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Stampare con un timbro fai da te sulla carta riciclata

Timbri su carta riciclata•••

Bentornati sul mio blog.

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Questa settimana si conclude la serie di articoli dedicati ai timbri fai da te. Abbiamo affrontato tutte le fasi del lavoro, dal disegno, all’intaglio, alla stampa.

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Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore: come si fa a stampare un timbro fai da te sulla carta riciclata.

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Per chi mi segue sarà una cosa abbastanza scontata, uso i timbri che intaglio per stampare sulla carta e, siccome ho a cuore l’ambiente che mi circonda, scelgo solo ed unicamente carta riciclata.

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Ma quali sono le regole per scegliere la carta riciclata migliore e stampare con un timbro fai da te in modo soddisfacente?

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Ecco i miei suggerimenti.

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1. State attenti alla grana della carta. Spesso la carta riciclata ha una grana molto porosa. Questo fa sì che gli inchiostri che usiamo per stampare con un timbro fai da te vengano assorbiti talmente tanto da sgranare l’immagine che ne risulta. Assicuratevi quindi che la carta che scegliete abbia una texture più liscia possibile.

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2. Lavorate con lentezza. Spesso la carta riciclata, rispetto a quella normale, è “scivolosa”. Se non dedicate la giusta attenzione alla fase di stampa, il vostro timbro fai da te scivolerà sulla superficie del foglio producendo delle sbavature indesiderate. Non dimenticate di usare la pressa e muovervi con cura e lentamente.

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3. Fate molte prove e lasciatele riposare. La carta riciclata, più di quella normale, reagisce agli inchiostri con lentezza. Il risultato che otterrete in prima battuta può essere molto diverso da quello che vedrete il giorno successivo. Se avete in mente un’idea ben precisa, quindi, fate molte prove, con inchiostri diversi e con carte diverse, e lasciatele riposare. Solo così avrete la padronanza dell’effetto finale.

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Questi sono i miei consigli pratici su come stampare con un timbro fai da te sulla carta riciclata.

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Ma vorrei anche stilare una “classifica” delle mie carte preferite così che possiate orientarvi sul mercato per poter scegliere in autonomia.

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1. Carta kraft. Al primo posto in assoluto c’è lei: la carta kraft. Quella che uso io si chiama Stationery Place, e viene dallo Yorkshire. È una carta favolosa, liscia al punto giusto. Sembra fatta apposta per stampare con i timbri fai da te. Non sbava, non spana e gli effetti che si possono ottenere sono molteplici. Purtroppo però il colore della kraft è abbastanza limitante e quindi passiamo al numero due della nostra classifica.

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2. Favini crush. Semplicemente la adoro. La cartiera italiana Favini ha prodotto un capolavoro. Questa carta, che esiste in molteplici sfumature di colore, deriva dagli scarti delle lavorazioni agroindustriali ed è lavorata a basso impatto ambientale. Si presta bene ad essere stampata con inchiostri pigmentati come i Versafine Clair e consente di sfogare la creatività. È una carta liscia anche se, in alcune delle sue declinazioni, è molto scivolosa, quindi merita una certa attenzione in fase di stampa. Ma sapere che stai usando una carta alla mandorla, agli agrumi, all’uva e chi più ne ha più ne metta, per chi come me è attento alla tematica ambientale, è favoloso.

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3. Cartapaglia. Anche la cartapaglia mi piace moltissimo. È interamente riciclata e ha mille sfumature di colore. L’unico problema è che ha una texture molto morbida e porosa quindi si rischia che l’inchiostro spani in fase di stampa. È più adatta a inchiostri dye ad asciugatura super rapida, come i Versafine Memento.

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4. Carta piantabile. Quanto mi piace l’idea che la carta si possa piantare e che possa essa stessa trasformarsi in qualcosa di vivo? Io uso la carta Growing Paper. È prodotta in Italia, è fatta a mano e contiene nella sua grana semi di vario genere. Stamparci sopra un timbro fai da te non è impresa semplice. La carta piantabile è molto ruvida e molto porosa. Ma, se si usa la dovuta cautela, i risultati sono apprezzabilissimi!

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Spero che la mia mini giuda per stampare un timbro fai da te sulla carta riciclata vi sia stata utile. Se avete dubbi o domande, lasciatele nei commenti o scrivetemi a info@latuamomis.com.

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Se invece siete di Roma o passate per di qua, vi ricordo che il 16 marzo, presso il We Make, ci sarà il mio primo workshop di timbri fai da te! Tutte le info le trovate qui.

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Noi ci ritroviamo presto, qui nel blog.

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Cinque regole d’oro per stampare un timbro fai da te

Stampare un timbro fai da te

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Da dove si comincia per stampare un timbro fai da te?

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Nelle scorse settimane ci siamo concentrati sulle varie fasi del lavoro per ottenere un timbro fai da te.

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Abbiamo parlato di come si imposta il disegno e di come si trasferisce sulla gomma e poi abbiamo affrontato il discorso dell’intaglio vero e proprio.

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Ma, una volta intagliato, il timbro va stampato e qui si aprono una serie di problematiche di varia natura. La stampa è un momento delicato, tanto è vero che in inglese chi produce linoleografie si chiama “printmaker” proprio perché questa fase del lavoro è considerata predominante rispetto a quella dell’intaglio.

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I fattori in gioco sono essenzialmente tre: la scelta dell’inchiostro, la scelta della carta, la scelta degli strumenti da usare.

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Ma come fare per stampare un timbro fai da te?

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Ecco le mie cinque regole d’oro.

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1. Prima di scegliere l’inchiostro da usare, focalizzate l’attenzione sul risultato finale. Se, ad esempio, avete in mente di decorare una cartolina di auguri che poi sarà colorata con degli acquarelli o delle penne con inchiostro a base d’acqua, non potrete scegliere dei Dye ink (ne ho già parlato qui) perché sono idrosolubili e si scioglierebbero. Se desiderate un effetto tipografico i pigment ink fanno assolutamente per voi. Se invece dovete stampare su uno sfondo scuro, i chalk ink sono perfetti. E se il supporto non fosse la carta ma la stoffa o il legno? Allora potreste scegliere tra i solvent-based ink, che possono imprimersi anche sul metallo, e gli inchiostri specifici per la stoffa. In questa scelta le variabili da considerare sono: i tempi di asciugatura (se andate di fretta o meno), il supporto su cui stamperete, l’effetto che volete ottenere.

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2. Prima di scegliere la carta fate delle prove. Stampare un timbro fai da te su carta, non è un’operazione facile. Ci sono infinite possibilità con infiniti range di risultati. Io, ad esempio, dopo varie ricerche, ho capito che la carta liscia mi piace di più perché per via del mio background editoriale, adoro le immagini nitide e pulite. Ma gli effetti dati da una carta da acquarello, ad esempio, che ha la superficie ruvida, sono altrettanto pieni di sfumature. Per padroneggiare bene la situazione, quindi, ci vuole uno studio accurato che prevede tante prove.

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3. Scegliete come posizionare il timbro in base alla superficie da stampare. Se avete un timbro molto piccolo, inchiostrarlo e poi girarlo sulla carta vi sembrerà scontato. Ma se il timbro che avete intagliato è molto grande, questa operazione potrebbe non essere così semplice. Il timbro tenderà a piegarsi al centro per via del peso e potreste non averne più il controllo. La stampa risulterebbe così sfocata o sbavata e dovreste ricominciare da capo. La soluzione migliore potrebbe essere quindi quella di appoggiare la carta sul timbro, così da avere un maggior controllo.

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4. Usate sempre una pressa. Quando ho iniziato a stampare, mi ostinavo a pressare i timbri con le mani. Questa operazione, oltre a non darvi il controllo completo sul risultato finale, rischia di spostare il timbro facendolo scivolare sulla carta e di rovinare la stampa. Da quando ho iniziato a usare una pressa, non sono più incappata in questo inconveniente. Per i timbri più piccini, esistono dei blocchetti in acrilico che si applicano al retro del timbro con un adesivo apposito (tack and peel) e che si possono poi riporre una volta finito il lavoro e riutilizzare all’infinito, che sono una soluzione ideale.

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5. Fate attenzione ai tempi di asciugatura. Non siate frettolosi. Stampare un timbro fai da te può comportare tempi di attesa anche molto lunghi. In base all’inchiostro che usate, l’asciugatura può durare qualche secondo ma può richiedere anche uno o due giorni per essere perfetta.

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Spero che i miei consigli su come stampare un timbro fai da te vi siano stati utili!

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Se avete dubbi o domande scriveteli nei commenti o contattatemi a info@latuamomis.com.

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Se invece siete di Roma o passate per di qua, vi ricordo che il 16 marzo, presso l’associazione culturale We Make, a San Giovanni, ci sarà il mio primo workshop di intaglio. I posti rimasti sono ancora pochi!

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Noi ci risentiamo presto qui sul blog.

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Cinque consigli utili per intagliare un timbro fai da te

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Oggi parliamo di come intagliare un timbro fai da te e cercherò di darti cinque consigli utili per farlo.

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Nelle scorse settimane ci siamo concentrati sulle fasi preparatorie del lavoro ma oggi ci dedicheremo all’intaglio vero e proprio.

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Intagliare un timbro fai da te è una pratica rilassante, che aiuta la concentrazione e che ti permette di esprimerti direttamente attraverso il tuo corpo. È quasi un esercizio meditativo poiché l’attenzione è tutta in quel che si fa, lentamente e con consapevolezza.

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Scegliere un’immagine in base all’uso che desideri farne, imparare a conoscerla disegnandola, riportarla sulla gomma da intaglio e poi alla fine prepararsi a incavarla, ti connette intimamente con quello che hai in mente, con il tuo progetto artistico o decorativo: ti rende consapevole.

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Ma come si fa a intagliare un timbro fai da te? Ne avevo già parlato qui, ma volevo approfondire l’argomento.

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Ecco cinque consigli che possono tornarti utili se vuoi dedicarti a questa attività artistica.

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1. Parti sempre dai contorni esterni della figura. Usando la sgorbia più stretta, la numero uno, segui i contorni esterni della figura e, con pazienza, rendi il solco esterno sempre più largo passandoci dalle due alle tre volte. Attenzione, dico “largo” non “profondo”, poiché un margine esterno largo ti servirà nelle fasi finali dell’intaglio per farci passare la taglierina. Più largo è più sarà facile eliminare le parti inutilizzate della gomma una volta finito l’intaglio.

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2. Non puntare la sgorbia verso il basso. Uno degli errori che più facilmente si commettono quando si inizia a intagliare un timbro fai da te, è quello di puntare verso il basso la testa della sgorbia. Questo fa sì che il solco che si crea sia troppo profondo e che la sgorbia si inceppi impedendoci di andare avanti. La sgorbia va tenuta radente la superficie della gomma in modo tale da farla scorrere senza intoppi.

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3. Non puntare mai la sgorbia verso di te ma sempre dalla parte opposta. Le sgorbie sono piccole ma estremamente taglienti. Può sembrare banale, ma all’inizio può venirti spontaneo, per seguire le curve del disegno, di girare la sgorbia verso il tuo corpo. Se la sgorbia ti sfuggisse rischieresti in questo modo di ferirti. Piuttosto gira la plastica da intaglio in modo tale che, pur seguendo la figura, la sgorbia sia sempre puntata verso l’esterno.

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4. Segui la figura in modo continuo. Più sinuoso e continuo è il movimento della sgorbia e meno imprecisioni ci saranno nel lavoro finale. Cerca di seguire la figura facendo meno pause possibile. I tratti risulteranno più precisi.

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5. Non avere fretta. Una volta finito il lavoro di fino con la sgorbia numero uno, rimarranno delle aree più grosse da intagliare per le quali puoi usare le sgorbie a U, io solitamente uso la 5. In questa fase del lavoro può venirti spontaneo, per velocizzare, di passare la sgorbia a U dappertutto per “finire prima”. Questo errore comune può costarti caro perché la sgorbia grande può tranciare via dettagli importanti della tua immagine. Non avere fretta e alterna punte grandi e piccole per rispettare il disegno che hai scelto.

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Questi sono i miei cinque consigli per intagliare un timbro fai da te.

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Se hai dubbi o domande, scrivimi nei commenti oppure a info@latuamomis.com e se sei di Roma, o passi di qua, non dimenticare che il 16 di marzo ci sarà il mio primo workshop di Timbri fai da te al We Make a San Giovanni. Puoi iscriverti o chiedere informazioni qui.

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Alla prossima!

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Prepariamo un timbro fai da te: trasferiamo il disegno sulla gomma

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Il mese di febbraio prosegue con i post sui timbri fai da te.

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Oggi parliamo di un’altra fase preliminare a quella dell’intaglio vero e proprio: il trasferimento del disegno dalla carta alla gomma.

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Avevo già parlato di come si fa un timbro fai da te qui ma adesso vorrei entrare più nel dettaglio per spiegare bene tutte le varie fasi della lavorazione.

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La settimana scorsa abbiamo approfondito tutto ciò che riguarda la preparazione del disegno da intagliare e adesso ci dedicheremo al trasferimento dell’immagine sulla gomma da intaglio.

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Ti spiego come si fa in 5 facili mosse.

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1. Ricalca il disegno che hai precedentemente preparato usando un foglio di carta da lucido. Questo ti permetterà di avere un’idea precisa del risultato finale e di eventualmente scurire o schiarire determinate parti del lavoro.

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2. Usa una matita a mina morbida. I pigmenti più grassi della matita morbida, una 2B andrà benissimo, formeranno uno strato più spesso sulla superficie della carta da lucido che poi si attaccherà alla gomma da intaglio.

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3. Tempera bene la matita ma non troppo. Ricorda: dove passa la punta di una matita 2B può passare la testa di una sgorbia. Tratti troppo sottili possono ingannarti. La traccia lasciata dalla punta di una matita a mina grassa corrisponde grossomodo a quello che realisticamente puoi ottenere con la sgorbia. Per quanto tu sia preciso e infallibile, tratti più sottili sono difficilissimi da ottenere e richiedono anni di pratica.

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4. Gira il foglio di carta da lucido e tienilo ben fermo sulla gomma da intaglio. Se la tua matita ha il fondo arrotondato, puoi usare quella per esercitare una pressione leggera e circolare su tutta l’area del disegno. Altrimenti il fondo di un cucchiaio o una pieghetta per la carta andranno benissimo. Ricorda solo, mentre compi questa operazione, di tenere ben salda la carta da lucido in modo tale che il disegno risulti uguale a quello che avevi progettato. Altrimenti rischierai che si formino delle doppie linee e che il tutto risulti falsato.

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5. Dopo aver trasferito il tuo disegno sulla gomma, ricalcalo con la matita a mina morbida. Questo ti darà la possibilità di correggere eventuali errori e di “vedere” meglio i punti da incavare. Alcune artiste che io adoro, come Rise+Wander, usano i pennarelli indelebili Sharpie a punta fine per ripassare i loro disegni trasferiti sulla gomma. Io preferisco la matita perché ha la punta più grossa e mi fa capire bene dove posso o non posso passare con la sgorbia. A te la scelta.

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Che ne pensi? Hai dubbi o domande su questa fase delicatissima della realizzazione di un timbro fai da te?

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Se vuoi approfondire la tecnica dell’intaglio scrivimi nei commenti.

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Se invece sei di Roma o passi da qui, sabato 16 marzo ci sarà il mio primo workshop di timbri fai da te al We Make, in Via Domenico Fontana 30. Per tutte le info puoi andare qui.

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Noi ci sentiamo alla prossima!

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Preparare i disegni per un timbro fai da te: 5 consigli utili

Blog disegno

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Come si fa a preparare i disegni per un timbro fai da te?

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In passato ho pubblicato una serie di articoli su come intagliare timbri.

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Questa tecnica artigianale rimane a tutt’oggi la mia preferita perché mi consente di esprimere al meglio la mia creatività, ottenere stampe con uno stile tipografico molto vicino al mio background editoriale e contemporaneamente rilassarmi mentre la pratico.

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Intagliare un timbro è un’attività che ti mette in contatto con te stesso, lascia fluire il tuo spirito creativo attraverso il corpo e ti permette di ottenere risultati espressivi sorprendenti se hai la consapevolezza di ciò che vuoi esprimere. Ma, appunto, tutto parte da un esercizio di consapevolezza. Dal saper “vedere” il risultato finale ancor prima di aver iniziato a sederti alla scrivania o al tavolo da lavoro. Tutto parte da un esercizio interiore di progettazione.

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E nelle sue prime fasi, questo esercizio di progettazione ha bisogno di disegni. Tanti disegni.

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Ma come si fa a preparare i disegni per un timbro fai da te? Ecco i miei 5 consigli utili per farlo in modo semplice.

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1. Pensa alla destinazione della stampa che vuoi ottenere.

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A cosa servirà il timbro che stai per intagliare? Sarà la decorazione di un biglietto? Si trasformerà in un piccolo quadro? Diventerà il tuo ex libris? Lo regalerai a qualcuno? Questa prima fase di brainstorming ti servirà a capire innanzitutto le dimensioni di ciò che andrai a intagliare (elemento fondamentale per tutta una serie di fattori) e poi anche il tipo di risultato che desideri ottenere.

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2. Fai una serie di schizzi preparatori.

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Disegnare, disegnare, disegnare. In questa fase gli schizzi preparatori sono fondamentali. Anche se sono veloci, imperfetti, pieni di macchie e cancellature, ti serviranno per capire lo stile che vuoi ottenere e per allenare la mano a percorrere determinate forme e curve in maniera tale che poi, quando prenderai lo scavino per intagliare, sarai già allenato a dovere.

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3. Prepara delle griglie.

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Una volta stabilita la dimensione del timbro che vuoi ottenere e fatti gli schizzi preparatori, crea nel tuo sketchbook delle griglie: dei semplici rettangoli o quadrati o cerchi nei quali andrà a iscriversi il disegno finale.

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4. Prepara il disegno finale con una matita a mina dura.

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All’interno delle griglie che hai creato inscrivi il disegno finale con tratti leggeri a mina dura. In questo modo potrai farti un’idea delle dimensioni e del risultato finale ma farai sempre in tempo a cancellare quello che non ti piace.

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5. Inchiostra il disegno con una penna pigmentata.

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Quando sei soddisfatto del disegno finale, inchiostralo con una Pigma Micron o simili, riempiendo le zone che vuoi che siano scure rispetto a quelle che devono essere chiare. Questo ti darà subito un’idea dei pieni e dei vuoti che dovrai andare a creare con lo scavino nella fase di incisione e al colpo d’occhio di permetterà di correggere quello che non ti piace.

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Oggi abbiamo parlato di come preparare i disegni per un timbro fai da te. Nel prossimo post ti spiegherò come trasferire i disegni che hai ottenuto sulla gomma da intaglio o sul linoleum per poter poi iniziare il lavoro di incisione.

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Se vuoi approfondire questo o altri argomenti che riguardano la linoleografia, se sei di Roma o passi di qui, il 16 marzo 2019 terrò il mio primo workshop di timbri fai da te nella splendida cornice del We Make a San Giovanni. Se vuoi saperne di più o iscriverti puoi farlo qui.

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Alla prossima!

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Trova la tua parola dell’anno

Parola dell'anno

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Trova la tua parola dell’anno, mi sono detta.

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E vorrei condividere con voi il perché e il percome di questa decisione.

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Avevo provato a farlo già due anni fa ma non so perché, in quel momento, seguire un percorso di autoanalisi, riempire pagine di quaderno con liste di parole o riflessioni, mi pareva una perdita di tempo.

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Avrei milioni di altre cose da fare, mi dicevo. Ho il negozio da risistemare, il sito da aggiornare, i nuovi timbri da incavare, le carte da ordinare, i corrieri da prenotare, non posso perdere tempo a fare meditazione a occhi chiusi. 

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Niente di più sbagliato.

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Cercare la parola dell’anno è un modo per entrare in contatto con noi stessi, osservare con lucidità quello che abbiamo già fatto e restare focalizzati su come vogliamo impostare il tempo che ci aspetta, quello futuro, che deve ancora venire.

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Un tempo si diceva: il passaggio tra l’anno vecchio e quello nuovo è tempo per fare dei bilanci. Ma qui non si tratta di giudicare se abbiamo agito bene o male. Non si tratta solo di buoni propositi. Si tratta di restare in contatto con noi stessi e ascoltarci. Trovare ciò che di autentico ci muove, la nostra “cifra”, quello che vogliamo comunicare a chi entra in contatto con noi. 

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Trova la tua parola dell’anno, mi sono detta. Usa la tua risorsa più preziosa, il tempo, per arrivare al tuo centro e poi fallo risplendere attraverso quello che fai. Se resti in contatto con la tua visione, se rimani focalizzata sui valori che ti muovono, tutti i tuoi progetti avranno un senso, una coerenza interna, una “voce”.

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Per farlo ho scelto il corso gratuito di Susannah Conway Find Your Word, che avevo conosciuto grazie a Gioia Gottini, la mia guru del Personal branding. In questo corso gratuito che si svolge in cinque giorni, ti arriveranno tramite mail una serie di linee guida da seguire per trovare la tua parola e potrai accedere a un gruppo Facebook tramite il quale poter fare brainstorming con chi sta seguendo il tuo stesso percorso. Molto semplice ma anche molto impegnativo perché richiede la tua partecipazione e devi essere disposta a dedicare a questa pratica introspettiva il tuo tempo.

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E tu? Che ne pensi? Farai anche tu questo tipo di percorso? Hai in mente altre risorse che userai per trovare la tua parola dell’anno? 

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Io sono ancora al lavoro e l’anno prossimo ti dirò qual è la parola che ho trovato. Tu hai già trovato la tua? Ti aspetto nei commenti e buon anno nuovo!

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Il significato romantico della parola target l’ho scoperto all’Etsy Made in Italy

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Sabato e domenica 1 e 2 dicembre ho partecipato all’Etsy Made in Italy al Lanificio a Roma.

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Chi mi conosce lo sa, sono molto timida e prendere parte a eventi e fiere dal vivo mi mette sempre un po’ in agitazione. Nonostante tanti anni di lavoro col pubblico in libreria, non so mai se riuscirò a spiccicare parola, se riuscirò ad esprimermi al meglio e la tentazione di restare al riparo della mia bottega è forte. Poi invece mi faccio coraggio e abbandono la mia comfort zone ed ecco che avviene la magia.

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Spesso quando si apre un’attività imprenditoriale in proprio, che sia piccola o grande, si sente parlare del “target”. È una parola che a me non piace perché ha qualcosa di militaresco, come un obiettivo da colpire. Quindi io, che sono romantica, preferirei usare il termine “pubblico” ma tant’è

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Fatto sta che uno dei più difficili risultati da raggiungere quando si produce qualcosa, creativo o meno che sia, è quello di incontrare il proprio “target” ossia le persone a cui ti rivolgi, con cui cerchi di dialogare e che hai sempre nel cuore qualsiasi cosa tu faccia, pur non conoscendole davvero.

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Ogni volta che mi metto a cucire un quaderno o a preparare un set di carte da lettera o a disegnare per un nuovo timbro, cerco di immaginarmi la ragazza che scriverà su quelle pagine, la donna che manderà una lettera alla sua migliore amica, la figlia che sceglierà quel disegno per regalarlo al suo papà… ma immaginare è una cosa e avere davanti è un’altra.

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E, devo dire la verità, all’Etsy Made in Italy al Lanificio ho avuto la più grande occasione che si possa immaginare: incontrare dal vivo il mio target. Stringergli la mano, scambiare preziose parole e farsi caldi sorrisi. Che fossero mamme che sceglievano quaderni per le figlie, o ragazze che compravano sketchbook per le amiche disegnatrici, amanti della natura che desideravano quaderni in carta piantabile o appassionate di letteratura che sceglievano il ritratto di Emily Dickinson o Virginia Woolf… insomma tutte le persone che sono passate dal mio piccolo banco di cartoleria artigianale erano davvero interessate a quello che faccio in bottega tutti i giorni.

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Il merito va di sicuro al duo di Fabric Up, che ha organizzato l’evento. Claudia e sua madre Nadia sono state impeccabili padrone di casa ma soprattutto sono riuscite a comunicare perfettamente la passione che c’è dietro al lavoro degli artigiani che hanno partecipato e il pubblico che è intervenuto numerosissimo aveva davvero interesse per la qualità degli espositori e per l’evento in sé. Un’esperienza impagabile, da ripetere assolutamente.

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Sentirsi dire: “Sei LaTuaMomis? Ti seguo su Instagram e non vedevo l’ora di osservare le tue creazioni dal vivo”, mi ha lasciata senza parole. Mi scuso con le persone a cui non ho saputo rispondere. Ero impietrita dall’emozione. Incontrare le persone che ti seguono tutti i giorni non è cosa da poco. Ti fa sentire davvero parte di qualcosa e dà un senso al tuo lavoro, e alle fatiche che comporta.

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E cosa dire del networking? Le artigiane che erano in fiera erano splendide. Ognuna con la sua particolarità, ognuna con la passione negli occhi e nelle mani. Che dire degli splendidi gioielli de Il lato creativo o delle serigrafie di Mynameisbri o della cartoleria artigianale di NunaPaper o delle collane intrecciate a mano da Imma-Art Design?E potrei andare avanti a lungo… Tutte, tutte bellissime le espositrici scelte per questo evento. Parlare con loro è stato come guardarsi allo specchio. Uscire fuori dal laboratorio e incontrarsi scambiandosi saperi ed emozioni.

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Uscire dalla comfort zone mette paura è vero, ma ti ripaga del tutto.

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Adesso, mentre mi rimetto al lavoro per progettare nuovi prodotti e disegnare nuove stampe da intagliare, terrò ben presenti in mente i vostri volti, i vostri sorrisi e le vostre voci.

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Grazie mille a tutti voi che siete passati al mio stand e… al prossimo evento!

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Affrontare gli imprevisti in 5 semplici mosse

Agenda

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Oggi vorrei condividere con voi un argomento che mi sta particolarmente a cuore e cioè come affrontare gli imprevisti.

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Essendo io un capricorno super schematico e organizzato, questa è per me una vera spina nel fianco. A me piace moltissimo organizzare, tenere tutto sotto controllo, stilare liste e compilare planner e agende. Mi piace quando le cose vanno secondo i miei piani perché mi fa stare tranquilla e mi permette di godermi le cose che accadono in serenità.

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È per questo che vado letteralmente nel panico quando si tratta di affrontare gli imprevisti. Che si tratti di un malanno non preventivato o un’alluvione, una richiesta di lavoro extra, un’occasione fortuita a cui non si può proprio riunciare, io non ce la faccio, vado in panico. Potrei dire che da quando sono mamma la situazione è cambiata ed è peggiorata, ma non è vero. Come andavo in panico prima vado in panico adesso, solo che gli imprevisti sono moltiplicati per due.

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Quindi come si fa ad affrontare gli imprevisti con la calma e la serenità dovuta?

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Ecco i miei 5 suggerimenti: 5 piccole strategie di sopravvivenza maturate negli anni.

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1. Fare un piano, ma farlo bene. Fare un piano è sempre una buona idea. Se poi sei una mamma freelance è addirittura imprescindibile. Quest’anno mi sono regalata il corso di planning di Gioia Gottini e per la prima volta già a settembre avevo il planning lavorativo completo per il 2019. Questo mi fa stare più tranquilla anche perché una delle cose che ho imparato da Gioia è quella di prevedere degli spazi per il self-care ma anche dei vuoti che poi saranno riempiti man mano dagli imprevisti che capiteranno, di qualsiasi natura essi siano. Quindi fare un piano nel modo giusto significa anche in un certo senso “prevedere gli imprevisti” e lasciarsi vie di fuga libere per poi poterli affrontare.

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2. Tenere un’agenda. Non saprei cosa fare senza la mia agenda (la mia è la classica Moleskine che vedi in foto). La porto con me dovunque ed è il mio punto di riferimento principale. È divisa in due metà: quella superiore in cui ci sono gli impegni di lavoro e quella inferiore con gli impegni familiari, malattie, spese da fare, viaggi etc. Dal calcolo dei giorni di antibiotico da fare alla bambina ai batching day per il blog, dal bilancio familiare mensile alle gite più o meno programmate, se non ho la mia agenda non riesco ad affrontare gli imprevisti che si infilano puntualmente tra una cosa e l’altra.

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3. Stilare delle liste. Questo lo sapete già. L’ho detto più volte. Per me la lista ha un potere salvifico. Se mi capita un imprevisto che manda all’aria i miei piani, individuare la soluzione e spacchettarla in piccole azioni da compiere per poterla ottenere, mi aiuta e mi tranquillizza.

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4. Abbandonare gli schemi. Questa è la cosa per me più difficile. Se ho in mente ciò che devo fare in un determinato mese, come debbono procedere le mie settimane, in quali fasce orarie della giornata voglio fare delle cose, il fatto che arrivi un imprevisto a buttare all’aria i miei piani mi sconvolge. Quindi ho imparato negli anni a lavorare negli orari più assurdi (d’estate ad esempio posso fare le foto per il blog o per il negozio anche di pomeriggio tardi e d’inverno la mattina presto), uscire in momenti impensati, riposare quando è possibile e questo significa abbandonare gli schemi, avere ben presenti le cose da fare e farle non appena se ne presenta la possibilità anche se sono le cinque del mattino.

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5. Non essere troppo severe con se stesse. E se poi non riesco a fare quello che avevo preventivato? Se poi l’imprevisto è davvero tale da far slittare i miei programmi? Ecco un’altra cosa che può esservi utile in questi casi: non essere troppo severe con voi stesse. Non vi colpevolizzate se la bambina è ammalata per l’ennesima volta e la casa sembra esplosa, se avete migliaia di panni da lavare, se i vostri capelli sembrano quelli di uno spaventapasseri, se avete un sonno tremendo e non riuscite a essere presenti come vorreste, se non siete riuscite a studiare e dovrete recuperare tutto la settimana prossima, se spostate un po’ i vostri impegni lavorativi. Datevi una pacca sulla spalla e andate avanti a testa alta, che gli imprevisti capitano a tutti, prima o poi.

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E voi? Anche voi andate in panico quando qualcosa sconvolge i vostri piani? Quali sono le vostre strategie di sopravvivenza per affrontare gli imprevisti? Lasciatemi un commento e ne parleremo insieme!

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La cartoleria artigianale d’autunno si veste di foglie di gingko

Set regalo quaderni Gingko•••

Posso confessarvelo? L’autunno è la mia stagione preferita.

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Le giornate non sono ancora troppo corte, il tempo è mite ma non ancora freddo, la natura si veste dei toni del giallo e dell’arancio, le castagne sprigionano il loro splendido sapore e nel mio laboratorio iniziano a spuntare le prime tisane allo zenzero.

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E per me, il simbolo vero dell’autunno è da sempre il gingko. L’albero maestoso che in questa stagione si tinge di un giallo così potente da lasciare abbagliati.

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Il quartiere di Roma dove c’è il mio laboratorio è pieno di alberi caducifogli ma per andare a raccogliere foglie di gingko devo fare un bel pezzo di strada a piedi

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In mezzo a una piazza molto trafficata di periferia, circondato dall’asfalto e dai palazzi, c’è lui, un enorme albero di gingko, solitario, piantato a casaccio in un’aiuola che segna i limiti di un incrocio, senza che nessuno gli presti attenzione. D’estate è verde ma in autunno diventa una gigantesca e accecante nuvola gialla, con le sue eleganti e preistoriche foglie a ventaglio che poi ricoprono la strada come un manto man mano che cadono giù. Un miracolo che si compie stagione dopo stagione e che mi ritrovo ad osservare a testa in su, rischiando di essere schiacciata dalle macchine o urtata da distratti passanti carichi di borse della spesa.

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Anche il mio laboratorio si riempie di foglie di gingko immaginarie in autunno

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Quando ritorno al mio tavolo da lavoro ne disegno in continuazione. Cerco gli inchiostri che possano rappresentare al meglio quello che gli occhi hanno visto e che il cuore conserva. La mano ripercorre il profilo di quei ventagli con la matita, la carta accoglie quelle forme, lo scavino le intaglia in tutte le misure.

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Avevo già realizzato una collezione di cartoleria artigianale a tema gingko l’anno scorso. Quaderni, taccuini, segnalibri in carta kraft e rilegati a mano che avete apprezzato moltissimo

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La sfida che mi ripropongo quest’autunno è quella di creare una linea di prodotti ecosostenibili ispirati alle foglie del mio albero preferito che ne esaltino però il colore autunnale.

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Il primo nato ve lo presento adesso. È un quaderno a fisarmonica che è un inno alla vita. Grazie alla sua rilegatura speciale, ha un doppio interno e quindi può essere riempito da una coppia, un lato per ciascuno.

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Gingko-piantabile-aperto_2

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Ma non è finita qui. Questo quaderno ha anche una doppia copertina speciale: il talloncino centrale su cui è stampata la mia amata foglia di gingko, è piantabile. Ciò vuol dire che se lo si stacca e lo si interra, nasceranno delle piantine di papavero o di alisso. Mi piaceva particolarmente l’idea di dare nuova vita agli oggetti che usiamo e a cui più teniamo e, grazie alla carta piantabile e lavorata a mano da Growingpaper, ci sono riuscita.

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Voi cosa ne pensate? Vi piace l’autunno? Avete anche voi una passione per tisane, castagne e passeggiate tra le foglie gialle? Anche voi amate l’eleganza delle foglie del gingko?

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Scrivetelo nei commenti, ne parleremo insieme!

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Un tè con le amiche: il potere della condivisione

Porta bustine da tè

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Avete presente quei momenti in cui vi sentite sole ad affrontare le difficoltà del quotidiano?

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Quando vi assale la stanchezza, quando non riuscite più a gestire gli imprevisti, a incastrare i tempi di tutti, a dominare le liste di cose da fare?

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Quei momenti in cui vi guardate allo specchio e vi rendete conto che c’è una ruga in più che non avevate mai notato? Quegli attimi in cui avreste solo voglia di mollare e andare in vacanza a sdraiarvi su un’amaca e schiacciare anche solo un semplice pisolino di 10 minuti proprio quando tutti invece, in ogni ambito, hanno bisogno di voi e della vostra lucidità?

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Ecco, sto parlando proprio di questo tipo di sensazioni.

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E ovviamente so anche benissimo che non si può scappare in un isola deserta a stendersi su un’amaca. Che bisogna restare lucide e afferrare con le mani gli imprevisti, affrontare con forza la stanchezza e alla fine dominare le nostre liste di cose da fare, in ogni ambito.

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Che si tratti di figli piccoli che prima si ammalano poi tornano a scuola per un giorno e poi si riempiono di pidocchi impegnandovi in intense sessioni di ricerca lendini.

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Che si tratti di impegni di lavoro super urgenti dell’ultimo minuto (sono sempre tutti urgenti e dell’ultimo minuto…) che vi costringono a restare in ufficio in orari del tutto insoliti.

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Che si tratti di panni che si accumulano perché fuori c’è l’uragano e piove ininterrottamente e voi non avete l’asciugatrice e dovete pur mettervi qualcosa addosso e così usate i termosifoni, il phon o il forno per far asciugare un calzino alla volta. Ecco, c’è bisogno di voi, sempre, h 24.

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Quando per un secondo alzo la testa dal fluire delle giornate senza fine mi rendo conto che una delle cose che mi salva in questi momenti è la condivisione. Stare insieme ad altre donne che come me vivono questo perenne stato di inadeguatezza e rincorsa, farsi una chiacchiera e scambiarsi vissuti, saperi, competenze, ricordi, trovo che abbia un potere salvifico. E niente mi consola di più che la condivisione di un tè caldo o una tisana quando sono con le mie amiche.

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In certi momenti, lo ricordo perfettamente, il tè caldo con le amiche mi ha consolato, rafforzato, pacificato come nient’altro al mondo. Il gesto semplice di qualcuno che si prende cura di te offrendoti una piccola consolazione. Di qualcuno che si alza e mette su l’acqua per tutte. Di qualcuno che ti ascolta mentre quel liquido bollente si trasforma in infuso. Ecco, per me questo rituale porta con sé il valore della condivisione vera.

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Ed è uno spazio-tempo che va difeso e preservato anche quando sembra impossibile trovare il tempo per dedicarcisi. Perché poi vi sentirete più forti. Come quando prendete una boccata d’aria prima di ributtarvi sott’acqua.

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Questo mi ha fatto pensare che poteva essere utile creare qualcosa che rendesse questo momento di condivisione ancora più unico. Qualcosa di pratico ma anche bello. Quindi ho pensato a un set di portabustine da tè che porto sempre con me quando vado a trovare le mie amiche. E dentro ci sono le mie tisane preferite che adoro selezionare con cura e offrire alle altre per fargliele provare. È un modo per prendermi cura di loro e di questo momento irrinunciabile di condivisione senza il quale sarebbe tutto un po’ più buio.

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E voi? Anche voi amate la condivisione? Anche voi trovate che il tè con le amiche sia un rituale da difendere e preservare? O preferite gustare la vostra tisana o il vostro tè da sole per prendervi un meritato momento di pausa? Scrivetelo nei commenti. Ne parleremo insieme!

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