano al retro del timbro con un adesivo apposito (tack and peel) e che si possono poi riporre una volta finito il lavoro e riutilizzare all’infinito, che sono una soluzione ideale.

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5. Fate attenzione ai tempi di asciugatura. Non siate frettolosi. Stampare un timbro fai da te può comportare tempi di attesa anche molto lunghi. In base all’inchiostro che usate, l’asciugatura può durare qualche secondo ma può richiedere anche uno o due giorni per essere perfetta.

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Spero che i miei consigli su come stampare un timbro fai da te vi siano stati utili!

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Se avete dubbi o domande scriveteli nei commenti o contattatemi a info@latuamomis.com.

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Se invece siete di Roma o passate per di qua, vi ricordo che il 16 marzo, presso l’associazione culturale We Make, a San Giovanni, ci sarà il mio primo workshop di intaglio. I posti rimasti sono ancora pochi!

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Noi ci risentiamo presto qui sul blog.

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Prepariamo un timbro fai da te: trasferiamo il disegno sulla gomma

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Il mese di febbraio prosegue con i post sui timbri fai da te.

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Oggi parliamo di un’altra fase preliminare a quella dell’intaglio vero e proprio: il trasferimento del disegno dalla carta alla gomma.

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Avevo già parlato di come si fa un timbro fai da te qui ma adesso vorrei entrare più nel dettaglio per spiegare bene tutte le varie fasi della lavorazione.

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La settimana scorsa abbiamo approfondito tutto ciò che riguarda la preparazione del disegno da intagliare e adesso ci dedicheremo al trasferimento dell’immagine sulla gomma da intaglio.

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Ti spiego come si fa in 5 facili mosse.

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1. Ricalca il disegno che hai precedentemente preparato usando un foglio di carta da lucido. Questo ti permetterà di avere un’idea precisa del risultato finale e di eventualmente scurire o schiarire determinate parti del lavoro.

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2. Usa una matita a mina morbida. I pigmenti più grassi della matita morbida, una 2B andrà benissimo, formeranno uno strato più spesso sulla superficie della carta da lucido che poi si attaccherà alla gomma da intaglio.

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3. Tempera bene la matita ma non troppo. Ricorda: dove passa la punta di una matita 2B può passare la testa di una sgorbia. Tratti troppo sottili possono ingannarti. La traccia lasciata dalla punta di una matita a mina grassa corrisponde grossomodo a quello che realisticamente puoi ottenere con la sgorbia. Per quanto tu sia preciso e infallibile, tratti più sottili sono difficilissimi da ottenere e richiedono anni di pratica.

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4. Gira il foglio di carta da lucido e tienilo ben fermo sulla gomma da intaglio. Se la tua matita ha il fondo arrotondato, puoi usare quella per esercitare una pressione leggera e circolare su tutta l’area del disegno. Altrimenti il fondo di un cucchiaio o una pieghetta per la carta andranno benissimo. Ricorda solo, mentre compi questa operazione, di tenere ben salda la carta da lucido in modo tale che il disegno risulti uguale a quello che avevi progettato. Altrimenti rischierai che si formino delle doppie linee e che il tutto risulti falsato.

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5. Dopo aver trasferito il tuo disegno sulla gomma, ricalcalo con la matita a mina morbida. Questo ti darà la possibilità di correggere eventuali errori e di “vedere” meglio i punti da incavare. Alcune artiste che io adoro, come Rise+Wander, usano i pennarelli indelebili Sharpie a punta fine per ripassare i loro disegni trasferiti sulla gomma. Io preferisco la matita perché ha la punta più grossa e mi fa capire bene dove posso o non posso passare con la sgorbia. A te la scelta.

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Che ne pensi? Hai dubbi o domande su questa fase delicatissima della realizzazione di un timbro fai da te?

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Se vuoi approfondire la tecnica dell’intaglio scrivimi nei commenti.

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Se invece sei di Roma o passi da qui, sabato 16 marzo ci sarà il mio primo workshop di timbri fai da te al We Make, in Via Domenico Fontana 30. Per tutte le info puoi andare qui.

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Noi ci sentiamo alla prossima!

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