Piantiamo un albero con Greenflea
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Ciao a tutti e bentornati nel mio blog!
Oggi vorrei raccontarvi di una collaborazione a cui tengo moltissimo, che è nata e si è sviluppata durante il periodo estivo per poi concretizzarsi a settembre.
Ho avuto la possibilità di disegnare, pensare e strutturare una collezione di cartoleria artigianale ed ecosostenibile per Greenflea, la prima app italiana che ti permette di piantare alberi ogni volta che fai un acquisto.
Vista la stringente crisi climatica che è in cima alla lista delle mie priorità, ho pensato che contribuire a questo progetto fosse un segno del destino, qualcosa di davvero concreto che potevo fare attraverso il mio lavoro.
Per farvi conoscere meglio la realtà di Greenflea, ho intervistato Andrea Grippi, ricercatore al Politecnico di Torino nell’ambito dell’intelligenza artificiale, nonché fondatore di questa start up tutta italiana.
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Ciao Andrea, benvenuto nel blog de LaTuaMomis. Ci racconti come nasce il progetto Greenflea?
L’idea è nata durante un’esperienza lavorativa in Svizzera. Ho notato che è uso comune lasciare oggetti e mobili ancora in buono stato per strada accompagnati da un foglio che recita “gratis”. In un Paese in cui tutto costa molto caro, l’usato è un’ottima alternativa per risparmiare. Inoltre, tante persone che ho incontrato mi hanno detto di farlo per ridurre gli sprechi in un’ottica ambientale. Ho trovato davvero affascinante questo sistema, semplice ma utile e sostenibile. Ho deciso quindi che mi sarebbe piaciuto portare questo tipo di mentalità in Italia, facilitando le transazioni tramite una piattaforma digitale: Greenflea.
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Chi c’è dietro le quinte di questa impresa? Parlaci un po’ di voi.
Al momento siamo in tre nel team. Io sono Andrea Grippi, ho lavorato come ricercatore al Politecnico di Torino e poi in Svizzera a Zurigo sempre nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Mi piaceva il mio lavoro ma volevo tornare in Italia per provare a costruire qualcosa qui e dare un contributo alla causa ambientale, che è la sfida più grande del nostro tempo. Giulia Scomparin è stata la prima a unirsi a me in questo progetto in veste di social media manager. Si occupa di gestire tutta la comunicazione tramite la creazione di contenuti e la gestione delle varie piattaforme di condivisione. È un’attività fondamentale in quanto è l’unico modo che abbiamo per far conoscere il nostro progetto e le nostre idee agli altri. È anche un’attività difficile: bisogna continuamente trovare nuove idee e spunti coinvolgenti. Laura Lodi è l’ultima aggiunta al nostro team, anche lei un “cervello in fuga” in Francia, dove ha lavorato per più di 6 anni nell’ambito del marketing digitale, nella pianificazione di strategie di comunicazione e nell’analisi del mercato e delle prestazioni delle campagne pubblicitarie. Nei suoi anni in Francia ha avuto ruoli di responsabilità lavorando anche per grandi marchi come l’Oreal. Tutti siamo molto coinvolti in Greenflea. Crediamo che sia possibile coniugare un’attività di startup economicamente sana con l’impegno ambientale e sociale. Abbiamo tutti una responsabilità verso il nostro pianeta e Greenflea ci permette di fare qualcosa di concreto.
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Come avviene il processo di piantumazione degli alberi che è un po’ il cuore della vostra idea? Dove vengono piantati e da chi?
Per la piantumazione degli alberi abbiamo deciso di affidarci a degli esperti: piantare alberi può sembrare semplice ma ci sono tanti fattori da considerare se si vuole generare un effetto positivo sull’ambiente sul lungo periodo. Il nostro partner si chiama RegalaUnAlbero, una società che da anni si occupa di piantare alberi nella zona della Sila piccola, in Calabria. Non solo si assicurano che ogni albero piantato sia di una specie endemica ma ci permettono di monitorare la crescita e la salute delle piante in ogni momento. Sapremo anche sempre, in tempo reale, quanta CO2 abbiamo contribuito a estrarre dall’atmosfera. Questo non è solo indice di un approccio molto professionale alla questione ma permette a noi di Greenflea di poter essere totalmente trasparenti con tutti gli utenti che hanno scelto noi come piattaforma per i loro acquisti.
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Chi sono i vostri utenti, il pubblico che vi segue?
Abbiamo riscontrato grande interesse specialmente in un pubblico femminile che a oggi compone quasi i 2/3 della nostra utenza. In termini d’età il nostro è un pubblico relativamente giovane, tra i 25 e i 45 anni. I dati anagrafici non ci stupiscono e seguono un trend mondiale che si riscontra in tante ricerche, ma speriamo di riuscire a coinvolgere maggiormente un pubblico maschile. La causa ambientale non conosce differenze e riguarda tutti.
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Idee e progetti per il futuro di Greenflea?
Nei prossimi tre anni abbiamo l’ambizioso obiettivo di riuscire a piantare 3000 alberi. Sarebbe un risultato enorme e contribuirebbe in maniera fortissima al progetto di diboscamento della Sila, senza contare le tonnellate di CO2 che contribuirebbe a rimuovere dall’atmosfera. Vorremmo diventare il punto di riferimento per lo shopping ecosostenibile in Italia e chissà, magari esportare la nostra formula anche all’estero.
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Grazie Andrea per averci raccontato quello che c’è dietro questo ambizioso progetto! E voi che aspettate? Correte a scaricare l’app Greenflea e unitevi a questa splendida community!
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Noi ci sentiamo presto qui dalla bottega.
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Agenda del tempo: ridisegnare le priorità
Agenda del tempo
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Buongiorno e bentornati nel mio blog.
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Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta molto a cuore ossia la mia agenda del tempo. Voi magari mi direte: ma è giugno! Chi inizierebbe a compilare un’agenda a giugno? Adesso vi spiego.
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In quale parte dell’anno siete soliti fare dei bilanci per capire com’è andata, se avete raggiunto i vostri obiettivi, se siete riusciti a fare tutto ciò che avevate in mente? Molti di voi probabilmente lo fanno a gennaio, quando inizia un nuovo anno, un nuovo ciclo, e si è portati in maniera del tutto naturale a fare i conti con quello che siamo o non siamo riusciti a fare.
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Io invece appartengo a un altro gruppo di persone, quelli che fanno i loro bilanci e le loro valutazioni ad agosto. Solitamente infatti mi ritiro in montagna, in un paese dell’alto Molise, dove c’è la casa che era di mia nonna, stacco la spina dalla routine lavorativa quotidiana e faccio un po’ di silenzio interiore, un po’ di decluttering dell’anima, metto ordine nelle mie priorità.
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Solo dopo aver fatto questo, riesco a mettere nero su bianco la mia programmazione per l’anno a venire: i nuovi lanci, il big event, creazioni a cui non avrei pensato, partnership che vorrei abbracciare, finanziamenti che avrei bisogno di chiedere, obiettivi e strategie di marketing e così via. E solitamente per farlo uso la tecnica del journaling. Cioè prendo un bel quaderno dove man mano segno tutto facendo una programmazione per step.
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Così ho pensato che come me ci saranno tanti di voi che in estate si dedicano alla programmazione annuale e ho deciso di creare un’agenda che contenesse tutti gli strumenti che secondo me sono utili per farlo. È nata quindi l’agenda del tempo, sostenibile, fatta a mano e con la vocazione per il journaling e l’organizzazione.
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È suddivisa in quattro settori, i quattro settori in cui solitamente io suddivido la mia programmazione annuale: lavoro, hobby, salute e casa. Questo mi permette di focalizzare l’attenzione sul lavoro ma mi costringe allo stesso modo a organizzare anche il self-care, che troppo spesso tendo a dimenticare per poi risentire a metà anno di acciacchi sia fisici che psicologici.
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L’agenda ha quindi una to do list e una lista degli obiettivi per ogni sezione, una sorta di elenco guida per tenere bene a mente che quest’anno dovete assolutamente trovare il tempo e le risorse per andare dall’osteopata o scovare la mezza giornata necessaria a ridipingere con l’eggshell le sedie della cucina o uscire per comprare quel libro che da un anno è lì che vi chiama.
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Ci sono tasche sia nella seconda che nella terza di copertina, dove infilare appunti, carte e piccoli memorabilia. C’è una matita piantabile con semi di piante aromatiche, che una volta finita può essere messa in vaso. Ci sono 8 tra tag e mini tag per abbellire le pagine. E la carta dell’agenda è da 170 g, bella spessa, così che se volete adornare i vostri appunti con le penne gel o con le penne acquarellabili, i disegni non passeranno dall’altra parte come succede con i bullet journal che ci sono in commercio… insomma ci ho messo tanta cura e attenzione per progettare questa agenda del tempo basandomi soprattutto sull’esperienza personale e spero di aver fatto un buon lavoro.
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E voi? Quando vi fermate per fare una programmazione annuale? Anche voi fate del journaling per focalizzare i vostri obiettivi? Scrivetelo qui nei commenti! Noi ci sentiamo presto qui dalla bottega.
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Come disegnare una foglia in 4 semplici mosse
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Buongiorno e ben trovati nel mio blog! Il post di oggi parla ancora di illustrazioni botaniche ed è dedicato a chi di voi ha sempre amato disegnare oppure ha scoperto di avere questa passione durante la quarantena.
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Nei giorni scorsi abbiamo parlato di come si sceglie una matita, di quale sia la carta migliore e abbiamo visto insieme come si disegna un fiore. Questa mattina invece voglio mostrarvi come si disegna una foglia in 4 semplici mosse. Ho scelto come esempio la foglia d’acero giapponese che è uno dei miei alberi preferiti. Quindi afferrate la matita e iniziamo!
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Step 1: geometria. Per prima cosa cerchiamo di individuare una figura geometrica nella quale si può inscrivere la foglia d’acero. Con una matita dalla mina dura (H o meglio 2H) fissiamo un punto centrale dal quale si diramano 7 linee principali e poi disegnamo il contorno che si apre come un ventaglio.
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Step 2: i contorni. Partendo da queste forme essenziali, delineiamo i contorni della foglia d’acero giapponese sempre usando una matita dalla mina dura.
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Step 3: i dettagli. Questo tipo di foglia ha delle piccole punte lungo tutta la sua linea esterna. In questa fase tre del nostro disegno andiamo a perfezionare i contorni della nostra foglia riportando queste piccole irregolarità. A questo punto cancelliamo con una gomma stick le nostre linee base e, usando la matita dalla mina più morbida (B o 2B) ricalchiamo i contorni esterni della foglia.
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Step 4.a: le ombreggiature. Come avevamo visto anche per i fiori, questo è il momento di aggiungere delle ombreggiature al nostro disegno individuando i punti che a nostro parere sono più scuri. Le foglie inoltre hanno una particolarità in più rispetto ai fiori ossia le loro venature. Se le osserviamo in controluce infatti, possiamo vedere come siano percorse da piccolissimi canali attraverso cui scorre la linfa. Questo è il momento, con una leggera pressione della matita, di aggiungere le venature al nostro disegno che sembrerà così più realistico.
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Step 4.b: inchiostrare. Per chi di voi utilizza la penna pigmentata (ne abbiamo parlato qui), l’ultima fase del disegno può essere completata con delle Pigma Micron invece che con la matita dalla mina morbida. Nell’esempio io ho usato una 03 per i contorni esterni e una 005 per le venature interne.
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Et voilà! Il disegno botanico è pronto.
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Spero che questo mio piccolo post di oggi vi sia stato utile. Se avete dubbi o domande scrivetele nei commenti. Noi ci vendiamo sempre qui in bottega alla prossima.
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Come disegnare un fiore in 4 semplici mosse
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Bentornati nel mio blog! Oggi, come di consueto, parleremo di illustrazione botanica e in particolar modo di come disegnare un fiore.
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Questo post è dedicato a quanti di voi, in questo periodo di quarantena, hanno voglia di imparare a fare disegni botanici e cercano qualche suggerimento per farlo in modo semplice e divertente.
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Dopo aver parlato della scelta della carta, delle matite e delle penne pigmentate, oggi vorrei mostrarvi quali sono i passaggi fondamentali per disegnare i fiori che sono sicuramente uno dei soggetti preferiti da chi ama la botanica. Quindi: matita e foglio da disegno alla mano e andiamo a vedere come si fa in 4 facili step.
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1. Forme geometriche. Il primo passaggio, che vale praticamente per tutti i tipi di fiori, è quello di individuare una o più forme geometriche semplici entro le quali il nostro soggetto può essere iscritto. Nell’esempio ho voluto disegnare una margherita che è facilmente inscrivibile in due cerchi di diverse dimensioni, uno per la parte centrale e uno entro il quale sono compresi i petali. Nel primo step quindi, con una matita dalla mina dura (H o 2H) ho tracciato due cerchi e li ho divisi in 4 quadranti.
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2. I primi petali. Nel secondo passaggio, ho suddiviso le mie forme geometriche guida in 8 quadranti inserendo anche le linee diagonali rispetto al centro dei due cerchi. Seguendo le mie linee guida, ho tracciato, con una matita a mina dura, i primi otto petali: verticali, orizzontali e diagonali. I petali della margherita sono allungati e si restringono verso la base. Inoltre non sono dritti ma leggermente increspati.
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3. I petali di contorno. Nello step 3 ho aggiunto tutti i restanti petali, di diverse dimensioni e angolazioni, per riempire il vuoto tra i petali che avevo disegnato nella fase 2. Questo è il momento in cui, se qualcosa nella composizione non mi convince, posso cancellare e tornare sui miei passi. Quando sarò soddisfatta, con una gomma stick, andrò ad eliminare quel che resta delle mie linee guida.
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4. Dettagli e profondità. Nella quarta e ultima fase, non mi resta che aggiungere i dettagli: piccolissimi cerchi per la parte centrale del fiore, piccoli tratti che partono dalla base dei petali e vanno verso l’esterno per le ombre, tratti più definiti per tutti i contorni del disegno. Et voilà! Il fiore è pronto.
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Quando vi sentirete sicuri della vostra tecnica base, potrete applicarla a qualsiasi fiore, di qualsiasi forma e visto da qualsiasi angolazione.
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Spero che questo mio piccolo post vi sia stato utile! Se avete dubbi o domande, scriveteli nei commenti. Noi ci sentiamo prossimamente sempre qui dalla bottega.
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Illustrazioni botaniche: tre cose che so sulle brush pen
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Buongiorno e bentornati nel mio blog. Oggi continuiamo a parlare di illustrazioni botaniche e, dopo aver visto come si sceglie una matita e come si usano le penne pigmentate, mi sono chiesta quali consigli avrei potuto dare a chi di voi desidera aggiungere una nota di colore ai propri disegni. Quindi vi dirò le due o tre cose che so riguardo alle brush pen.
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La materia non è facile per me perché essendo abituata alla tecnica della linoleografia, solitamente lavoro con un solo colore, al massimo due, e con illustrazioni lineari, ossia che non hanno profondità o quasi.
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La domanda però è assolutamente lecita: una volta ottenuta la mia illustrazione botanica, come faccio a colorarla?
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Quello che mi viene in mente subito sono gli acquarelli, un mezzo molto adatto, vista la sua delicatezza e versatilità, a dare colore a questo tipo di disegni. Ma non tutti hanno il tempo o la voglia di preparare una postazione vera e propria per dipingere. Per usare gli acquarelli c’è bisogno dell’acqua. Ovvia osservazione ma non troppo quando siamo in casa in lockdown e magari condividiamo i nostri spazi con tutta la famiglia, bambini compresi, e non c’è tempo, né materialmente spazio per mettersi a dipingere con due bicchieri colmi d’acqua, pennelli, carta assorbente, fogli attaccati col washi tape sul tavolo della cucina dove magari qualcun altro sta studiando, qualcuno giocando con la plastilina e qualcuno cucinando. Inoltre gli acquarelli prevedono dei tempi di asciugatura. E se non avessimo un luogo tutto nostro dove lasciar asciugare i nostri lavori al riparo da eventuali pallonate o invasioni aliene di principesse mutanti?
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La soluzione ideale sono le cosiddette brush pen, ossia “penne-pennello”. Questo particolare tipo di pennarelli contiene inchiostro a base d’acqua e ha la punta simile a quella di un pennello. Le brush pen, usate soprattutto da chi ama il lettering e la calligrafia, sono molto versatili e i risultati che si possono ottenere sono davvero interessanti.
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Le mie preferite sono senza dubbio le Tombow ABT, che esistono in una miriade di colori e che hanno il vantaggio di avere una doppia punta (a pennello da una parte e a pennarello a punta fine dall’altra). Ho provato anche le Ecoline, stratosferiche, setose e con degli inchiostri brillantissimi e le Pitt Pen, che hanno il vantaggio di poter girare la punta una volta consumata (e durano quindi di più). Ne ho provate anche di economiche, dalla marca XY, che però assolutamente vi sconsiglio perché in questo caso la qualità non va trascurata (i risultati sono davvero mediocri).
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Ma come si usano le brush pen?
Ecco le tre cose che so (partendo dal presupposto che dobbiamo usare senz’altro della carta da acquarello).
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1. Come un pennarello. Una volta fatto il nostro disegno botanico e ripassati i contorni con la penna pigmentata, si può usare la brush pen per colorarlo come se fosse un pennarello, all’asciutto e senza aggiungere acqua (come nella foto in alto). I volumi in questo caso saranno dati dalla penna pigmentata e non dal colore. Occhio che in questo caso, penne come le Ecoline (che sono super dense e super coprenti) probabilmente non vanno bene. Meglio usare le Tombow o le Pitt Pen.
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2. Come un acquarello. Qui entriamo in un territorio un po’ diverso. Si tratta infatti di usare le brush pen come se fossero acquarelli, senza impostare un disegno di base ma riproducendo esattamente le movenze che fareste se aveste in mano un pennello. Bisogna quindi di dare l’impressione di un fiore o di una foglia o di una composizione di entrambi senza dettagli, ma semplicemente con il colore. Ci vuole un po’ di mano e bisogna sapersi lasciar andare perché le penne acquarellabili, così come gli acquarelli, sono capricciose e, per chi come me è abituato ad avere un controllo assoluto sulle linee, non danno subito i risultati sperati.
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3. Mescolare e diluire. La terza opzione è quella di usare, su un disegno fatto e rifinito con le penne pigmentate, le brush pen per dare piccoli tocchi di colore che potremo poi sfumare e diluire con un pennello impregnato d’acqua. Ovviamente la difficoltà sta nel capire il giusto quantitativo di acqua da utilizzare poiché se ne mettiamo troppa nel pennello rischiamo di sciogliere anche il tratto della penna pigmentata compromettendo la riuscita finale del tutto.
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In conclusione le brush pen possono essere un utilissimo alleato se desideriamo aggiungere un po’ di colore al nostro disegno botanico ma bisogna imparare a conoscerle e a gestirle al meglio. Quindi, su le maniche e diamoci da fare!
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Se avete domande o dubbi o suggerimenti, scriveteli nei commenti.
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Noi ci vediamo alla prossima, sempre qui in bottega.
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Breve guida alla scelta della carta per il disegno botanico
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Bentornati nel mio blog! In questo piovosissimo lunedì di lockdown, vorrei provare a dare qualche dritta a chi tra voi inizia ad appassionarsi al disegno botanico. Oggi, in particolare, parliamo di carta e di come scegliere quella giusta per iniziare a disegnare.
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Ecco quindi la mia breve guida alla scelta della carta.
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Le caratteristiche che contraddistinguono la carta e che dobbiamo tenere presenti quando andiamo a sceglierla sono due: la grammatura (cioè il peso per foglio) e la composizione e di conseguenza la trama.
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1. Carta da stampante. In questo periodo, conte cartolerie e i negozi d’arte chiusi, è difficile procurarsi i supporti giusti per disegnare, quindi prima di tutto cerchiamo di capire se la carta che ognuno di noi ha in casa può essere utile per iniziare a ritrarre soggetti botanici. Immagino che la maggior parte di voi abbia una risma di carta per la stampante. Le caratteristiche di quest’ultima sono due: è liscia ed è leggera. Solitamente pesa tra i 70 e gli 80 grammi, ha un punto di bianco molto acceso ed è completamente liscia. Ma va bene per disegnare? La risposta giusta è solo una: dipende. Se siamo all’inizio, stiamo imparando a prendere confidenza con la matita, con le proporzioni, con le ombreggiature e così via, la carta da stampante è perfetta. Possiamo usarla per fare le infinite prove che ci servono per prendere confidenza con i nostri mezzi espressivi prima di passare a una vera…
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2. Carta da disegno. Poi c’è la cosiddetta carta da disegno. La mia preferita è la Fabriano riciclata. Questa carta pesa circa 200 g, è semi-ruvida ed è leggermente avoriata. La sua superficie è porosa ed è perfetta per accogliere la matita quando desideriamo fare un disegno botanico con tutti i crismi. È proprio il fatto che la sua superficie non è liscia che ci consente di lavorare sulle ombreggiature e sulla dimensionalità del disegno. E quindi per che cosa non va bene? A mio parere la carta da disegno non è perfetta se desideriamo usare le penne pigmentate (se vuoi saperne di più ne ho parlato qui) per le quali è invece perfetto il…
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3. Cartoncino bristol. Il cartoncino bristol è completamente diverso rispetto alla carta da disegno poiché pesa anch’esso tra i 200 e i 300 grammi ma è completamente liscio e ha un punto di bianco estremamente brillante. Questo facilita la punta in feltro delle penne pigmentate e le fa scivolare meglio rispetto alla carta ruvida da disegno. E se volessimo invece usare del colore, il cartoncino bristol andrebbe bene? Lo svantaggio del bristol è che non regge bene l’acqua quindi se volessimo aggiungere al nostro disegno botanico un po’ di colore con dei pennarelli a base d’acqua o con degli acquarelli, si imbarcherebbe. Ci servirebbe della…
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4. Carta da acquarello. La carta da acquarello solitamente pesa intorno ai 300 grammi, ha diversi tipi di grana, dalla più fine alla più ruvida. La sua caratteristica, essendo composta prevalentemente di cotone, è di non poter essere riciclata. La mia preferita? La Arches pressata a freddo a grana fine. Avendo una lavorazione particolare, la carta da acquarello ha la caratteristica di essere anche molto costosa (20 fogli costano intorno ai 50 euro) ma la differenza tra una carta da acquarello economica e una di alto livello è immensa. Quindi vi consiglio di non lesinare sulle spese in questo caso. L’unica accortezza può essere quella di fare tante prove su piccoli fogli di carta da acquarello economica e poi, solo quando sarete sicuri di voi, passare al lavoro finale sulla carta di qualità. Per fare questo può esservi utile della…
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5. Carta da lucido. La carta da lucido, trasparente e sottile, può essere utile per riportare i contorni di un disegno che in bozza vi piace particolarmente, sul foglio di alta qualità che avete scelto per il lavoro finale. Si tratta di ripassare a grandi linee il disegno e poi, con l’aiuto della carta carbone, ridisegnarlo sulla carta da acquarello o da disegno. La mia preferita è senz’altro la Favini che si vende in blocchi ed è molto funzionale.
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6. Carte colorate. Per concludere la mia breve guida alla scelta della carta, vi dirò che una soluzione interessante può essere quella di usare delle carte colorate per fare disegni botanici con pastelli bianchi, penne pigmentate o penne gel (bianche o dorate). Si può prendere in considerazione la carta kraft (che si vende anche in blocchi da disegno) o la carta toned tan (cioè grigia) che è davvero l’ideale per ottenere degli effetti particolari.
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E con questo io concludo. Se avete domande, dubbi o richieste, scrivetele nei commenti! Noi ci vediamo qui, in bottega, il prossimo lunedì.
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Piccola guida all’uso delle penne pigmentate per i disegni botanici
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Ciao a tutti e ben trovati nella bottega in quarantena! Oggi parliamo ancora di disegni botanici, un modo divertente e semplice per esprimere la nostra creatività in questo periodo così sospeso e surreale.
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Nello scorso articolo vi ho parlato di matite e di come sceglierle e usarle per ottenere una buona illustrazione botanica. Oggi invece vorrei parlarvi del mio strumento preferito e di cui non potrei fare a meno quando decido di disegnare un fiore o una foglia, o qualunque elemento naturale colpisca la mia attenzione: le penne pigmentate.
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Ho iniziato a inchiostrare i miei disegni quando frequentavo il liceo. All’epoca si usavano delle penne con la punta metallica che contengono inchiostro di china, i cosiddetti irrinunciabili Rapidograph. Adesso invece, dopo averne provate di tutti i generi, uso delle penne con un inchiostro pigmentato che hanno un feltrino nella punta e che possono essere usate in infiniti modi per dare ai disegni botanici effetti interessanti.
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Il mio set preferito è senz’altro quello delle Pigma Micron Pen che, se non l’avete ancora fatto, vi consiglio senz’altro di provare. Si tratta di penne con la punta di diverso diametro (nel set di base vanno dalla più piccola 005 alla più grossa 08) che contengono un inchiostro pigmentato in grado di resistere alla luce e all’effetto del tempo senza sbiadire. Inoltre hanno il grande vantaggio, nonostante siano a base d’acqua, di non sbavare a contatto con acquarelli e pennarelli a base d’acqua come ad esempio i Tombow o le Pitt Brush Pen (di questi parleremo più dettagliatamente nel prossimo articolo). Ottime sono anche le Molotow che si trovano con un po’ più di difficoltà ma hanno una qualità praticamente identica alle Pigma Micron.
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Differente è invece il discorso per le Pitt Artist Pen della Faber Castell: inchiostro molto coprente, nero brillante, anche qui set con punte di differenti misure, effetti davvero scenografici nella resa. La differenza cruciale però sta nel fatto che queste penne contengono inchiostro di china che a contatto con gli acquarelli o i pennarelli a base d’acqua si scioglie inesorabilmente.
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Ma, detto questo, come si usano le penne pigmentate?
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Lo step numero uno è sempre quello di produrre un disegno base con la matita dalla mina dura, ad esempio una 2H oppure una H (ne ho parlato qui).
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Lo step numero due consiste nel prendere una Pigma Micron dal diametro piccolo, io solitamente uso una 02, per ripassare le linee essenziali del disegno.
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Step numero tre: usare una Pigma Micron dal diametro più grosso, ad esempio una 03 o una 05, per ripassare le linee esterne, aggiungere dimensionalità ai petali o alle parti esterne delle foglie che stiamo disegnando.
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Step numero 4: tornare al diametro più piccolo, uno 02 oppure addirittura uno 01, per pian piano inserire tutti i dettagli (le venature dei petali o delle foglie, le ombre sulle foglie più esterne, le ombre nella parte interna del pistillo o del gambo dei nostri fiori).
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A questo punto potremo cancellare con una gomma stick i tratti di matita ancora visibili et voilà, il nostro disegno botanico sarà pronto!
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E voi? Usate già delle penne pigmentate? Come vi trovate? Qual è la vostra marca preferita? Scrivetelo nei commenti! Noi ci risentiamo presto qui dalla bottega.
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Scegliere la matita giusta per un buon disegno botanico
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