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Come disegnare un fiore in 4 semplici mosse

Disegnare una margherita

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Bentornati nel mio blog! Oggi, come di consueto, parleremo di illustrazione botanica e in particolar modo di come disegnare un fiore.

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Questo post è dedicato a quanti di voi, in questo periodo di quarantena, hanno voglia di imparare a fare disegni botanici e cercano qualche suggerimento per farlo in modo semplice e divertente.

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Dopo aver parlato della scelta della carta, delle matite e delle penne pigmentate, oggi vorrei mostrarvi quali sono i passaggi fondamentali per disegnare i fiori che sono sicuramente uno dei soggetti preferiti da chi ama la botanica. Quindi: matita e foglio da disegno alla mano e andiamo a vedere come si fa in 4 facili step.

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1. Forme geometriche. Il primo passaggio, che vale praticamente per tutti i tipi di fiori, è quello di individuare una o più forme geometriche semplici entro le quali il nostro soggetto può essere iscritto. Nell’esempio ho voluto disegnare una margherita che è facilmente inscrivibile in due cerchi di diverse dimensioni, uno per la parte centrale e uno entro il quale sono compresi i petali. Nel primo step quindi, con una matita dalla mina dura (H o 2H) ho tracciato due cerchi e li ho divisi in 4 quadranti.

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2. I primi petali. Nel secondo passaggio, ho suddiviso le mie forme geometriche guida in 8 quadranti inserendo anche le linee diagonali rispetto al centro dei due cerchi. Seguendo le mie linee guida, ho tracciato, con una matita a mina dura, i primi otto petali: verticali, orizzontali e diagonali. I petali della margherita sono allungati e si restringono verso la base. Inoltre non sono dritti ma leggermente increspati.

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3. I petali di contorno. Nello step 3 ho aggiunto tutti i restanti petali, di diverse dimensioni e angolazioni, per riempire il vuoto tra i petali che avevo disegnato nella fase 2. Questo è il momento in cui, se qualcosa nella composizione non mi convince, posso cancellare e tornare sui miei passi. Quando sarò soddisfatta, con una gomma stick, andrò ad eliminare quel che resta delle mie linee guida.

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4. Dettagli e profondità. Nella quarta e ultima fase, non mi resta che aggiungere i dettagli: piccolissimi cerchi per la parte centrale del fiore, piccoli tratti che partono dalla base dei petali e vanno verso l’esterno per le ombre, tratti più definiti per tutti i contorni del disegno. Et voilà! Il fiore è pronto.

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Quando vi sentirete sicuri della vostra tecnica base, potrete applicarla a qualsiasi fiore, di qualsiasi forma e visto da qualsiasi angolazione.

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Spero che questo mio piccolo post vi sia stato utile! Se avete dubbi o domande, scriveteli nei commenti. Noi ci sentiamo prossimamente sempre qui dalla bottega.

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Illustrazioni botaniche: tre cose che so sulle brush pen

Brush pen

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Buongiorno e bentornati nel mio blog. Oggi continuiamo a parlare di illustrazioni botaniche e, dopo aver visto come si sceglie una matita e come si usano le penne pigmentate, mi sono chiesta quali consigli avrei potuto dare a chi di voi desidera aggiungere una nota di colore ai propri disegni. Quindi vi dirò le due o tre cose che so riguardo alle brush pen.

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La materia non è facile per me perché essendo abituata alla tecnica della linoleografia, solitamente lavoro con un solo colore, al massimo due, e con illustrazioni lineari, ossia che non hanno profondità o quasi.

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La domanda però è assolutamente lecita: una volta ottenuta la mia illustrazione botanica, come faccio a colorarla?

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Quello che mi viene in mente subito sono gli acquarelli, un mezzo molto adatto, vista la sua delicatezza e versatilità, a dare colore a questo tipo di disegni. Ma non tutti hanno il tempo o la voglia di preparare una postazione vera e propria per dipingere. Per usare gli acquarelli c’è bisogno dell’acqua. Ovvia osservazione ma non troppo quando siamo in casa in lockdown e magari condividiamo i nostri spazi con tutta la famiglia, bambini compresi, e non c’è tempo, né materialmente spazio per mettersi a dipingere con due bicchieri colmi d’acqua, pennelli, carta assorbente, fogli attaccati col washi tape sul tavolo della cucina dove magari qualcun altro sta studiando, qualcuno giocando con la plastilina e qualcuno cucinando. Inoltre gli acquarelli prevedono dei tempi di asciugatura. E se non avessimo un luogo tutto nostro dove lasciar asciugare i nostri lavori al riparo da eventuali pallonate o invasioni aliene di principesse mutanti?

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La soluzione ideale sono le cosiddette brush pen, ossia “penne-pennello”. Questo particolare tipo di pennarelli contiene inchiostro a base d’acqua e ha la punta simile a quella di un pennello. Le brush pen, usate soprattutto da chi ama il lettering e la calligrafia, sono molto versatili e i risultati che si possono ottenere sono davvero interessanti.

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Le mie preferite sono senza dubbio le Tombow ABT, che esistono in una miriade di colori e che hanno il vantaggio di avere una doppia punta (a pennello da una parte e a pennarello a punta fine dall’altra). Ho provato anche le Ecoline, stratosferiche, setose e con degli inchiostri brillantissimi e le Pitt Pen, che hanno il vantaggio di poter girare la punta una volta consumata (e durano quindi di più). Ne ho provate anche di economiche, dalla marca XY, che però assolutamente vi sconsiglio perché in questo caso la qualità non va trascurata (i risultati sono davvero mediocri).

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Ma come si usano le brush pen?

Ecco le tre cose che so (partendo dal presupposto che dobbiamo usare senz’altro della carta da acquarello).

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1. Come un pennarello. Una volta fatto il nostro disegno botanico e ripassati i contorni con la penna pigmentata, si può usare la brush pen per colorarlo come se fosse un pennarello, all’asciutto e senza aggiungere acqua (come nella foto in alto). I volumi in questo caso saranno dati dalla penna pigmentata e non dal colore. Occhio che in questo caso, penne come le Ecoline (che sono super dense e super coprenti) probabilmente non vanno bene. Meglio usare le Tombow o le Pitt Pen.

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2. Come un acquarello. Qui entriamo in un territorio un po’ diverso. Si tratta infatti di usare le brush pen come se fossero acquarelli, senza impostare un disegno di base ma riproducendo esattamente le movenze che fareste se aveste in mano un pennello. Bisogna quindi di dare l’impressione di un fiore o di una foglia o di una composizione di entrambi senza dettagli, ma semplicemente con il colore. Ci vuole un po’ di mano e bisogna sapersi lasciar andare perché le penne acquarellabili, così come gli acquarelli, sono capricciose e, per chi come me è abituato ad avere un controllo assoluto sulle linee, non danno subito i risultati sperati.

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3. Mescolare e diluire. La terza opzione è quella di usare, su un disegno fatto e rifinito con le penne pigmentate, le brush pen per dare piccoli tocchi di colore che potremo poi sfumare e diluire con un pennello impregnato d’acqua. Ovviamente la difficoltà sta nel capire il giusto quantitativo di acqua da utilizzare poiché se ne mettiamo troppa nel pennello rischiamo di sciogliere anche il tratto della penna pigmentata compromettendo la riuscita finale del tutto.

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In conclusione le brush pen possono essere un utilissimo alleato se desideriamo aggiungere un po’ di colore al nostro disegno botanico ma bisogna imparare a conoscerle e a gestirle al meglio. Quindi, su le maniche e diamoci da fare!

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Se avete domande o dubbi o suggerimenti, scriveteli nei commenti.

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Noi ci vediamo alla prossima, sempre qui in bottega.

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Erbario fai da te: un diario delle stagioni

Erbario-per-blog

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Bentrovate nel mio blog.

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Oggi vorrei parlarvi ancora di come si compone un erbario fai da te.

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La primavera è arrivata in tutto il suo splendore e, per chi ama la natura, è questo il momento privilegiato dell’anno per osservare fiori e piante nel loro momento più rigoglioso.

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Osservare, raccogliere e catalogare le piante che vivono nel nostro ambiente non è solo un passatempo per appassionati di botanica. È molto di più. Un modo per riconnetterci con la natura, con il suo respiro lento e ciclico. Un modo per tenere una sorta di diario delle stagioni che si susseguono con il loro incedere maestoso. Un modo per trattenere nella memoria i colori e gli odori di un momento particolare della nostra vita: una passeggiata nel bosco, una giornata trascorsa sul prato, una gita al lago.

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Ecco, un erbario è tutto questo e altro ancora.

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Quando ho pensato di creare il mio erbario fai da te, mi è subito venuto in mente quello della poetessa Emily Dickinson. Le sue poesie sulla natura sono le mie preferite e il suo erbario è spettacolare, un vero esempio di passione per la botanica ma anche una sorta di diario nel quale c’è il germe di quella che sarebbe stata la sua poetica. Quello che colpisce dell’erbario della poetessa sono le dimensioni. È un libro molto grande proprio perché raccoglie e conserva specie botaniche nella loro reale maestosità.

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L’erbario fai da te che ho pensato e progettato io invece, ha delle dimensioni sicuramente più ridotte per far sì che possa essere gestito in modo agile anche da chi è appassionato ma non ha molto spazio a disposizione.

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Ma com’è fatto un erbario fai da te?

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Nelle scorse settimane abbiamo parlato di come raccogliere ed essiccare i fiori o le foglie. Poi abbiamo spostato l’attenzione su come catalogare e conservare i nostri esemplari preferiti. Oggi invece vi presento il mio erbario fai da te più nel dettaglio.

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Si tratta di un libro rilegato a mano con la tecnica del buttonhole stitch binding. Questo consente di avere più segnature separate tra di loro che affrontano argomenti diversi. Infatti il mio erbario fai da te ha sei segnature ognuna delle quali dedicata a una specie diversa. Ho previsto due segnature per fiori e foglie, una per le piante aromatiche e una per le succulente.

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Sapete che uso rigorosamente carta riciclata per tutte le mie creazioni e l’erbario non fa eccezione. Per la copertina ho scelto un cartoncino da 300 g (quindi molto resistente) Favini crush prodotto in Italia a basso impatto ambientale e ottenuto dal riciclo degli scarti agroindustriali. Siccome lo volevo verde, ho scelto quello fatto con il kiwi. Per le sezioni dell’erbario ho usato una carta kraft riciclata al 100% e per le pagine interne ho usato un cartoncino con un bellissimo punto di bianco ottenuto riciclando le tazze per il caffè lungo da passeggio (come quelle di Starbucks per intenderci). Perfino le intestazioni di erbario e sezioni sono stampate su Cartapaglia, una carta anch’essa riciclata. La rilegatura è fatta con corde di canapa. Insomma il mio erbario è ecosostenibile al 100%, proprio come piace a me.

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Ho voluto poi corredare l’erbario con un set di etichette stampate anch’esse su carta kraft che possono essere posizionate nella pagina accanto alla specie vegetale in questione per annotarne il nome, il nome scientifico, la data e il luogo in cui è stata raccolta.

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Le stampe che ho impresso a mano sulla copertina sono ottenute intagliando timbri in gomma con la tecnica della linoleografia. Il disegno che ho scelto rappresenta il tarassaco, in inglese Dandelion, che conosciamo più comunemente come “soffione”, quella piantina selvatica bianca e soffice su cui da bambini ci hanno insegnato a soffiare per esprimere i nostri desideri. E così volevo che fosse l’erbario: un diario delle stagioni per riconnettersi alla natura e dare forza e sostanza ai nostri sogni.

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E tu? Hai già un erbario? Com’è fatto? Raccontamelo nei commenti!

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Noi ci ritroviamo qui sul blog la settimana prossima. Nel frattempo se vuoi qualche informazione in più sul mio erbario, puoi scrivermi a info@latuamomis.com.

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Se invece sei di Roma o passi di qua, troverai in esclusiva il mio erbario da domani, 26 marzo, in vetrina presso il We Make Roma per una indimenticabile festa di primavera.

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Idee pratiche e veloci per fare un erbario

Erbario_malva

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Buongiorno e ben trovati nel mio blog!

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Oggi vorrei parlarvi ancora di come fare un erbario, un argomento che, come sapete, mi sta molto a cuore.

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Non so voi, ma in questo periodo dell’anno vengo rapita dalla bellezza della natura che mi circonda. L’esplosione dei colori e dei profumi della primavera mi affascina sempre e mi viene spontaneo raccogliere fiori e foglie per poi metterli nel mio erbario, una sorta di diario emotivo delle stagioni che passano che amo tenere sempre a portata di mano.

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Ma veniamo a noi: come si fa a fare un erbario?

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La settimana scorsa ci siamo concentrati sulla prima fase del lavoro: la raccolta di fiori e foglie e la preparazione di una pressa per poterli essiccare. Oggi invece parleremo di come organizzare i fiori e le foglie già essiccati in un erbario vero e proprio.

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Per fare l’erbario, utilizzate un raccoglitore molto grande. Questo vi permetterà di conservare piante dallo stelo molto lungo e foglie anche molto larghe. La misura ideale sarebbe quella di un A4 per intenderci, quella dei fogli che usate per la stampante. Se invece, come me, non avete lo spazio necessario per conservare un erbario  di queste dimensioni, potete tranquillamente prepararne uno grande la metà di un A4. Ovviamente, in questo caso, quando raccogliete i campioni da essiccare ricordate di prenderli della misura giusta, quindi non troppo lunghi né troppo larghi.

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Organizzate l’erbario per “categorie”. Dividete il vostro raccoglitore in macro categorie: fiori, foglie, succulente, piante aromatiche, fiori selvatici, etc. All’interno di esse vi sarà poi facile inserire i campioni che avrete raccolto.

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Compilate una scheda di riconoscimento da attaccare accanto a ogni esemplare. La scheda dovrebbe sempre avere almeno queste informazioni: nome comune, famiglia, data in cui è stato raccolto, dove è stato raccolto. Questo vi consentirà di riconoscere i fiori o le foglie che avrete raccolto al primo colpo.

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Usate del washi tape per attaccare gli esemplari alle pagine dell’erbario. Il washi tape, essendo fatto di carta, non rovinerà i vostri fiori o le vostre foglie.

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Coprite l’esemplare con una velina dopo averlo attaccato alla pagina dell’erbario. In questo modo ne proteggerete le parti più delicate evitando che si stacchino o si distruggano mentre sfogliate le pagine.

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Se i fiori o le foglie che avete raccolto sono troppo piccoli conservateli in delle bustine da attaccare alle pagine. In questo modo non rischierete di perderli.

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Allora, che ne dite? Siete pronti a fare un erbario?

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Se amate fiori e piante come me, tenere un vostro diario emotivo delle stagioni potrà aiutarvi a riconnettervi con la natura, con la sua lentezza e con le sue meraviglie. E, se aprite bene occhi e cuore, se riuscite a prendervi un secondo per osservare ciò che vi circonda, vi accorgerete che potete tranquillamente fare un erbario anche in città.

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Se avete dubbi o domande su come fare un erbario, lasciatele nei commenti oppure scrivetemi a info@latuamomis.com.

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Se volete vedere degli esempi di erbari realizzati interamente a mano con materiali ecosostenibili, venite nel mio Shop a vedere quelli che ho preparato io.

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Noi ci risentiamo la settimana prossima per un nuovo articolo del blog.

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Come si fa un erbario: cinque consigli utili

Erbario_pressa-per-fiori

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Bentornati nel mio blog.

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Oggi vorrei parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore e di cui avrei voluto raccontarvi già da un po’: come si fa un erbario.

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Chi mi segue forse l’avrà intuito, uno degli elementi che mi ispirano di più è la natura, con il suo lento incedere, con i suoi colori e odori che si susseguono incessantemente, qualunque cosa accada. Il luogo in cui vivo è selvaggiamente circondato dalla natura (visto che a Roma non esiste una manutenzione e una cura degli spazi pubblici) e, ogni volta che mi capita di uscire, anche solo per fare qualche passo fino al mercato o per andare a prendere mia figlia a scuola, sono rapita da ciò che mi circonda.

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Che sia la fioritura dei pruni, dei mandorli, degli alberi di magnolia. Che siano le malve selvatiche o i papaveri che crescono liberi in qualunque spazio disponibile, che siano gli alberi di gingko e i castagni in autunno o le mimose alla fine dell’inverno, quello che mi viene subito in mente è raccogliere e tenere per me una sorta di diario delle stagioni a cui attingere quando cerco ispirazione. Creare un erbario da tenere accanto come un diario delle emozioni naturali.

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Ma come si fa un erbario?

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Io distinguerei innanzitutto il lavoro in due fasi: la raccolta e preparazione dei campioni e la costruzione dell’erbario vero e proprio.

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Oggi ci concentreremo sulla prima fase.

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Ecco cinque consigli utili che vi serviranno se state progettando di fare un erbario.

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1. Quando uscite per una passeggiata nella natura tenete sempre a portata di mano cesoie e guanti. Per quanto sembri romantica ed eterea l’idea di creare un erbario, la natura sa essere selvaggia e piena di asprezze. Tra insetti, spine e quant’altro, se non avete dei guanti e delle cesoie, raccogliere fiori e rami può essere difficilissimo.

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2. Nella fase di raccolta portate con voi un cestino e dei fogli di giornale. Quando avrete raccolto i fiori o le foglie che vi interessano, come farete a distinguerli e portarli a casa? Delicatamente infilateli tra i fogli di un quotidiano e appoggiate il tutto in un cestino facendo degli strati. Quando sarete a casa sarà più facile poi riorganizzare gli esemplari che avrete raccolto.

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3. Prima di tagliare o staccare rami, foglie o fiori, assicuratevi che la pianta sia in salute. Occhi bene aperti quindi per capire se la pianta che state raccogliendo ha una malattia, o afidi, o parassiti di qualunque genere.

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4. Quando tornate a casa dalla vostra passeggiata mettete subito ciò che avete raccolto in pressa. Non serve avere una pressa professionale, potete anche costruirvela da voi con due lastre di compensato e degli elastici di quelli grossi e piatti. L’importante è che i fiori o le foglie vengano subito messi in pressa una volta raccolti e che tra una pianta e l’altra ci siano uno strato di cartone pressato e un foglio di carta.

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5. Ricordate che ogni pianta ha il suo tempo per essiccare. Se per essiccare un fiore basta tenerlo in pressa una settimana, le piante più grasse, come le succulente, ne richiederanno due. Regolatevi in base a quanto sono grossi lo stelo e foglie per capire quanto tempo pressare gli esemplari che avete raccolto.

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Spero che i miei consigli su come si fa un erbario vi siano stati utili.

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La prossima settimana parleremo di come organizzare l’erbario vero e proprio una volta che i fiori sono pronti per essere catalogati. Nel frattempo, venite a vedere i miei erbari fatti a mano.

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Se avete dubbi o domande scrivetemi nei commenti o su info@latuamomis.com!

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Stampare con un timbro fai da te sulla carta riciclata

Timbri su carta riciclata•••

Bentornati sul mio blog.

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Questa settimana si conclude la serie di articoli dedicati ai timbri fai da te. Abbiamo affrontato tutte le fasi del lavoro, dal disegno, all’intaglio, alla stampa.

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Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore: come si fa a stampare un timbro fai da te sulla carta riciclata.

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Per chi mi segue sarà una cosa abbastanza scontata, uso i timbri che intaglio per stampare sulla carta e, siccome ho a cuore l’ambiente che mi circonda, scelgo solo ed unicamente carta riciclata.

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Ma quali sono le regole per scegliere la carta riciclata migliore e stampare con un timbro fai da te in modo soddisfacente?

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Ecco i miei suggerimenti.

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1. State attenti alla grana della carta. Spesso la carta riciclata ha una grana molto porosa. Questo fa sì che gli inchiostri che usiamo per stampare con un timbro fai da te vengano assorbiti talmente tanto da sgranare l’immagine che ne risulta. Assicuratevi quindi che la carta che scegliete abbia una texture più liscia possibile.

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2. Lavorate con lentezza. Spesso la carta riciclata, rispetto a quella normale, è “scivolosa”. Se non dedicate la giusta attenzione alla fase di stampa, il vostro timbro fai da te scivolerà sulla superficie del foglio producendo delle sbavature indesiderate. Non dimenticate di usare la pressa e muovervi con cura e lentamente.

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3. Fate molte prove e lasciatele riposare. La carta riciclata, più di quella normale, reagisce agli inchiostri con lentezza. Il risultato che otterrete in prima battuta può essere molto diverso da quello che vedrete il giorno successivo. Se avete in mente un’idea ben precisa, quindi, fate molte prove, con inchiostri diversi e con carte diverse, e lasciatele riposare. Solo così avrete la padronanza dell’effetto finale.

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Questi sono i miei consigli pratici su come stampare con un timbro fai da te sulla carta riciclata.

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Ma vorrei anche stilare una “classifica” delle mie carte preferite così che possiate orientarvi sul mercato per poter scegliere in autonomia.

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1. Carta kraft. Al primo posto in assoluto c’è lei: la carta kraft. Quella che uso io si chiama Stationery Place, e viene dallo Yorkshire. È una carta favolosa, liscia al punto giusto. Sembra fatta apposta per stampare con i timbri fai da te. Non sbava, non spana e gli effetti che si possono ottenere sono molteplici. Purtroppo però il colore della kraft è abbastanza limitante e quindi passiamo al numero due della nostra classifica.

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2. Favini crush. Semplicemente la adoro. La cartiera italiana Favini ha prodotto un capolavoro. Questa carta, che esiste in molteplici sfumature di colore, deriva dagli scarti delle lavorazioni agroindustriali ed è lavorata a basso impatto ambientale. Si presta bene ad essere stampata con inchiostri pigmentati come i Versafine Clair e consente di sfogare la creatività. È una carta liscia anche se, in alcune delle sue declinazioni, è molto scivolosa, quindi merita una certa attenzione in fase di stampa. Ma sapere che stai usando una carta alla mandorla, agli agrumi, all’uva e chi più ne ha più ne metta, per chi come me è attento alla tematica ambientale, è favoloso.

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3. Cartapaglia. Anche la cartapaglia mi piace moltissimo. È interamente riciclata e ha mille sfumature di colore. L’unico problema è che ha una texture molto morbida e porosa quindi si rischia che l’inchiostro spani in fase di stampa. È più adatta a inchiostri dye ad asciugatura super rapida, come i Versafine Memento.

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4. Carta piantabile. Quanto mi piace l’idea che la carta si possa piantare e che possa essa stessa trasformarsi in qualcosa di vivo? Io uso la carta Growing Paper. È prodotta in Italia, è fatta a mano e contiene nella sua grana semi di vario genere. Stamparci sopra un timbro fai da te non è impresa semplice. La carta piantabile è molto ruvida e molto porosa. Ma, se si usa la dovuta cautela, i risultati sono apprezzabilissimi!

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Spero che la mia mini giuda per stampare un timbro fai da te sulla carta riciclata vi sia stata utile. Se avete dubbi o domande, lasciatele nei commenti o scrivetemi a info@latuamomis.com.

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Se invece siete di Roma o passate per di qua, vi ricordo che il 16 marzo, presso il We Make, ci sarà il mio primo workshop di timbri fai da te! Tutte le info le trovate qui.

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Noi ci ritroviamo presto, qui nel blog.

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Cinque regole d’oro per stampare un timbro fai da te

Stampare un timbro fai da te

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Da dove si comincia per stampare un timbro fai da te?

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Nelle scorse settimane ci siamo concentrati sulle varie fasi del lavoro per ottenere un timbro fai da te.

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Abbiamo parlato di come si imposta il disegno e di come si trasferisce sulla gomma e poi abbiamo affrontato il discorso dell’intaglio vero e proprio.

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Ma, una volta intagliato, il timbro va stampato e qui si aprono una serie di problematiche di varia natura. La stampa è un momento delicato, tanto è vero che in inglese chi produce linoleografie si chiama “printmaker” proprio perché questa fase del lavoro è considerata predominante rispetto a quella dell’intaglio.

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I fattori in gioco sono essenzialmente tre: la scelta dell’inchiostro, la scelta della carta, la scelta degli strumenti da usare.

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Ma come fare per stampare un timbro fai da te?

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Ecco le mie cinque regole d’oro.

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1. Prima di scegliere l’inchiostro da usare, focalizzate l’attenzione sul risultato finale. Se, ad esempio, avete in mente di decorare una cartolina di auguri che poi sarà colorata con degli acquarelli o delle penne con inchiostro a base d’acqua, non potrete scegliere dei Dye ink (ne ho già parlato qui) perché sono idrosolubili e si scioglierebbero. Se desiderate un effetto tipografico i pigment ink fanno assolutamente per voi. Se invece dovete stampare su uno sfondo scuro, i chalk ink sono perfetti. E se il supporto non fosse la carta ma la stoffa o il legno? Allora potreste scegliere tra i solvent-based ink, che possono imprimersi anche sul metallo, e gli inchiostri specifici per la stoffa. In questa scelta le variabili da considerare sono: i tempi di asciugatura (se andate di fretta o meno), il supporto su cui stamperete, l’effetto che volete ottenere.

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2. Prima di scegliere la carta fate delle prove. Stampare un timbro fai da te su carta, non è un’operazione facile. Ci sono infinite possibilità con infiniti range di risultati. Io, ad esempio, dopo varie ricerche, ho capito che la carta liscia mi piace di più perché per via del mio background editoriale, adoro le immagini nitide e pulite. Ma gli effetti dati da una carta da acquarello, ad esempio, che ha la superficie ruvida, sono altrettanto pieni di sfumature. Per padroneggiare bene la situazione, quindi, ci vuole uno studio accurato che prevede tante prove.

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3. Scegliete come posizionare il timbro in base alla superficie da stampare. Se avete un timbro molto piccolo, inchiostrarlo e poi girarlo sulla carta vi sembrerà scontato. Ma se il timbro che avete intagliato è molto grande, questa operazione potrebbe non essere così semplice. Il timbro tenderà a piegarsi al centro per via del peso e potreste non averne più il controllo. La stampa risulterebbe così sfocata o sbavata e dovreste ricominciare da capo. La soluzione migliore potrebbe essere quindi quella di appoggiare la carta sul timbro, così da avere un maggior controllo.

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4. Usate sempre una pressa. Quando ho iniziato a stampare, mi ostinavo a pressare i timbri con le mani. Questa operazione, oltre a non darvi il controllo completo sul risultato finale, rischia di spostare il timbro facendolo scivolare sulla carta e di rovinare la stampa. Da quando ho iniziato a usare una pressa, non sono più incappata in questo inconveniente. Per i timbri più piccini, esistono dei blocchetti in acrilico che si applicano al retro del timbro con un adesivo apposito (tack and peel) e che si possono poi riporre una volta finito il lavoro e riutilizzare all’infinito, che sono una soluzione ideale.

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5. Fate attenzione ai tempi di asciugatura. Non siate frettolosi. Stampare un timbro fai da te può comportare tempi di attesa anche molto lunghi. In base all’inchiostro che usate, l’asciugatura può durare qualche secondo ma può richiedere anche uno o due giorni per essere perfetta.

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Spero che i miei consigli su come stampare un timbro fai da te vi siano stati utili!

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Se avete dubbi o domande scriveteli nei commenti o contattatemi a info@latuamomis.com.

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Se invece siete di Roma o passate per di qua, vi ricordo che il 16 marzo, presso l’associazione culturale We Make, a San Giovanni, ci sarà il mio primo workshop di intaglio. I posti rimasti sono ancora pochi!

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Noi ci risentiamo presto qui sul blog.

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Cinque consigli utili per intagliare un timbro fai da te

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Oggi parliamo di come intagliare un timbro fai da te e cercherò di darti cinque consigli utili per farlo.

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Nelle scorse settimane ci siamo concentrati sulle fasi preparatorie del lavoro ma oggi ci dedicheremo all’intaglio vero e proprio.

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Intagliare un timbro fai da te è una pratica rilassante, che aiuta la concentrazione e che ti permette di esprimerti direttamente attraverso il tuo corpo. È quasi un esercizio meditativo poiché l’attenzione è tutta in quel che si fa, lentamente e con consapevolezza.

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Scegliere un’immagine in base all’uso che desideri farne, imparare a conoscerla disegnandola, riportarla sulla gomma da intaglio e poi alla fine prepararsi a incavarla, ti connette intimamente con quello che hai in mente, con il tuo progetto artistico o decorativo: ti rende consapevole.

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Ma come si fa a intagliare un timbro fai da te? Ne avevo già parlato qui, ma volevo approfondire l’argomento.

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Ecco cinque consigli che possono tornarti utili se vuoi dedicarti a questa attività artistica.

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1. Parti sempre dai contorni esterni della figura. Usando la sgorbia più stretta, la numero uno, segui i contorni esterni della figura e, con pazienza, rendi il solco esterno sempre più largo passandoci dalle due alle tre volte. Attenzione, dico “largo” non “profondo”, poiché un margine esterno largo ti servirà nelle fasi finali dell’intaglio per farci passare la taglierina. Più largo è più sarà facile eliminare le parti inutilizzate della gomma una volta finito l’intaglio.

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2. Non puntare la sgorbia verso il basso. Uno degli errori che più facilmente si commettono quando si inizia a intagliare un timbro fai da te, è quello di puntare verso il basso la testa della sgorbia. Questo fa sì che il solco che si crea sia troppo profondo e che la sgorbia si inceppi impedendoci di andare avanti. La sgorbia va tenuta radente la superficie della gomma in modo tale da farla scorrere senza intoppi.

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3. Non puntare mai la sgorbia verso di te ma sempre dalla parte opposta. Le sgorbie sono piccole ma estremamente taglienti. Può sembrare banale, ma all’inizio può venirti spontaneo, per seguire le curve del disegno, di girare la sgorbia verso il tuo corpo. Se la sgorbia ti sfuggisse rischieresti in questo modo di ferirti. Piuttosto gira la plastica da intaglio in modo tale che, pur seguendo la figura, la sgorbia sia sempre puntata verso l’esterno.

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4. Segui la figura in modo continuo. Più sinuoso e continuo è il movimento della sgorbia e meno imprecisioni ci saranno nel lavoro finale. Cerca di seguire la figura facendo meno pause possibile. I tratti risulteranno più precisi.

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5. Non avere fretta. Una volta finito il lavoro di fino con la sgorbia numero uno, rimarranno delle aree più grosse da intagliare per le quali puoi usare le sgorbie a U, io solitamente uso la 5. In questa fase del lavoro può venirti spontaneo, per velocizzare, di passare la sgorbia a U dappertutto per “finire prima”. Questo errore comune può costarti caro perché la sgorbia grande può tranciare via dettagli importanti della tua immagine. Non avere fretta e alterna punte grandi e piccole per rispettare il disegno che hai scelto.

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Questi sono i miei cinque consigli per intagliare un timbro fai da te.

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Se hai dubbi o domande, scrivimi nei commenti oppure a info@latuamomis.com e se sei di Roma, o passi di qua, non dimenticare che il 16 di marzo ci sarà il mio primo workshop di Timbri fai da te al We Make a San Giovanni. Puoi iscriverti o chiedere informazioni qui.

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Alla prossima!

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Prepariamo un timbro fai da te: trasferiamo il disegno sulla gomma

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Il mese di febbraio prosegue con i post sui timbri fai da te.

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Oggi parliamo di un’altra fase preliminare a quella dell’intaglio vero e proprio: il trasferimento del disegno dalla carta alla gomma.

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Avevo già parlato di come si fa un timbro fai da te qui ma adesso vorrei entrare più nel dettaglio per spiegare bene tutte le varie fasi della lavorazione.

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La settimana scorsa abbiamo approfondito tutto ciò che riguarda la preparazione del disegno da intagliare e adesso ci dedicheremo al trasferimento dell’immagine sulla gomma da intaglio.

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Ti spiego come si fa in 5 facili mosse.

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1. Ricalca il disegno che hai precedentemente preparato usando un foglio di carta da lucido. Questo ti permetterà di avere un’idea precisa del risultato finale e di eventualmente scurire o schiarire determinate parti del lavoro.

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2. Usa una matita a mina morbida. I pigmenti più grassi della matita morbida, una 2B andrà benissimo, formeranno uno strato più spesso sulla superficie della carta da lucido che poi si attaccherà alla gomma da intaglio.

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3. Tempera bene la matita ma non troppo. Ricorda: dove passa la punta di una matita 2B può passare la testa di una sgorbia. Tratti troppo sottili possono ingannarti. La traccia lasciata dalla punta di una matita a mina grassa corrisponde grossomodo a quello che realisticamente puoi ottenere con la sgorbia. Per quanto tu sia preciso e infallibile, tratti più sottili sono difficilissimi da ottenere e richiedono anni di pratica.

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4. Gira il foglio di carta da lucido e tienilo ben fermo sulla gomma da intaglio. Se la tua matita ha il fondo arrotondato, puoi usare quella per esercitare una pressione leggera e circolare su tutta l’area del disegno. Altrimenti il fondo di un cucchiaio o una pieghetta per la carta andranno benissimo. Ricorda solo, mentre compi questa operazione, di tenere ben salda la carta da lucido in modo tale che il disegno risulti uguale a quello che avevi progettato. Altrimenti rischierai che si formino delle doppie linee e che il tutto risulti falsato.

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5. Dopo aver trasferito il tuo disegno sulla gomma, ricalcalo con la matita a mina morbida. Questo ti darà la possibilità di correggere eventuali errori e di “vedere” meglio i punti da incavare. Alcune artiste che io adoro, come Rise+Wander, usano i pennarelli indelebili Sharpie a punta fine per ripassare i loro disegni trasferiti sulla gomma. Io preferisco la matita perché ha la punta più grossa e mi fa capire bene dove posso o non posso passare con la sgorbia. A te la scelta.

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Che ne pensi? Hai dubbi o domande su questa fase delicatissima della realizzazione di un timbro fai da te?

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Se vuoi approfondire la tecnica dell’intaglio scrivimi nei commenti.

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Se invece sei di Roma o passi da qui, sabato 16 marzo ci sarà il mio primo workshop di timbri fai da te al We Make, in Via Domenico Fontana 30. Per tutte le info puoi andare qui.

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Noi ci sentiamo alla prossima!

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Preparare i disegni per un timbro fai da te: 5 consigli utili

Blog disegno

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Come si fa a preparare i disegni per un timbro fai da te?

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In passato ho pubblicato una serie di articoli su come intagliare timbri.

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Questa tecnica artigianale rimane a tutt’oggi la mia preferita perché mi consente di esprimere al meglio la mia creatività, ottenere stampe con uno stile tipografico molto vicino al mio background editoriale e contemporaneamente rilassarmi mentre la pratico.

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Intagliare un timbro è un’attività che ti mette in contatto con te stesso, lascia fluire il tuo spirito creativo attraverso il corpo e ti permette di ottenere risultati espressivi sorprendenti se hai la consapevolezza di ciò che vuoi esprimere. Ma, appunto, tutto parte da un esercizio di consapevolezza. Dal saper “vedere” il risultato finale ancor prima di aver iniziato a sederti alla scrivania o al tavolo da lavoro. Tutto parte da un esercizio interiore di progettazione.

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E nelle sue prime fasi, questo esercizio di progettazione ha bisogno di disegni. Tanti disegni.

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Ma come si fa a preparare i disegni per un timbro fai da te? Ecco i miei 5 consigli utili per farlo in modo semplice.

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1. Pensa alla destinazione della stampa che vuoi ottenere.

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A cosa servirà il timbro che stai per intagliare? Sarà la decorazione di un biglietto? Si trasformerà in un piccolo quadro? Diventerà il tuo ex libris? Lo regalerai a qualcuno? Questa prima fase di brainstorming ti servirà a capire innanzitutto le dimensioni di ciò che andrai a intagliare (elemento fondamentale per tutta una serie di fattori) e poi anche il tipo di risultato che desideri ottenere.

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2. Fai una serie di schizzi preparatori.

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Disegnare, disegnare, disegnare. In questa fase gli schizzi preparatori sono fondamentali. Anche se sono veloci, imperfetti, pieni di macchie e cancellature, ti serviranno per capire lo stile che vuoi ottenere e per allenare la mano a percorrere determinate forme e curve in maniera tale che poi, quando prenderai lo scavino per intagliare, sarai già allenato a dovere.

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3. Prepara delle griglie.

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Una volta stabilita la dimensione del timbro che vuoi ottenere e fatti gli schizzi preparatori, crea nel tuo sketchbook delle griglie: dei semplici rettangoli o quadrati o cerchi nei quali andrà a iscriversi il disegno finale.

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4. Prepara il disegno finale con una matita a mina dura.

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All’interno delle griglie che hai creato inscrivi il disegno finale con tratti leggeri a mina dura. In questo modo potrai farti un’idea delle dimensioni e del risultato finale ma farai sempre in tempo a cancellare quello che non ti piace.

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5. Inchiostra il disegno con una penna pigmentata.

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Quando sei soddisfatto del disegno finale, inchiostralo con una Pigma Micron o simili, riempiendo le zone che vuoi che siano scure rispetto a quelle che devono essere chiare. Questo ti darà subito un’idea dei pieni e dei vuoti che dovrai andare a creare con lo scavino nella fase di incisione e al colpo d’occhio di permetterà di correggere quello che non ti piace.

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Oggi abbiamo parlato di come preparare i disegni per un timbro fai da te. Nel prossimo post ti spiegherò come trasferire i disegni che hai ottenuto sulla gomma da intaglio o sul linoleum per poter poi iniziare il lavoro di incisione.

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Se vuoi approfondire questo o altri argomenti che riguardano la linoleografia, se sei di Roma o passi di qui, il 16 marzo 2019 terrò il mio primo workshop di timbri fai da te nella splendida cornice del We Make a San Giovanni. Se vuoi saperne di più o iscriverti puoi farlo qui.

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Alla prossima!

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