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Timbri fai da te: stampare su due livelli in modo facile e divertente

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Ciao crafters!

Oggi torno a parlare di timbri fai da te e in particolar modo di una tecnica che mi sta molto a cuore perché mi piace tantissimo. Sto parlando dell’intaglio di timbri a più livelli.

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Chi viene dalla grafica sarà abituato a pensare alle immagini come un sovrapporsi di più livelli perché ormai l’uso quotidiano della suite Adobe ci ha insegnato a farlo. A chi invece ama intagliare timbri fai da te per uso privato o semplicemente per divertirsi, la progettazione di un timbro su più livelli potrebbe sembrare più complessa. Ma non vi scoraggiate! Non solo si può fare ma è anche divertente e i risultati sono decisamente sorprendenti.

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Possiamo arrivare a ottenere stampe con più livelli in due modi: per sottrazione o per addizione.

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Il primo metodo, decisamente il più nobile, lo usava addirittura Picasso nelle sue linoleografie e consiste nell’incavare a step uno stesso blocco (che sia di gomma o di linoleum) e poi stamparlo con diversi colori man mano che si vanno a sottrarre gli elementi che comporranno l’immagine finale. I tutorial della mia eroina Linda Cote sono davvero una miniera di informazioni per capire come funziona. L’unico inconveniente di questa tecnica è che il blocco che intaglieremo può essere usato per un numero limitato di stampe.

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Il secondo metodo è quello di cui vorrei parlarvi oggi e consiste nel fare esattamente l’opposto, cioè incavare lo stesso timbro più volte alternando i pieni e i vuoti per poi comporre una stampa a più colori. Un esempio chiaro di questa tecnica lo trovate nelle stampe di Andrea Lauren, che usa questa tecnica in modo superbo.

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Senza arrivare a un tale livello di complessità, possiamo dire che per usare questa tecnica ci vuole solo un piccolo sforzo mentale in più nella fase progettuale dei nostri timbri fai da te. Per farvi un’idea date un’occhiata qui.

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Facciamo un esempio pratico. Ecco gli step da seguire per ottenere una stampa su due livelli in modo facile e veloce.

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1. Disegnamo il timbro e ricalchiamo il disegno sulla carta velina.

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2. Giriamo la carta velina e ripassiamo il disegno con una pieghetta per la carta sulla gomma da intaglio non una ma due volte.

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3. Intagliamo il timbro due volte ma in maniera opposta. La prima volta la sgorbia passerà all’esterno del nostro disegno. La seconda volta andremo a incidere passando sopra al tratto del nostro disegno. Otterremo così la stessa figura in positivo e in negativo.

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4. Scegliamo due inchiostri per la stampa. Il primo sarà il colore di sfondo (possibilmente un dye ink chiaro) e il secondo quello del contorno (sarebbe meglio un pigment ink scuro).

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5. Stampiamo prima lo sfondo e lasciamolo asciugare. Poi stampiamo il contorno cercando di non generare un effetto “fuori registro” (che però in certi casi a me piace molto).

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Ecco fatto! I nostri timbri fai da te multilivello sono pronti!

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Lavando e facendo asciugare il timbro “pieno” possiamo stampare il nostro soggetto di tutti i colori che ci vengono in mente e, una volta che ci sentiremo sicuri di questa tecnica, la potremo applicare a praticamente qualsiasi idea ci venga in mente.

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Che ne dite? Vi è stato utile questo post? Volete visitare la mia pagina dei Timbri intagliati a mano? Se avete domande o dubbi non esitate a contattarmi! Noi ci ritroviamo qui per un altro appuntamento con la creatività.

 

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Quaderni fai da te: la tecnica base

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Ciao crafters! Eccoci a un nuovo appuntamento per imparare insieme a produrre quaderni fai da te in modo veloce, semplice ed economico. Oggi vi mostrerò tutti i passaggi per ottenere un quaderno fatto in casa con la tecnica della rilegatura dei “four holes”.

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Tutte le misure che vi segnalo in questo post si riferiscono alla realizzazione di un quaderno dal formato classico tascabile dell’A6 (quindi 10,5×14,8 cm). Siccome buona parte degli strumenti da taglio che esistono sul mercato sono in pollici, vi fornirò anche le misure in pollici così da rendervi meno difficoltosa la conversione.

Nel post precedente vi avevo già elencato tutti i materiali di cui abbiamo bisogno per i nostri quaderni fai da te. Oggi invece mi focalizzerò sulla tecnica. Siete pronte?

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1) Innanzitutto scegliete la carta per la copertina. Se siete delle scrappers, potete usare un cartoncino da scrapbooking ma ricordate che deve essere di quelli stampati da tutti e due i lati e che la sua consistenza non deve scendere sotto i 220 grammi. Se non avete a disposizione un foglio di carta da scrapbooking potete anche usare un cartoncino semplice facendo sempre attenzione alla grammatura.

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Una volta fatta la vostra scelta tagliate il cartoncino in modo che abbia queste misure: 15,2×21,7 cm ovvero 6×8 e 1/2 pollici. Poi piegatelo a metà, appiattitelo con il piegacarta e mettetelo da parte.

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2) Secondo step: scegliete la carta per gli interni. Io adoro la carta della Favini, la Rismacqua, perché è liscia ma è da 90 g, quindi è più consistente della carta classica da stampante (che di solito pesa tra i 75 e gli 80 g), e perché la fanno in più colori. Inoltre è FSC, il che vuol dire che proviene da foreste gestite in maniera consapevole e questo, per me che lavoro con la carta, è fondamentale. Un’altra carta che adoro e che viene prodotta in maniera consapevole è quella di Ikea, bianca, porosa e da 100 g, peso che conferisce ancor più struttura al nostro quaderno. Ma se ad esempio vi ritrovate a casa un bloc notes A4 di qualunque tipo, o se avete della carta da stampante riciclata, va benissimo lo stesso. Una volta che avete fatto la vostra scelta, prendete 8 fogli di carta A4, piegateli a metà lungo il lato corto e tagliateli.

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Piegate ancora a metà i 16 fogli che avrete così ottenuto, appiattiteli per bene con il piegacarta e infilateli uno nell’altro.

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Avrete così ottenuto l’interno del vostro quaderno fai da te.

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3) Tagliate l’eccesso laterale di carta. Solitamente quando si rilega un libro o un quaderno, si cuciono insieme più segnature per ottenere un determinato numero di pagine. La “segnatura” è composta da 4 fogli della stessa misura piegati a metà e inseriti uno nell’altro. Ma perché proprio quattro e non sei o otto? Perché 4 è il numero massimo di fogli che una volta piegati a metà e messi uno nell’altro non producono nessun eccesso nella parte esterna rimanendo allineati. Nel nostro caso invece abbiamo ben 16 fogli inseriti uno nell’altro il che produce un certo eccesso laterale di carta che va eliminato.

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Allineate quindi per bene l’interno del vostro quaderno, appoggiate una riga di metallo con la striscia di plastica nella parte inferiore sopra al primo foglio e con un taglierino per la carta iniziate a incidere l’eccesso pian piano, usando la riga come guida, fino ad arrivare all’ultimo foglio.

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4) A questo punto bisogna costruire una guida per poter bucare la carta dei nostri quaderni fai da te. Io ho costruito un “segnabuchi” fatto in casa per sapere dove esattamente bucare i fogli dei miei quaderni A6 rilegati col metodo dei “four holes”. I buchi da fare sono per l’appunto quattro.

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Tagliate una striscia di cartoncino larga più o meno 5 cm o se volete 2 pollici, e lunga 15 cm (ovvero circa 6 pollici) e piegatela a metà nel senso della lunghezza. Apritela e piegatela a metà nel senso della larghezza, poi ancora a metà e poi ancora a metà. Ora dispiegatela tutta. Avrete ottenuto 7 punti di intersezione tra linee verticali e orizzontali. I quattro che vi interessano sono il primo, il terzo, il quinto ed il settimo. Praticate dei fori con il punteruolo in questi 4 punti e avrete ottenuto una “guida” che potrete usare per tutti i vostri quaderni A6.

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5) Prendete l’interno del vostro quaderno, appoggiatevi su una base da taglio, inserite la guida al centro della segnatura e praticate dei fori con il punteruolo da carta tenendo il quaderno ben stretto e aperto a metà. Poi prendete la copertina e fate la stessa cosa usando la stessa guida.

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6) Tagliate del filo cerato o, se non lo avete, del filo da uncinetto, lungo più o meno tre volte l’altezza del vostro quaderno e infilatelo in un ago da lana. Iniziando dal secondo buco da destra, e dall’interno verso l’esterno, iniziate a cucire insieme copertina e segnatura. Una volta finito, fate un nodo al centro della segnatura e tagliate il filo in eccesso.

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7) Ultimo ma non ultimo passaggio, mettete il vostro quaderno in pressa. Se non l’avete, basterà tenerlo per qualche giorno sotto due o tre vocabolari e… il gioco è fatto! I vostri quaderni fai da te sono pronti!

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 Se avete bisogno di chiarimenti sui vari passaggi della lavorazione non esitate a contattarmi e fatemi sapere nei commenti se questo post vi è piaciuto e se vi è stato utile.

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Il prossimo lunedì parleremo di “abbellimenti” e cioè di tutte le tecniche utili per rendere i  vostri quaderni fai da te non solo facili ed economici da realizzare ma anche bellissimi da vedere!

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Quaderni fai da te: i materiali

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Ciao crafters! Oggi vorrei inaugurare una nuova serie di post sul mio blog a tema quaderni fai da te e legatoria artigianale di base.

Io adoro i quaderni, per me sono un’ossessione, se poi sono fatti a mano ancora meglio. L’idea di produrne di miei mi ha sempre affascinato e adesso che ho il mio piccolo brand di cartoleria artigianale posso dire che fare quaderni con le proprie mani è un’attività meravigliosa e divertente: ci passerei le ore!

L’idea quindi è quella di condividere con voi tecniche, strumenti e fasi di lavorazione per produrre quaderni fai da te in modo facile, veloce, economico ma soprattutto creativo!

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Oggi partirò subito dai materiali che sono necessari per produrre in casa quaderni fai da te con la tecnica base dei “four holes”, ovvero la rilegatura semplice a quattro buchi con la copertina morbida.

Ci serviranno almeno due tipi di carta, una più leggera (anche la riciclata va benissimo) per gli interni e una più pesante per la copertina. Per quel che mi riguarda la grammatura perfetta della carta per gli interni è 90 grammi (né troppo pesante né troppo leggera), per intenderci quella da stampante ne pesa 80, ma potete scegliere quella che più vi piace, quella che costa meno, quella che vi ispira di più per i vostri quaderni fai da te. Per la copertina invece non scenderei sotto i 170 grammi, altrimenti il vostro quaderno non avrà la consistenza giusta per essere usato comodamente.

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Ci servirà una taglierina a braccio fisso (io uso la Fiskars ma se non l’avete anche un taglierino di quelli che si trovano da Leroy Merlin andrà benissimo); una riga in metallo che abbia una striscia di gomma nella parte posteriore; un ago piuttosto grande, diciamo di quelli da lana; del filo cerato (ma io uso agevolmente anche il filo da uncinetto); un punteruolo (ma possiamo sostituirlo anche con delle punesse); un tappetino da taglio; una pieghetta per la carta (possiamo sostituirla con un coltello senza il seghetto); una pressa per la carta (ma possiamo sostituirla con una pila di libri); un attrezzo per stondare gli angoli (questo è del tutto opzionale).

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Noi in Italia usiamo le misure in cm mentre in America le scrapbookers usano i pollici. Lo standard dei fogli di carta da scrapbooking, che se sono stampati a doppia faccia e se hanno una grammatura consistente sono l’ideale per confezionare quaderni fai da te economici, veloci ma soprattutto deliziosi a vedersi, è di 12×12 pollici, ovvero i nostri 30,48×30,48 cm. La carta che useremo per gli interni invece con tutta probabilità sarà in formato A4, cioè 21,0×29,7 cm. Questo significa che l’interno dei nostri quaderni fai da te, perché siano davvero economici e ci permettano di usare tutta la carta senza sprecarla, sarà nelle misure classiche dell’A5 (14,8×21 cm), dell’A6 (10,5×14,8) o dell’A7 (74×10,5 cm). Probabilmente quindi se useremo della carta da scrapbooking per le nostre cover avremo dei residui che metteremo da parte per altri lavori di scrap, mente se useremo del cartoncino A4 o meglio ancora A3 non avremo nessuno “sfrido”.

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Nel prossimo post vi svelerò passo passo la tecnica base dei “four holes” per ottenere quaderni fai da te semplici e veloci nelle misure standard dell’A5, dell’A6 e dell’A7. Nel frattempo lasciatemi un commento e fatemi sapere se nelle vostre craft room avete tutto l’occorrente per produrre quaderni fai da te!

 

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Timbri fai da te: breve guida alla scelta della carta

Scegliere la carta•••

Ciao crafters! Oggi nel mio blog si parla di timbri fai da te e scelta della carta.

La questione non è affatto scontata e ci sono una serie di variabili da prendere in considerazione quando si inizia a progettare l’incisione di un nuovo timbro in relazione alla carta sul quale lo stamperemo.

Abbiamo fatto una breve panoramica sulla scelta degli inchiostri ma, che siano dye o pigment o chalky ink, la resa dei nostri timbri dipende in buona misura dalla carta che useremo per i nostri progetti.

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Ci sono almeno due fattori che vanno presi in considerazione a priori: la grammatura della carta e la sua texture. Il peso della carta infatti determina in buona misura la riuscita di una stampa impressa a mano. Quanto più leggera sarà la carta che usiamo infatti tanto maggiore sarà la possibilità che l’inchiostro la penetri finendo per trapassarla. Quanto più la carta sarà texturizzata (ossia ruvida o tamburata ma non liscia) tanto maggiore sarà la possibilità che la nostra stampa non abbia contorni netti o campiture piene.

Questo che significa? Che prima di iniziare a progettare un nuovo timbro fai da te dovete pensare bene all’uso che ne farete e al mix di carta e inchiostro con il quale volete stamparlo.

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Se l’idea è quella di ottenere un timbro artistico, molto dettagliato e con una resa molto definita e simile a quella della stampa tipografica, allora useremo della carta bianca (al massimo avoriata), liscia, da non meno di 220 grammi, combinandola con un pigment ink come ad esempio il Versafine.

Se l’idea è invece quella di ottenere un’effetto non troppo definito ma rustico e caldo, allora potremo usare delle carte ruvide, con un peso anche intorno ai 170 g, combinandolo con inchiostri chalky o dye. Tutto cambia ovviamente se le carte ruvide sono scure perché a quel punto dovremo usare per forza degli inchiostri coprenti come i Versamagic.

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Le possibilità sono quindi tantissime e tutto dipende dalle finalità del vostro progetto. Se avete in mente di stampare un mini poster da incorniciare o un biglietto di auguri o la copertina di un quaderno, se avete in mente uno stile più netto e tipografico o più rustico e chalky… le combinazioni inchiostro-carta sono infinite. Quello che mi sento di consigliarvi però è di conservare sempre tutti i ritagli di carta che vi avanzano e di averli a disposizione per “testare” i vostri timbri fai da te una volta che avete finito di intagliarli per vedere “l’effetto che fa” prima di stampare il vostro progetto definitivamente.

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Una parentesi a parte la merita la scelta della carta da acquarello. Questa infatti è la carta più usata per accogliere i timbri fatti a mano poiché è resistente e l’inchiostro non la trapassa (cosa che invece accade con le veline o con le vellum), ma è anche perfetta se alle vostre stampe volete aggiungere dei tocchi di colore con le brush pen a base d’acqua o con gli acquarelli. Il problema è che la maggior parte delle volte è ruvida il che non rende giustizia ai dettagli dei timbri in gomma fatti a mano. Io mi trovo abbastanza bene con la Imagine della Canson da 200 grammi, che è quasi liscia, ma quel “quasi” molte volte mi fa propendere per la Fabriano multipaper da 300 grammi bianca e liscia che si avvicina di più alla mia idea “tipografica” di stampa.

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E voi? Quali sono le vostre esperienze? Quale carta usate di solito per stampare i vostri timbri fai da te? Lasciatemi un commento e alla prossima!

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Timbri fai da te: breve guida agli inchiostri chalky

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Ciao crafters! Oggi nel mio blog vi parlo ancora di timbri fai da te. Dopo aver messo a confronto pigment ink, dye ink a base d’acqua e dye ink non idrosolubili, vorrei proporvi una breve guida agli inchiostri chalky.

Quelli che uso io sono i Versamagic che si trovano facilmente in una varietà enorme di colori prevalentemente chiari. Gli inchiostri chalky infatti sono pensati per essere usati sulla carta scura in modo da ottenere un effetto “gesso su lavagna” molto caratteristico.

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Il tampone degli inchiostri chalky è spugnoso e l’inchiostro è molto denso. Siccome quest’ultimo non penetra nella carta come avviene per i dye ink ma ci si “appoggia sopra” i tempi di asciugatura sono molto lenti. Può essere necessaria anche un’ora prima che la vostra stampa sia davvero pronta. Viceversa gli inchiostri chalky possono essere usati anche sulle carte texturizzate poiché se stesi bene riempiono gli avvallamenti della loro superficie.

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Per la mia esperienza il risultato di stampa dei timbri fai da te che si può ottenere sulle carte scure in certi casi è davvero bello. Non sarà uniforme come con i pigment ink, ma è comunque caratteristico e molto shabby chic. Anche sulle carte chiare l’effetto può essere stupendo anche perché gli inchiostri chalky si possono sfumare uno nell’altro ottenendo gradazioni di colore inedite. Pensate ad esempio a come li usa Bymamalaterre, una delle mie artiste intagliatrici preferite.

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Se siete delle scrapper e usate questi inchiostri con timbri prodotti industrialmente, non dovreste avere problemi. Se invece li usate su timbri fai da te, prestate particolare attenzione alla stesura del colore. Se i solchi che avete tracciato con le sgorbie non sono particolarmente profondi e premete troppo il tampone sulla gomma, rischiate che l’inchiostro, che abbiamo detto è molto denso, li “riempia” completamente rendendo la stampa imprecisa e illeggibile. Per questo io uso gli inchiostri chalky prevalentemente su timbri “vuoti” piuttosto che pieni e stendendo il colore con attenzione senza essere troppo insistente.

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Altra cosa importante, gli inchiostri chalky sono a base d’acqua ma sono anche “pigmented” il che significa che si infilano nella superficie dei vostri timbri fai da te con tenacia. Per eliminarli vi serviranno acqua tiepida e sapone, e in alcuni casi (per le tinte molto scure) un solvente.

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Un esempio di inchiostro chalky su carta scura? I miei quaderni del set da regalo Collezione Gold.

Voi che ne pensate? Avete mai usato degli inchiostri chalky? Raccontatemi la vostra esperienza nei commenti e alla prossima!

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Timbri fai da te: Memento vs Archival, Dye ink a confronto

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Ciao crafters! Oggi sul mio blog ritorno a parlare di tamponi di inchiostro per i timbri fai da te e in particolar modo vorrei mettere a confronto due dei miei Dye ink preferiti, gli Archival della Ranger e i Memento della Tsukineko.

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In inglese la parola “dye” significa letteralmente “tinta, colore” e il verbo “to dye” vuol dire “tingere”. In generale i Dye ink sono a base d’acqua e sono quindi idrosolubili. Per questa caratteristica si distinguono dai pigment ink che sono invece a base oleosa e quindi hanno bisogno di solventi per essere lavati via.

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Secondo questa definizione, i Dye ink per eccellenza quindi sono i Memento. Sono a base d’acqua, senza acidi e sono “fade resistant” il che vuol dire che non sbiadiscono. Inoltre hanno la capacità di asciugarsi in men che non si dica su tutti i tipi di carta (perché ovviamente stiamo parlando di inchiostri adatti ad essere usati solo su carta). Si trovano facilmente nella misura grande ma anche in “teardrop“, dei tamponcini piccoli che consentono di inchiostrare con diversi colori un timbro composito. Sono disponibili in una grande varietà di colori, anche se si tratta soprattutto di tonalità scure, e vanno via dai timbri fai da te con gran facilità, basta anche solo un po’ d’acqua tiepida. Ci sono solo due problemi relativi all’uso dei Memento: per prima cosa sono idrosolubili, il che significa che se volete colorare i vostri timbri in gomma fatti a mano ad esempio con una brush pen a base d’acqua o con degli acquarelli, i contorni della vostra stampa scoloriranno; seconda cosa, se li userete su una carta molto texturizzata, ad esempio quella da acquarello, il colore non sarà pieno (l’inchiostro dei Memento aderisce alla carta solo superficialmente), quindi sono perfetti per la carta liscia e bianca o al massimo avorio ma non sulle carte scure. Inoltre alcuni colori non si distribuiscono uniformemente sulla superficie del timbro ma “a grappolo” il che significa che se li usate per timbri in gomma pieni, non avrete comunque una resa uniforme e chiara della stampa anche se usate una carta liscia.

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Veniamo invece agli Archival. Anche questi sono Dye ink. Il loro tampone è in tela, quindi è asciutto, sono acid free e sono perfetti sulle carte chiare. La differenza con i Memento però è abissale. Innanzitutto gli Archival sono permanenti. È proprio per questo che si chiamano “Archival” perché sono progettati per resistere a lungo. In secondo luogo sono resistenti all’acqua il che significa che potete usarli con gli acquarelli, le brush pen a base d’acqua e gli altri inchiostri a base d’acqua e non scoloriranno. Hanno dei tempi di asciugatura molto lenti e la cosa curiosa è che quando imprimete i vostri timbri fai da te all’inizio vi sembrerà che la stampa non sia uniforme ma granulosa. Se date il tempo però all’inchiostro Archival di asciugarsi, otterrete uno splendido effetto “matte”, uniforme e bellissimo da vedere sulle carte lisce ma altrettanto soddisfacente sulle carte granulose. Anche gli Archival si trovano facilmente sia nei formati grandi che piccoli e la differenza con i memento la fa Wendy Vecchi, la designer della Ranger che ha progettato questi inchiostri e ha scelto le tonalità di colore in cui sono prodotti che sono stupende! Unico neo il fatto che una volta asciutti gli Archival hanno un odore non troppo piacevole (diciamo pure invadente) probabilmente dovuto alle sostanze che li rendono permanenti, e che una volta usati rimarranno attaccati alla superficie dei vostri timbri in gomma fai da te come delle cozze, quindi hanno bisogno di essere lavati via con dei solventi (non basta il sapone per le mani).

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Ho adoperato l’inchiostro Archival per preparare i Biglietti di Auguri collezione “Gingko Leaves”. Vieni a vedere!

Insomma, per i timbri fai da te “pieni” io preferisco in assoluto gli Archival. L’effetto è meraviglioso e i colori disponibili sono tantissimi. Ma resto affezionata ai miei Memento per i timbri “vuoti” e anche per il fatto che sono lavabili e non intaccano la superficie della gomma da intaglio.

Voi cosa ne pensate? Come vi trovate e quale Dye ink preferite? Se volete condividere con me la vostra esperienza lasciatemi un commento!

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Timbri fai da te: Versafine vs Memento, inchiostri neri a confronto

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Ciao crafters! Questo è il primo post di una serie dedicata alla scelta degli inchiostri da usare con i timbri fai da te. Ho iniziato con gli inchiostri neri perché il nero è un colore fondamentale e che useremo sempre sia per le scritte che per gli ornamenti, sia per le figure piene che per quelle scontornate, sia sulle carte lisce che su quelle ruvide, insomma è un evergreen.

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La scelta del nero non è così facile come sembra e cambia in base a molte variabili: l’effetto che vogliamo ottenere, i tempi di asciugatura della stampa, la carta che usiamo, il tipo di lavorazione che abbiamo in mente quando progettiamo di incavare dei timbri fai da te.

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Possiamo dire che gli inchiostri si dividono in due principali categorie: i Dye ink e i Pigment ink. I primi sono a base d’acqua e hanno un’asciugatura molto rapida mentre i secondi sono a base oleosa e non sono solubili con l’acqua. Io ho messo a confronto due degli inchiostri neri che preferisco: Memento e Versafine. Entrambi si trovano facilmente su Amazon sia nelle taglie normali che nei cosiddetti teardrop, tamponi più piccoli e maneggevoli (che io preferisco) che consentono di distribuire l’inchiostro anche nei punti più difficili con un maggior controllo.

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Già a partire dalla consistenza del tampone di inchiostro si può percepire la differenza tra Dye e Pigment ink. Se osservate il tampone dell’inchiostro nero Memento, vi accorgerete che è asciutto e che assomiglia a una stoffa. Quando tamponate il vostro timbro l’inchiostro non si stende uniformemente e il nero non è profondo. Dopo che avrete stampato vi basterà sciacquare il vostro timbro con l’acqua e vi accorgerete che la gomma rimarrà pulita. Essendo il Memento un inchiostro a base d’acqua non potrete colorare le figure stampate con gli acquarelli né con brush pen a base d’acqua. L’incredibile qualità degli inchiostri Memento e in generale dei Dye ink però è che asciugano in un lampo, specialmente sulla carta liscia opaca, e il loro effetto non è assolutamente da sottovalutare. Purtroppo se li usate invece su della carta texturizzata, a partire dalla carta per acquarello fino ad arrivare a quella da scrapbooking, i dettagli dei vostri timbri fai da te si perderanno inevitabilmente, e otterrete un effetto “chalky” che non sempre è quello che avete in mente.

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Il tampone dei Pingment ink invece è spugnoso e ricco di inchiostro. Il nero è profondo ed ha una consistenza oleosa. Io uso il Versafine perché lo trovo molto ricco e intenso. Quando tamponate i vostri timbri fai da te con questo inchiostro la superficie viene ricoperta in modo uniforme da uno strato di inchiostro denso. La stampa risulterà piena e vivida e tutti i dettagli (errori eventuali compresi) del vostro intaglio saranno ben visibili. Sulla carta liscia è il massimo e sulla carta texturizzata, compresa quella da acquarello, l’effetto è buono. L’unico problema è che questo tipo di inchiostro non verrà mai eliminato del tutto dalla plastica del vostro timbro anche se lo lavate accuratamente con acqua e sapone. Col passare del tempo i residui del Versafine intaccano la superficie dei timbri in gomma intagliati a mano e li rendono appiccicosi, li rovinano. Quindi abbiate in mente che se usate un Pigment ink dopo un certo numero di stampe e dopo un certo tempo dovrete buttare la matrice e intagliarla di nuovo. I tempi di asciugatura del Versafine sono più lenti rispetto al Memento ma comunque molto veloci (stiamo parlando di minuti e non di ore) e il nero è perfetto per i timbri “vuoti” ma anche con i pieni ha una resa favolosa. Guardate ad esempio le opere d’arte che intaglia Viktoria Astrom e ditemi se l’effetto del Versafine non è favoloso sulla carta liscia!

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Insomma avrete capito che tra Dye e Pigment ink, per quel che riguarda gli inchiostri neri, io sono assolutamente a favore del secondo. Voi cosa ne pensate? Qual è la vostra esperienza? Avete altri inchiostri neri tra i vostri preferiti? Lasciatemi un commento e alla prossima!

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Timbri fai da te: Speedball vs Dick Blick gomme a confronto

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Ciao crafters! Oggi torno sul blog con un nuovo articolo sui timbri fai da te.

Si dà il caso infatti che mia sorella sia stata in America per lavoro questa estate e mi abbia portato una discreta quantità di una delle gomme da intaglio più usate da chi produce timbri artistici con la tecnica della linoleografia.

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Sto parlando della famosa Ready cut, la gomma prodotta da Dick Blick, uno dei negozi d’arte più famosi e diffusi degli States. Io di solito per i miei timbri fai da te uso la Speedy carve della Speedball perché è quella con cui mi trovo meglio e anche perché si compra molto facilmente su Amazon (tra l’altro i prezzi ultimamente sono anche scesi) ma ero curiosissima di provare la Ready cut perché l’ho vista usare alle mie intagliatrici preferite tra cui Aftyn Shah, in arte Rise+Wander, che con questa gomma produce delle vere e proprie opere d’arte.

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Be’, le ho messe al confronto e… siete pronte per sapere cosa ne penso?

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Le due gomme sono diversissime tra loro. La Ready cut ha uno spessore di circa 5 millimetri e ha uno strato superficiale grigio (di circa un millimetro) appoggiato su un corpo bianco più sostanzioso.

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La Speedy carve invece è alta circa 7 millimetri, è morbida e ha un colore uniforme.

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La superficie della Ready cut è ruvida e piuttosto dura da incavare quando si preparano dei timbri fai da te ma soprattutto, quando si cerca di incidere dei dettagli molto piccoli, si sfalda producendo dei residui polverosi difficilissimi da eliminare. D’altra parte viene venduta in blocchi anche molto grandi (fino a 31×46 cm) cosa che consente di mettere in lavorazione dei veri e propri artwork.

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La Speedy carve invece quando la si intaglia non si sbriciola e non lascia residui. Si riesce a dettagliare l’immagine con incisioni piccolissime. E anche se essendo tutta dello stesso colore non aiuta a capire bene la profondità del solco lasciato dalla sgorbia, rimane in assoluto la mia preferita, non si batte.

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E voi che ne pensate? Avete mai provato la Ready cut per i vostri timbri fai da te? Raccontatemi la vostra esperienza e ci ritroviamo presto con un nuovo articolo sui timbri in gomma fai da te.

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Timbri fai da te: mini guida agli eraser stamp

Eccomi qui con un nuovo post sui timbri fai da te.

 

Abbiamo già esaminato insieme i vari tipi di gomma da intaglio che ho provato personalmente focalizzando l’attenzione sul fatto che non essendo prodotti in Italia questi materiali sono abbastanza costosi. Ma se volete realizzare dei timbri fai da te senza spendere troppo c’è un altro modo per iniziare, molto facile ed economico: gli eraser stamp. Molte artiste, illustratrici e designer infatti, come ad esempio la mitica Ishtar Olivera ma anche la già citata Gennine Zlatkis, utilizzano le gomme da cancellare per intagliare i propri timbri ottenendo dei risultati in alcuni casi straordinari.

 

La gomma da cancellare, soprattutto se non contiene Pvc, è un materiale fantastico da intagliare. Liscio, facilmente lavorabile e abbastanza alto da poter essere inciso senza rompersi. Ovviamente non sto parlando delle gomme pane, quelle per il disegno artistico, che sono troppo porose e si sfaldano subito se intagliate con le sgorbie.

 

L’unico inconveniente degli eraser stamp è la superficie che possiamo riservare all’intaglio, molto piccola rispetto a un qualunque blocco pensato specificamente per questo scopo. Bisogna progettare il disegno di partenza in modo diverso, pensandolo come una composizione di parti molto piccole che potremo incidere in varie gomme da cancellare, oppure riservare agli eraser stamp progetti differenti la cui realizzazione non richieda superfici molto ampie.

 

Io ho provato a intagliare due tipi di gomme da cancellare: le tedesche Staedtler 525 B e le danesi prodotte da Flying Tiger.

 

Il materiale delle tedesche è decisamente favoloso da lavorare, bianco, compatto, liscio. L’unico problema è che in molte varietà di gomme la Staedtler incide il marchio in superficie quindi occhio perché in questo caso sono impossibili da utilizzare!

 

Per quanto riguarda invece le gomme di Flying Tiger, sono in assoluto le mie preferite e ne ho sempre una scorta enorme a casa. Sono economiche ma la cosa che le rende uniche è la loro taglia. Rispetto alle normali gomme da cancellare che si trovano nelle cartolerie sono più grandi e quindi sono anche più semplici da lavorare e più facilmente adattabili ai vostri disegni e progetti. Siccome vengono vendute in imballi di carta che ne coprono buoni tre quarti, fate attenzione quando scegliete il lato da intagliare perché molte volte ne portano il segno e questo comprometterebbe la buona riuscita del timbro.

 

E voi? Avete già provato a intagliare degli eraser stamp? Raccontatemi le vostre esperienze e i vostri dubbi. Alla prossima!

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Timbri fai da te: guida alla scelta delle sgorbie

 

Bentrovate nel mio blog. Oggi vorrei condividere con voi un altro post sui timbri fai da te focalizzato sulla scelta degli attrezzi che si usano per intagliarli: le sgorbie.

 

Le più diffuse sono sicuramente quelle della Speedball. Sono abbastanza economiche (costano intorno ai 15 euro) e si trovano facilmente anche su Amazon.it. Nel manico ergonomico in plastica si nasconde uno scomparto che contiene cinque punte da intaglio di diverse misure e forme che si possono cambiare inserendole nella ghiera a seconda della fase di lavoro che state affrontando mentre intagliate i vostri timbri fai da te.

 

Il set di sgorbie che invece tutte le crafters che intagliano timbri fai da te (ma anche e a maggior ragione sul linoleum) desiderano è il set C della Pfail. Questo set di sei sgorbie è prodotto in Svizzera. Ognuna di esse ha un manico ergonomico in legno e punte di diversa forma e grandezza a seconda della necessità. La loro precisione è leggendaria e il loro prezzo è decisamente un investimento poiché costano intorno ai 120 euro e non potete comprarle su Amazon.it. Insomma sono un set deluxe, un prodotto top che usano le più grandi intagliatrici, da Viktoria Astrom a Linda Cote.

 

La teoria di base però è sempre la stessa. Le punte delle sgorbie si dividono in due macrocategorie: le cosiddette U gouges, o punte a U, che servono per eliminare le aree più grosse della gomma e le V gouges, o punte a V, che servono per intagliare invece i dettagli e i contorni dei vostri timbri in gomma.

Se prendiamo ad esempio le sgorbie della Speedball, nel set che viene usato più comunemente, ci sono come vi dicevo cinque punte.

 

Con la punta numero 1, la V gouge più piccola, si affronta la prima parte del lavoro intagliando i contorni della figura.

 

Con la punta numero 2, anch’essa una V gouge, si ripassano i contorni già intagliati per renderli più definiti.

 

Con la punta numero 5, l’unica U gouge presente in questo set, si eliminano le aree più grossolane della gomma.

E il gioco è fatto.

 

Le due restanti punte sono la numero 3, una V gouge piuttosto grossa che io non uso volentieri, e la punta a coltello che, se intagliate il linoleum può essere utile per le rifiniture.

L’unica cosa un po’ noiosa è che se possedete una sola sgorbia dovete cambiare spesso le punte in base alla fase di lavoro in cui vi trovate ma essendo molto economica potete decidere di comprarne più d’una e lasciarle montate con le punte che usate di più.

Il punto di forza invece di questo set della Speedball è che potete anche comprare solo le punte quando si saranno sfilate mentre le sgorbie della Pfeil, o similari, vanno rifilate a mano.

Spero di esservi stata utile con questo post sulla scelta delle sgorbie per i vostri timbri fai da te!

Se avete esperienze diverse dalla mia lasciatele nei commenti, non vedo l’ora di confrontarmi con voi!