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“Le signore della linoleografia”: intervista a Marisa Liuzzi

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Ciao crafters!

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Per la quinta puntata della rubrica “Le signore della Linoleografia”, oggi, in bottega, ospitiamo una delle mie creative italiane preferite: Marisa Liuzzi. Molti di voi la conosceranno già perché Marisa, pugliese doc di Putignano, è la fondatrice di “Bussola Creazioni”, un seguitissimo brand dall’identità forte e vulcanica che nasce nel 2008 e che da poco ha affrontato una metamorfosi trasformandosi in “Liuma, esercizi di leggerezza”. Marisa è una creativa dall’immaginario davvero originale. È una printmaker che padroneggia ormai da anni la tecnica linoleografica e le sue stampe hanno un impatto visivo immediato perché il suo stile è netto e definito. Ma lasciamo la parola a Marisa e cerchiamo di entrare meglio nel suo universo artistico.

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1. Ciao Marisa, sono contentissima che tu abbia accettato di essere intervistata! Puoi raccontarci com’è nata la tua avventura artistica? 

Dopo gli studi in storia dell’arte mi sono avvicinata al mondo dell’artigianato soffermandomi soprattutto sulla creazione di gioielli con tessuti (in particolare le sete giapponesi) e di accessori tessili. Da un paio di anni ho sentito però questo settore andarmi un po’ stretto e ho cominciato a incidere senza alcun metodo, in maniera totalmente empirica ed autodidatta recuperando anche una mia antica passione, quella del disegno. Al momento è ciò a cui mi dedico completamente, creo timbri personalizzati,  exlibris e stampe linoleografiche in tiratura limitata.

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2. Da poco il tuo brand “Bussola Creazioni” si è trasformato in “Liuma, esercizi di leggerezza”. Ti va di parlarci di questa metamorfosi?

C’era stato un cambiamento forte in me e nella mia produzione, sentivo la necessità che questo passaggio fosse palese ed evidente. “Bussola creazioni” è un nome che mi ha accompagnato per molti anni e ora non mi rappresenta più. Il passaggio è stato tormentato e difficile, dalla creazione del logo alla scelta del nuovo nome. Volevo un qualcosa che non fosse descrittivo evocativo, che rappresentasse più che quel che faccio (anche se in realtà non c’è alcuna differenza). Di qui il nome “Liuma”, leggero, minimale e come logo il rinoceronte alato ripreso dal disegno per una linoleografia che ho fatto l’anno scorso e che per vari motivi ho sempre chiamato autoritratto. Il payoff “esercizi di leggerezza” viene invece da un hashtag che ho sempre usato per i disegni e i work in progress delle incisioni perché sono entrambi modi per alleggerire la testa, svuotarla dai problemi e togliere pesantezza alle cose. 

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3. So che hai studiato Storia dell’Arte ma com’è nata la tua passione per la tecnica della linoleografia?

Davvero per caso. Mi piace sperimentare tecniche sempre nuove, a volte le abbandono quasi subito, è un modo per giocare e mettermi alla prova. In questo caso invece è stato amore a prima vista, anzi a primo intaglio!

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4. Quali sono i materiali che usi per le tue creazioni? Intendo dire: incidi il linoleum o usi la gomma da intaglio? E quali sono i tuoi inchiostri preferiti?

Uso sia gomma (per i timbri) che linoleum, soprattutto il Battleship. Per quel che riguarda gli inchiostri invece utilizzo i colori per linoleografia a base d’acqua.

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5. Quali sono le cose che ti ispirano di più e che ti fanno dire “sono pronta per creare qualcosa di nuovo”? 

Non ci sono in realtà cose che mi ispirano, ci sono più che altro momenti in cui diventa necessario fare qualcosa di mio. Mi spiego, i timbri nascono generalmente su commissione e sono quindi frutto delle necessità del cliente filtrate chiaramente dal mio modo di rappresentarle. Nelle linoleografie invece vado completamente a ruota libera, lavorando su disegni e schizzi, ricomponendoli o modificandoli.

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6. E riguardo alla tecnica della linoleografia, chi sono i tuoi artisti di riferimento?

Non saprei farti dei nomi al momento… sicuramente ne seguo moltissimi. Sono soprattutto affascinata dalla scena latino americana, accumunata da uno stile fortemente grafico, tradizionale e folcloristico ma estremamente moderno e pop allo stesso tempo.

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7. Gestire un brand però non è solo creatività. Anzi. Ci sono una serie di aspetti prettamente commerciali ed economici che a volte possono essere scoraggianti. Tu come fai per affrontare questa componente del lavoro?

Un passo alla volta, alternando nella giornata i tempi dedicati a incisione e stampa a quelli riservati all’aspetto più commerciale quindi foto, social marketing, gestione ordini, mail etc. È come fare 5 lavori (o più) allo stesso tempo. È complicato ma non impossibile.

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8. Qual è il rapporto con la tua terra? La tua creatività è in qualche modo connessa con il territorio in cui vivi?

La mia terra ha un ruolo importante perché mi rende in parte ciò che sono e mi dà continuamente occasione di confronto ma penso che la mia creatività sia solo in parte legata essa nel senso che gli stimoli sono davvero ovunque e raggiungibili in tanti modi diversi, leggendo, cercando e viaggiando.

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9. Ho letto che il tuo laboratorio è nella casa che è stata di tuo nonno. Ti va di parlarci di che cosa rappresenta per te?

Il mio primo laboratorio era ricavato in una stanza in casa di mio nonno, era un appoggio importante dal punto di vista affettivo e nel legame col passato. Poi ho cambiato ben due laboratori adibendo una stanza nelle due case che ho abitato successivamente. È sicuramente un’occasione per gestire i miei tempi di lavoro al meglio, lavorando tutta la notte se mi va. Sono stata sempre insofferente ad avere degli orari prestabiliti.

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10. Che consiglio daresti a chi si è appassionato alla tecnica della linoleografia e che vuole iniziare a cimentarsi con questa forma d’arte?

Può sembrare ovvio ma esercitarsi di continuo senza scoraggiarsi. Guardare cosa fanno gli altri, immagini, video, libri specifici e sperimentare, trovare il metodo e i materiali più adatti alla propria persona.

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Grazie mille a Marisa Liuzzi per averci fatto entrare nel suo mondo creativo!

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Se ancora non lo fate seguitela sul suo sito internet o sul suo profilo Facebook e Instagram e visitate i suoi negozi (Etsy, Tictail, Artfinder) per lasciarvi conquistare dal suo potente immaginario!

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Noi invece ci ritroviamo qui per il prossimo appuntamento della rubrica “Le signore della Linoleografia”!

 

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“Le signore della linoleografia”: intervista a Lucia Locatelli

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Ciao crafters!

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Oggi, per la quarta puntata della consueta rubrica “Le signore della linoleografia”, sono davvero emozionata di poter ospitare Lucia Locatelli, che tutte conoscerete come fondatrice del consolidatissimo brand Impressioni. Lucia, milanese trapiantata nelle Marche, è una crafter e printmaker che intaglia stupendi timbri in gomma “nature inspired”. Il suo imprinting creativo è molto poetico e immediatamente riconoscibile. Il suo mondo è fatto di elementi naturali che seguono le stagioni e ci riportano alla bellezza delle piccole cose regalandoci atmosfere delicate e vintage. Ma lasciamo la parola a Lucia ed entriamo meglio nel suo universo artistico.

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Lucia Locatelli

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1. Ciao Lucia, sono onorata di averti qui. Puoi raccontarci com’è nato il tuo brand Impressioni?

Impressioni è il nome del mio secondo brand. Prima avevo un blog (ancora esistente ma inattivo) “La Gallina Rosita”, e mi occupavo di cucina, di ricette, di decorazione della tavola, cose molto distanti da quelle a cui mi dedico ora. Poi 3 anni fa ho scoperto la tecnica di incisione su gomma e me ne sono innamorata e nel momento in cui il mio vecchio nome non mi rappresentava più, complice la parola dell’anno che avevo scelto, “impressione”, è nato il mio re-branding.

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2. Nella tua biografia leggiamo che sei un’autodidatta ma da dove nasce la tua passione per l’incisione?

È successo per caso. Lo racconto sempre nei miei workshop, ho visto un video su YouTube in cui un’artista giapponese intagliava e sono rimasta talmente colpita che ho voluto provare. Ho intagliato una foglia che ancora conservo e da quel momento non ho più smesso.

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3. Quali sono i materiali che usi per le tue creazioni? Quale gomma da intaglio scegli? E quali sono i tuoi inchiostri preferiti?

In questi anni ho provato diversi tipi di gomma, partendo dalle Speedball rosa, alle giapponesi, per poi approdare alle due che prediligo. Non hanno marca. La prima è bianca, l’adoro e la uso per i corsi e per i miei prototipi. La seconda è bicolore (più facilmente lavabile) e la uso per intagliare i timbri che realizzo per gli altri. Gli inchiostri che prediligo sono i tamponi della Tsukineko: Versafine, Versacraft, Versacolor o Stazon a seconda dell’uso che devo farne.

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4. E riguardo alla tecnica dell’intaglio, chi sono i tuoi artisti di riferimento?

Ho adorato da subito Geninne Zlatkis, il suo libro Making an Impression è stato il primo che ho acquistato. Mi piace molto Viktoria Astrom e il mondo naturale di Angie Lewin.

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5. Tu vivi nelle splendide Marche. La tua creatività è in qualche modo connessa con il tuo territorio?

Diciamo che ho la fortuna di vivere immersa nella natura, vicino al mare e vicino alle montagne. Ho un laboratorio e una casa con un panorama mozzafiato… quindi certo, la mia ispirazione arriva anche da questo.

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6. Natura a parte, quali sono le cose che ti ispirano di più e che ti fanno dire “sono pronta per creare qualcosa di nuovo”?

Gli stimoli arrivano da tanti fattori, sicuramente il web, le mie riviste preferite e tutto quello che mi circonda.

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Locatelli

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7. Gestire un brand, soprattutto quando è così ben riconoscibile come il tuo, non è solo creatività. Anzi. Ci sono una serie di aspetti prettamente commerciali ed economici che a volte possono essere scoraggianti. Tu come affronti questa componente del tuo lavoro?

Sono una pessima programmatrice e organizzatrice, sono troppo fatalista e vivo alla giornata, ma fortunatamente non ho un carattere ansioso (a parte quando nevica ;-), cerco di fare una cosa alla volta e quando non ci arrivo, cerco aiuto.

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8. Tu insegni alle persone la tecnica dell’incisione facendo workshop in tutta Italia. Che ne pensi di questa esperienza? L’insegnamento e il contatto con le persone che ti seguono ti soddisfa?

Credo sia tra le esperienze più belle, condividere e conoscere nuova gente mi arricchisce ogni volta.

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9. Sul tuo profilo Instagram vediamo spesso le immagini del tuo stupendo laboratorio. Puoi dirci che cosa rappresenta per te questo luogo speciale?

È il mio luogo di lavoro, è luminoso e realizzato con l’aiuto di Enrica di Paz Garden, è il posto dove passo la maggior parte delle ore della mia giornata e mi fa stare bene. 

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10. Che consiglio daresti a chi si è appassionato alla tecnica dell’incisione e che vuole iniziare a cimentarsi con questa forma d’arte?

Dico sempre che ci vogliono pazienza, precisione e passione, un po’ come per tutte le tecniche artistiche. Frequentare un corso può aiutare così come leggere un libro sull’argomento ma poi sta alla persona applicarsi e non demordere… cominciare dalle cose semplici è sempre utile perché ci fa dire: WOW ci sono riuscita anche io.

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Grazie mille a Lucia Locatelli per averci fatto entrare nel suo mondo artistico! Se ancora non lo fate, seguitela sul suo profilo Instagram e su Facebook ed entrate nel suo poetico negozio Etsy. E se avete voglia di iniziare a intagliare, seguite uno dei suoi workshop!

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Noi ci diamo appuntamento qui per la prossima intervista della rubrica “Le signore della linoleografia”!

 

 

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Timbri fai da te: stampare su due livelli in modo facile e divertente

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Ciao crafters!

Oggi torno a parlare di timbri fai da te e in particolar modo di una tecnica che mi sta molto a cuore perché mi piace tantissimo. Sto parlando dell’intaglio di timbri a più livelli.

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Chi viene dalla grafica sarà abituato a pensare alle immagini come un sovrapporsi di più livelli perché ormai l’uso quotidiano della suite Adobe ci ha insegnato a farlo. A chi invece ama intagliare timbri fai da te per uso privato o semplicemente per divertirsi, la progettazione di un timbro su più livelli potrebbe sembrare più complessa. Ma non vi scoraggiate! Non solo si può fare ma è anche divertente e i risultati sono decisamente sorprendenti.

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Possiamo arrivare a ottenere stampe con più livelli in due modi: per sottrazione o per addizione.

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Il primo metodo, decisamente il più nobile, lo usava addirittura Picasso nelle sue linoleografie e consiste nell’incavare a step uno stesso blocco (che sia di gomma o di linoleum) e poi stamparlo con diversi colori man mano che si vanno a sottrarre gli elementi che comporranno l’immagine finale. I tutorial della mia eroina Linda Cote sono davvero una miniera di informazioni per capire come funziona. L’unico inconveniente di questa tecnica è che il blocco che intaglieremo può essere usato per un numero limitato di stampe.

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Il secondo metodo è quello di cui vorrei parlarvi oggi e consiste nel fare esattamente l’opposto, cioè incavare lo stesso timbro più volte alternando i pieni e i vuoti per poi comporre una stampa a più colori. Un esempio chiaro di questa tecnica lo trovate nelle stampe di Andrea Lauren, che usa questa tecnica in modo superbo.

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Senza arrivare a un tale livello di complessità, possiamo dire che per usare questa tecnica ci vuole solo un piccolo sforzo mentale in più nella fase progettuale dei nostri timbri fai da te. Per farvi un’idea date un’occhiata qui.

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Facciamo un esempio pratico. Ecco gli step da seguire per ottenere una stampa su due livelli in modo facile e veloce.

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1. Disegnamo il timbro e ricalchiamo il disegno sulla carta velina.

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2. Giriamo la carta velina e ripassiamo il disegno con una pieghetta per la carta sulla gomma da intaglio non una ma due volte.

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3. Intagliamo il timbro due volte ma in maniera opposta. La prima volta la sgorbia passerà all’esterno del nostro disegno. La seconda volta andremo a incidere passando sopra al tratto del nostro disegno. Otterremo così la stessa figura in positivo e in negativo.

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4. Scegliamo due inchiostri per la stampa. Il primo sarà il colore di sfondo (possibilmente un dye ink chiaro) e il secondo quello del contorno (sarebbe meglio un pigment ink scuro).

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5. Stampiamo prima lo sfondo e lasciamolo asciugare. Poi stampiamo il contorno cercando di non generare un effetto “fuori registro” (che però in certi casi a me piace molto).

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Ecco fatto! I nostri timbri fai da te multilivello sono pronti!

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Lavando e facendo asciugare il timbro “pieno” possiamo stampare il nostro soggetto di tutti i colori che ci vengono in mente e, una volta che ci sentiremo sicuri di questa tecnica, la potremo applicare a praticamente qualsiasi idea ci venga in mente.

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Che ne dite? Vi è stato utile questo post? Volete visitare la mia pagina dei Timbri intagliati a mano? Se avete domande o dubbi non esitate a contattarmi! Noi ci ritroviamo qui per un altro appuntamento con la creatività.

 

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“Le signore della linoleografia”: intervista a Giusi Midiri

Ciao crafters! Eccoci alla seconda puntata della rubrica “Le signore della linoleografia”.

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Anche oggi sono entusiasta perché, in bottega, ospitiamo una creativa italiana di grande talento e che trovo molto ispirante: Giusi Midiri. Molte di voi la conosceranno già perché Giusi, siciliana trapiantata in Abruzzo, è la fondatrice di Zagara Illustration, già Pearls to Pigeons, un brand elegante e raffinato, ormai ben consolidato. Giusi è un’ex architetta che ha trovato il coraggio di dare spazio alle proprie passioni e trasformarle in un lavoro vero e proprio. L’intaglio di timbri con la tecnica della linoleografia  è una parte importante della sua cifra artistica, che però ha molte altre sfumature poiché Giusi è una bravissima illustratrice e le sue grafiche ci parlano anche di calligrafia, acquarelli, chalk lettering… ma lasciamo a Giusi la parola ed entriamo meglio nel suo mondo creativo.

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1. Ciao Giusi, sono molto felice che tu abbia accettato di essere intervistata. Puoi raccontarci quando e come hai dato vita al tuo brand Zagara Illustrazioni?

Grazie a te! Il mio brand è nato nel 2013, quasi inconsapevolmente, quando ho sentito la necessità di avvicinarmi a quella che era un tempo la mia passione, il disegno. Ho aperto il blog Pearls to Pigeons dove per sfogo scannerizzavo e postavo i miei doodles giornalieri. Ero ancora lontanissima dal mondo dell’handmade nel quale sono immersa ora!

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 2. So che sei un’architetta ma com’è nata la tua passione per la tecnica della linoleografia e dei timbri intagliati a mano?

Sono una che crede di poter fare sempre le cose da sé e quando ho aperto il mio shop online (al tempo realizzavo piccole illustrazioni su legno) ho pensato che avrei avuto bisogno di un timbro per il mio logo, quindi ho comprato il materiale per realizzarlo a mano. Ho imparato da autodidatta e da quel momento non ho più smesso.

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3. Quali sono i materiali che usi per le tue creazioni? Quale gomma da intaglio usi? E quali sono i tuoi inchiostri preferiti?

Non mi dedico solo all’incisione e mi piace un sacco sperimentare nuove tecniche, quindi direi che i miei strumenti principali sono: penna grafica e photoshop (mi fanno divertire da matti), matita, gomma e pennino perché amo anche il disegno a mano libera, la sgorbia e la gomma da intaglio. All’inizio ho inciso anche sulla gomma da cancellare, però mi trovo benissimo con la speedy carve della Speedball. I tamponi di inchiostro che più uso sono i Versacraft per la loro versatilità dato che si possono usare su tessuto, legno e carta. 

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4. Nella tua biografia ti definisci “crafter e mamma”. Puoi dirci come riesci a conciliare questi due aspetti della tua vita?

Semplicemente non ci riesco! È difficile lavorare da casa con bambini piccoli, sai quando inizi ma non sai quando potrai terminare un lavoro. Spesso i tempi di realizzazione si allungano, ma in generale ho trovato clienti comprensivi che capendo la mia situazione hanno avuto più pazienza del normale.

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5. Quali sono le cose che ti ispirano di più e che ti fanno dire “sono pronta per creare qualcosa di nuovo”?

Diversamente da ciò che gli altri possono immaginare le mie idee non nascono nella concentrazione più profonda o da momenti di tranquillità, perché non riesco a fermarmi un attimo! Quindi le ispirazioni nascono mentre realizzo qualcosa e moltissime volte dagli errori. Nel mio caso il “fare”, anche se non ci si sente pronti, è l’unica soluzione.

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6. E riguardo ai timbri intagliati a mano, chi sono i tuoi creativi di riferimento?

Come dicevo prima ho imparato da autodidatta osservando i lavori di altri creativi soprattutto nella Rete, non ho artisti di riferimento in particolare, ma se penso alla prima dalla quale ho attinto di sicuro quella è Gennine Zlatkis anche se il suo stile è molto lontano da ciò che io realizzo.

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7. Gestire un brand però non è solo creatività. Anzi. Ci sono una serie di aspetti prettamente commerciali ed economici che a volte possono essere scoraggianti. Tu come fai per affrontare questa componente del lavoro?

Ecco la nota dolente! Questa è la parte che meno piace a un creativo ma che bisogna assolutamente affrontare al meglio per poi potersi dedicare al proprio lavoro. Io non sono da prendere come esempio, affido alla commercialista l’aspetto gestionale e mi sento male appena vedo una sua e-mail nella posta in arrivo…

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8. Qual è il rapporto con la tua terra? Sei siciliana ma vivi in Abruzzo, quanto di questi luoghi entra in quello che fai?

Sono nata in Sicilia, ho vissuto fino a pochi anni fa in Veneto e adesso vivo in Abruzzo, posso dire solo che mi sento italiana al 100%! Non so esattamente quanto questo influenzi ciò che realizzo ma il non sentirsi appartenenti a un unico luogo mi rende più aperta a nuove sperimentazioni.

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9. Una delle cose più interessanti per chi ama il mondo della creatività è entrare nello studio dei propri crafter preferiti. Tu hai un tuo studio? E quanto è importante il tuo spazio di lavoro in quello che fai ogni giorno?

Io non ho uno studio tutto mio anche se lo desidererei tanto! Lavoro da casa, ho tutto concentrato in un piccolo tavolo di legno e uno scaffale. Devo dire che il mio spazio di lavoro riflette molto il mio modo d’essere, sempre nel caos! Comunque anche se piccolo e disordinato ne vado gelosissima, lo reputo fondamentale per me dato che è la porta virtuale del mio studio.

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10. Che consiglio daresti a chi si è appassionato ai timbri intagliati a mano e vuole iniziare a cimentarsi con questa forma di creatività?

Il mio consiglio è ovviamente quello di fare e rifare senza gettare la spugna, bisogna armarsi di molta calma e pazienza, anche perché una volta iniziato non si riesce più a smettere!

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Ringraziamo Giusi per aver risposto alle nostre domande e per averci fatto entrare nel suo mondo creativo. Se non lo fate ancora, seguitela su Instagram (il suo profilo è bellissimo ed è una vera miniera di ispirazione e creatività) e nel suo curatissimo ed elegante negozio Etsy.

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Noi ci diamo appuntamento alla prossima intervista nella rubrica “Le signore della linoleografia” sempre qui, nel blog de LaTuaMomis.

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“Le signore della linoleografia”: intervista ad Agata Vitale

Ciao crafters! Sono davvero emozionata. Era da tanto che desideravo farlo e finalmente sono riuscita a inaugurare una rubrica che si intitolerà “Le signore della linoleografia”.

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In questo nuovo spazio intervisterò per voi le artiste che mi ispirano di più in materia di linoleografia, timbri intagliati a mano e dintorni. Entreremo nel loro mondo creativo, cercheremo di capire quale percorso le ha portate a scegliere questa tecnica e ci intrufoleremo nei loro studi per carpirne i segreti.

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Per iniziare, oggi in bottega sono contenta di poter ospitare Agata Vitale. Agata, siciliana di Catania, ha uno stile personalissimo, molto riconoscibile e profondamente legato alla sua terra. È una “linoleografa” pura e stampa le sue opere a mano ottenendo dei risultati dal forte impatto visivo. Ma diamo subito spazio alle sue parole e lasciamoci ispirare dalla sua esperienza!

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Agata Vitale

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1. Ciao Agata, sono davvero entusiasta di poterti intervistare. Puoi raccontarci com’è nata la tua passione per l’arte?

Grazie mille a te! Direi che la mia passione per l’arte è nata prima di me stessa. Appena sono stata in grado di tenere una matita in mano l’ho usata su qualsiasi superficie mi capitasse davanti compresi i muri di casa. A 5 anni ho ricevuto la mia prima macchina fotografica manuale e avevo già deciso il mio futuro percorso di studi: Istituto d’arte e Accademia di belle arti, e così è stato.

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2. Come ti sei avvicinata alla tecnica della linoleografia?

I primi approcci li ho avuti alle scuole superiori, poi all’Accademia ho sperimentato calcografia e xilografia, dopodiché ho dimenticato tutto per dedicarmi alla grafica e al disegno fino all’ottobre del 2016 quando ho sentito il bisogno di una tecnica di riproduzione seriale artigianale per i miei disegni e facendo varie ricerche ho avuto l’illuminazione. Mi sono ri-innamorata di questa tecnica e da quel momento mi ci sono dedicata anima e corpo.

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3. Quali sono i materiali che usi per le tue creazioni? Incidi il linoleum o usi la gomma da intaglio? E quali sono i tuoi inchiostri preferiti?

Generalmente uso il linoleum perché sono attenta anche a un discorso ecologico. Da poco sto sperimentando anche altri materiali che trovo nel negozio di pavimentazioni dove mi rifornisco come per esempio il PVC per pavimenti. Per quanto riguarda gli inchiostri la disponibilità nei negozi qui a Catania è molto limitata quindi volente o nolente mi sono adattata ad usare l’unica marca reperibile cioè i Charbonnel Aqua Wash con cui peraltro mi trovo abbastanza bene, infatti rimando sempre a fare un’ordine su Internet per provare marche diverse.

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4. Come scegli la carta che usi per le tue stampe? Hai una cartiera che prediligi?

La scelta della carta in realtà è frutto di una continua ricerca. Mi piace sperimentare, dalla carta dei mastri artigiani di Fabriano alla carta paglia, sono sempre alla scoperta e mi diverte molto anche quest’aspetto.

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5. Il tuo stile è riconoscibile al primo impatto ed è fortemente legato alla tua terra. Ti va di raccontarci il tuo rapporto con la Sicilia?

La amo. Per ogni siciliano – me compresa – il rapporto con la propria terra è viscerale: troppo ricca di colori, profumi e storia, dei quali ogni fibra del nostro corpo è impregnata. Il mare e l’Etna sono i principali punti di riferimento, come dei grandi genitori che oltre a nutrirti e coccolarti, ti tengono attaccata anche quando vorresti andartene perché purtroppo a tanta bellezza corrisponde altrettanta bruttezza per quello che riguarda la classe dirigente corrotta che ha sfruttato quest’isola solo per i propri sporchi interessi. Non è facile andarsene ma neanche rimanere.

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6. Chi sono gli artisti che ti ispirano di più?

Tantissimi. Briony Morrow-Cribbs, Ravi Zupa, Obey, tutta la street art, Escher, Henri Rousseau, Frida Kahlo, Hokusai e tutta la scuola giapponese, la xilografia medievale e alchemica, l’illustrazione botanica…

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7. E riguardo alla tecnica della linoleografia, chi sono i tuoi artisti di riferimento?

Mi sento in dovere di nominare Elizabeth Catlett e Shiko Munakata, adoro Barbara Hanrahan e amo tantissimo artisti contemporanei scoperti grazie al Web come Liv Rainey-Smith, Brian Reedy o Mazatl, e devo un grazie speciale a Victoria Astrom e Lili Arnold perché è stato quando mi sono imbattuta nei loro lavori che mi è venuta voglia di riprendere questa tecnica.

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8. Tu hai anche un negozio in cui proponi le tue opere e sappiamo che per un creativo confrontarsi con l’aspetto commerciale ed economico della propria professione può non essere semplice. Come ti rapporti a questo lato del tuo lavoro?

Come dici tu non è semplice. Ancora non ho un vero e proprio negozio fisico. Ho un negozio su Etsy e condivido da poco una bottega/laboratorio con altri artisti con cui ci stiamo organizzando. Per adesso però la maggiore fonte di soddisfazione economica avviene quando partecipo come venditrice/espositrice ad eventi all’aperto come buskers, festival di musica e cose del genere.

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9. Hai un laboratorio dove intagliare e stampare le tue opere? Quanto è importante per te il tuo spazio di lavoro?

Finora ho svolto tutto da casa che ho in parte occupato con la mia postazione. Il bello della linoleografia è che non richiede grossi ingombri quindi posso agevolmente fare tutto a casa.

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10. Che consiglio daresti a chi si è appassionato alla tecnica della linoleografia e che vuole iniziare a cimentarsi con questa forma d’arte?

Consiglio di lanciarsi e sperimentare a più non posso, esercitarsi per migliorare la tecnica e non mettere mai la mano davanti alla sgorbia!

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Grazie mille ad Agata per la sua disponibilità e per averci permesso di sbirciare in modo un po’ più approfondito nel suo mondo artistico e nel suo modo di esprimersi attraverso la linoleografia!

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Se ancora non lo fate, seguite il suo profilo Istagram e fate un giro nel suo negozio Etsy che è una miniera di opere bellissime e dal forte impatto visivo!

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Noi ci ritroviamo qui per una nuova intervista e un nuovo viaggio nel mondo delle signore della linoleografia!

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Quaderni fai da te: la tecnica base

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Ciao crafters! Eccoci a un nuovo appuntamento per imparare insieme a produrre quaderni fai da te in modo veloce, semplice ed economico. Oggi vi mostrerò tutti i passaggi per ottenere un quaderno fatto in casa con la tecnica della rilegatura dei “four holes”.

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Tutte le misure che vi segnalo in questo post si riferiscono alla realizzazione di un quaderno dal formato classico tascabile dell’A6 (quindi 10,5×14,8 cm). Siccome buona parte degli strumenti da taglio che esistono sul mercato sono in pollici, vi fornirò anche le misure in pollici così da rendervi meno difficoltosa la conversione.

Nel post precedente vi avevo già elencato tutti i materiali di cui abbiamo bisogno per i nostri quaderni fai da te. Oggi invece mi focalizzerò sulla tecnica. Siete pronte?

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1) Innanzitutto scegliete la carta per la copertina. Se siete delle scrappers, potete usare un cartoncino da scrapbooking ma ricordate che deve essere di quelli stampati da tutti e due i lati e che la sua consistenza non deve scendere sotto i 220 grammi. Se non avete a disposizione un foglio di carta da scrapbooking potete anche usare un cartoncino semplice facendo sempre attenzione alla grammatura.

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Una volta fatta la vostra scelta tagliate il cartoncino in modo che abbia queste misure: 15,2×21,7 cm ovvero 6×8 e 1/2 pollici. Poi piegatelo a metà, appiattitelo con il piegacarta e mettetelo da parte.

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2) Secondo step: scegliete la carta per gli interni. Io adoro la carta della Favini, la Rismacqua, perché è liscia ma è da 90 g, quindi è più consistente della carta classica da stampante (che di solito pesa tra i 75 e gli 80 g), e perché la fanno in più colori. Inoltre è FSC, il che vuol dire che proviene da foreste gestite in maniera consapevole e questo, per me che lavoro con la carta, è fondamentale. Un’altra carta che adoro e che viene prodotta in maniera consapevole è quella di Ikea, bianca, porosa e da 100 g, peso che conferisce ancor più struttura al nostro quaderno. Ma se ad esempio vi ritrovate a casa un bloc notes A4 di qualunque tipo, o se avete della carta da stampante riciclata, va benissimo lo stesso. Una volta che avete fatto la vostra scelta, prendete 8 fogli di carta A4, piegateli a metà lungo il lato corto e tagliateli.

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Piegate ancora a metà i 16 fogli che avrete così ottenuto, appiattiteli per bene con il piegacarta e infilateli uno nell’altro.

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Avrete così ottenuto l’interno del vostro quaderno fai da te.

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3) Tagliate l’eccesso laterale di carta. Solitamente quando si rilega un libro o un quaderno, si cuciono insieme più segnature per ottenere un determinato numero di pagine. La “segnatura” è composta da 4 fogli della stessa misura piegati a metà e inseriti uno nell’altro. Ma perché proprio quattro e non sei o otto? Perché 4 è il numero massimo di fogli che una volta piegati a metà e messi uno nell’altro non producono nessun eccesso nella parte esterna rimanendo allineati. Nel nostro caso invece abbiamo ben 16 fogli inseriti uno nell’altro il che produce un certo eccesso laterale di carta che va eliminato.

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Allineate quindi per bene l’interno del vostro quaderno, appoggiate una riga di metallo con la striscia di plastica nella parte inferiore sopra al primo foglio e con un taglierino per la carta iniziate a incidere l’eccesso pian piano, usando la riga come guida, fino ad arrivare all’ultimo foglio.

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4) A questo punto bisogna costruire una guida per poter bucare la carta dei nostri quaderni fai da te. Io ho costruito un “segnabuchi” fatto in casa per sapere dove esattamente bucare i fogli dei miei quaderni A6 rilegati col metodo dei “four holes”. I buchi da fare sono per l’appunto quattro.

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Tagliate una striscia di cartoncino larga più o meno 5 cm o se volete 2 pollici, e lunga 15 cm (ovvero circa 6 pollici) e piegatela a metà nel senso della lunghezza. Apritela e piegatela a metà nel senso della larghezza, poi ancora a metà e poi ancora a metà. Ora dispiegatela tutta. Avrete ottenuto 7 punti di intersezione tra linee verticali e orizzontali. I quattro che vi interessano sono il primo, il terzo, il quinto ed il settimo. Praticate dei fori con il punteruolo in questi 4 punti e avrete ottenuto una “guida” che potrete usare per tutti i vostri quaderni A6.

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5) Prendete l’interno del vostro quaderno, appoggiatevi su una base da taglio, inserite la guida al centro della segnatura e praticate dei fori con il punteruolo da carta tenendo il quaderno ben stretto e aperto a metà. Poi prendete la copertina e fate la stessa cosa usando la stessa guida.

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6) Tagliate del filo cerato o, se non lo avete, del filo da uncinetto, lungo più o meno tre volte l’altezza del vostro quaderno e infilatelo in un ago da lana. Iniziando dal secondo buco da destra, e dall’interno verso l’esterno, iniziate a cucire insieme copertina e segnatura. Una volta finito, fate un nodo al centro della segnatura e tagliate il filo in eccesso.

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7) Ultimo ma non ultimo passaggio, mettete il vostro quaderno in pressa. Se non l’avete, basterà tenerlo per qualche giorno sotto due o tre vocabolari e… il gioco è fatto! I vostri quaderni fai da te sono pronti!

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 Se avete bisogno di chiarimenti sui vari passaggi della lavorazione non esitate a contattarmi e fatemi sapere nei commenti se questo post vi è piaciuto e se vi è stato utile.

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Il prossimo lunedì parleremo di “abbellimenti” e cioè di tutte le tecniche utili per rendere i  vostri quaderni fai da te non solo facili ed economici da realizzare ma anche bellissimi da vedere!

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Separatore-cortoVuoi scegliere come personalizzare il tuo quaderno? Vieni a vedere qui.

 

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Se vuoi, lascia pure un commento: 

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Quaderni fai da te: i materiali

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Ciao crafters! Oggi vorrei inaugurare una nuova serie di post sul mio blog a tema quaderni fai da te e legatoria artigianale di base.

Io adoro i quaderni, per me sono un’ossessione, se poi sono fatti a mano ancora meglio. L’idea di produrne di miei mi ha sempre affascinato e adesso che ho il mio piccolo brand di cartoleria artigianale posso dire che fare quaderni con le proprie mani è un’attività meravigliosa e divertente: ci passerei le ore!

L’idea quindi è quella di condividere con voi tecniche, strumenti e fasi di lavorazione per produrre quaderni fai da te in modo facile, veloce, economico ma soprattutto creativo!

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Oggi partirò subito dai materiali che sono necessari per produrre in casa quaderni fai da te con la tecnica base dei “four holes”, ovvero la rilegatura semplice a quattro buchi con la copertina morbida.

Ci serviranno almeno due tipi di carta, una più leggera (anche la riciclata va benissimo) per gli interni e una più pesante per la copertina. Per quel che mi riguarda la grammatura perfetta della carta per gli interni è 90 grammi (né troppo pesante né troppo leggera), per intenderci quella da stampante ne pesa 80, ma potete scegliere quella che più vi piace, quella che costa meno, quella che vi ispira di più per i vostri quaderni fai da te. Per la copertina invece non scenderei sotto i 170 grammi, altrimenti il vostro quaderno non avrà la consistenza giusta per essere usato comodamente.

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Ci servirà una taglierina a braccio fisso (io uso la Fiskars ma se non l’avete anche un taglierino di quelli che si trovano da Leroy Merlin andrà benissimo); una riga in metallo che abbia una striscia di gomma nella parte posteriore; un ago piuttosto grande, diciamo di quelli da lana; del filo cerato (ma io uso agevolmente anche il filo da uncinetto); un punteruolo (ma possiamo sostituirlo anche con delle punesse); un tappetino da taglio; una pieghetta per la carta (possiamo sostituirla con un coltello senza il seghetto); una pressa per la carta (ma possiamo sostituirla con una pila di libri); un attrezzo per stondare gli angoli (questo è del tutto opzionale).

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Noi in Italia usiamo le misure in cm mentre in America le scrapbookers usano i pollici. Lo standard dei fogli di carta da scrapbooking, che se sono stampati a doppia faccia e se hanno una grammatura consistente sono l’ideale per confezionare quaderni fai da te economici, veloci ma soprattutto deliziosi a vedersi, è di 12×12 pollici, ovvero i nostri 30,48×30,48 cm. La carta che useremo per gli interni invece con tutta probabilità sarà in formato A4, cioè 21,0×29,7 cm. Questo significa che l’interno dei nostri quaderni fai da te, perché siano davvero economici e ci permettano di usare tutta la carta senza sprecarla, sarà nelle misure classiche dell’A5 (14,8×21 cm), dell’A6 (10,5×14,8) o dell’A7 (74×10,5 cm). Probabilmente quindi se useremo della carta da scrapbooking per le nostre cover avremo dei residui che metteremo da parte per altri lavori di scrap, mente se useremo del cartoncino A4 o meglio ancora A3 non avremo nessuno “sfrido”.

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Nel prossimo post vi svelerò passo passo la tecnica base dei “four holes” per ottenere quaderni fai da te semplici e veloci nelle misure standard dell’A5, dell’A6 e dell’A7. Nel frattempo lasciatemi un commento e fatemi sapere se nelle vostre craft room avete tutto l’occorrente per produrre quaderni fai da te!

 

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Timbri fai da te: breve guida alla scelta della carta

Scegliere la carta•••

Ciao crafters! Oggi nel mio blog si parla di timbri fai da te e scelta della carta.

La questione non è affatto scontata e ci sono una serie di variabili da prendere in considerazione quando si inizia a progettare l’incisione di un nuovo timbro in relazione alla carta sul quale lo stamperemo.

Abbiamo fatto una breve panoramica sulla scelta degli inchiostri ma, che siano dye o pigment o chalky ink, la resa dei nostri timbri dipende in buona misura dalla carta che useremo per i nostri progetti.

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Ci sono almeno due fattori che vanno presi in considerazione a priori: la grammatura della carta e la sua texture. Il peso della carta infatti determina in buona misura la riuscita di una stampa impressa a mano. Quanto più leggera sarà la carta che usiamo infatti tanto maggiore sarà la possibilità che l’inchiostro la penetri finendo per trapassarla. Quanto più la carta sarà texturizzata (ossia ruvida o tamburata ma non liscia) tanto maggiore sarà la possibilità che la nostra stampa non abbia contorni netti o campiture piene.

Questo che significa? Che prima di iniziare a progettare un nuovo timbro fai da te dovete pensare bene all’uso che ne farete e al mix di carta e inchiostro con il quale volete stamparlo.

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Se l’idea è quella di ottenere un timbro artistico, molto dettagliato e con una resa molto definita e simile a quella della stampa tipografica, allora useremo della carta bianca (al massimo avoriata), liscia, da non meno di 220 grammi, combinandola con un pigment ink come ad esempio il Versafine.

Se l’idea è invece quella di ottenere un’effetto non troppo definito ma rustico e caldo, allora potremo usare delle carte ruvide, con un peso anche intorno ai 170 g, combinandolo con inchiostri chalky o dye. Tutto cambia ovviamente se le carte ruvide sono scure perché a quel punto dovremo usare per forza degli inchiostri coprenti come i Versamagic.

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Le possibilità sono quindi tantissime e tutto dipende dalle finalità del vostro progetto. Se avete in mente di stampare un mini poster da incorniciare o un biglietto di auguri o la copertina di un quaderno, se avete in mente uno stile più netto e tipografico o più rustico e chalky… le combinazioni inchiostro-carta sono infinite. Quello che mi sento di consigliarvi però è di conservare sempre tutti i ritagli di carta che vi avanzano e di averli a disposizione per “testare” i vostri timbri fai da te una volta che avete finito di intagliarli per vedere “l’effetto che fa” prima di stampare il vostro progetto definitivamente.

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Una parentesi a parte la merita la scelta della carta da acquarello. Questa infatti è la carta più usata per accogliere i timbri fatti a mano poiché è resistente e l’inchiostro non la trapassa (cosa che invece accade con le veline o con le vellum), ma è anche perfetta se alle vostre stampe volete aggiungere dei tocchi di colore con le brush pen a base d’acqua o con gli acquarelli. Il problema è che la maggior parte delle volte è ruvida il che non rende giustizia ai dettagli dei timbri in gomma fatti a mano. Io mi trovo abbastanza bene con la Imagine della Canson da 200 grammi, che è quasi liscia, ma quel “quasi” molte volte mi fa propendere per la Fabriano multipaper da 300 grammi bianca e liscia che si avvicina di più alla mia idea “tipografica” di stampa.

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E voi? Quali sono le vostre esperienze? Quale carta usate di solito per stampare i vostri timbri fai da te? Lasciatemi un commento e alla prossima!

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Timbri fai da te: breve guida agli inchiostri chalky

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Ciao crafters! Oggi nel mio blog vi parlo ancora di timbri fai da te. Dopo aver messo a confronto pigment ink, dye ink a base d’acqua e dye ink non idrosolubili, vorrei proporvi una breve guida agli inchiostri chalky.

Quelli che uso io sono i Versamagic che si trovano facilmente in una varietà enorme di colori prevalentemente chiari. Gli inchiostri chalky infatti sono pensati per essere usati sulla carta scura in modo da ottenere un effetto “gesso su lavagna” molto caratteristico.

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Il tampone degli inchiostri chalky è spugnoso e l’inchiostro è molto denso. Siccome quest’ultimo non penetra nella carta come avviene per i dye ink ma ci si “appoggia sopra” i tempi di asciugatura sono molto lenti. Può essere necessaria anche un’ora prima che la vostra stampa sia davvero pronta. Viceversa gli inchiostri chalky possono essere usati anche sulle carte texturizzate poiché se stesi bene riempiono gli avvallamenti della loro superficie.

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Per la mia esperienza il risultato di stampa dei timbri fai da te che si può ottenere sulle carte scure in certi casi è davvero bello. Non sarà uniforme come con i pigment ink, ma è comunque caratteristico e molto shabby chic. Anche sulle carte chiare l’effetto può essere stupendo anche perché gli inchiostri chalky si possono sfumare uno nell’altro ottenendo gradazioni di colore inedite. Pensate ad esempio a come li usa Bymamalaterre, una delle mie artiste intagliatrici preferite.

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Se siete delle scrapper e usate questi inchiostri con timbri prodotti industrialmente, non dovreste avere problemi. Se invece li usate su timbri fai da te, prestate particolare attenzione alla stesura del colore. Se i solchi che avete tracciato con le sgorbie non sono particolarmente profondi e premete troppo il tampone sulla gomma, rischiate che l’inchiostro, che abbiamo detto è molto denso, li “riempia” completamente rendendo la stampa imprecisa e illeggibile. Per questo io uso gli inchiostri chalky prevalentemente su timbri “vuoti” piuttosto che pieni e stendendo il colore con attenzione senza essere troppo insistente.

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Altra cosa importante, gli inchiostri chalky sono a base d’acqua ma sono anche “pigmented” il che significa che si infilano nella superficie dei vostri timbri fai da te con tenacia. Per eliminarli vi serviranno acqua tiepida e sapone, e in alcuni casi (per le tinte molto scure) un solvente.

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Un esempio di inchiostro chalky su carta scura? I miei quaderni del set da regalo Collezione Gold.

Voi che ne pensate? Avete mai usato degli inchiostri chalky? Raccontatemi la vostra esperienza nei commenti e alla prossima!

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Timbri fai da te: Memento vs Archival, Dye ink a confronto

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Ciao crafters! Oggi sul mio blog ritorno a parlare di tamponi di inchiostro per i timbri fai da te e in particolar modo vorrei mettere a confronto due dei miei Dye ink preferiti, gli Archival della Ranger e i Memento della Tsukineko.

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In inglese la parola “dye” significa letteralmente “tinta, colore” e il verbo “to dye” vuol dire “tingere”. In generale i Dye ink sono a base d’acqua e sono quindi idrosolubili. Per questa caratteristica si distinguono dai pigment ink che sono invece a base oleosa e quindi hanno bisogno di solventi per essere lavati via.

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Secondo questa definizione, i Dye ink per eccellenza quindi sono i Memento. Sono a base d’acqua, senza acidi e sono “fade resistant” il che vuol dire che non sbiadiscono. Inoltre hanno la capacità di asciugarsi in men che non si dica su tutti i tipi di carta (perché ovviamente stiamo parlando di inchiostri adatti ad essere usati solo su carta). Si trovano facilmente nella misura grande ma anche in “teardrop“, dei tamponcini piccoli che consentono di inchiostrare con diversi colori un timbro composito. Sono disponibili in una grande varietà di colori, anche se si tratta soprattutto di tonalità scure, e vanno via dai timbri fai da te con gran facilità, basta anche solo un po’ d’acqua tiepida. Ci sono solo due problemi relativi all’uso dei Memento: per prima cosa sono idrosolubili, il che significa che se volete colorare i vostri timbri in gomma fatti a mano ad esempio con una brush pen a base d’acqua o con degli acquarelli, i contorni della vostra stampa scoloriranno; seconda cosa, se li userete su una carta molto texturizzata, ad esempio quella da acquarello, il colore non sarà pieno (l’inchiostro dei Memento aderisce alla carta solo superficialmente), quindi sono perfetti per la carta liscia e bianca o al massimo avorio ma non sulle carte scure. Inoltre alcuni colori non si distribuiscono uniformemente sulla superficie del timbro ma “a grappolo” il che significa che se li usate per timbri in gomma pieni, non avrete comunque una resa uniforme e chiara della stampa anche se usate una carta liscia.

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Veniamo invece agli Archival. Anche questi sono Dye ink. Il loro tampone è in tela, quindi è asciutto, sono acid free e sono perfetti sulle carte chiare. La differenza con i Memento però è abissale. Innanzitutto gli Archival sono permanenti. È proprio per questo che si chiamano “Archival” perché sono progettati per resistere a lungo. In secondo luogo sono resistenti all’acqua il che significa che potete usarli con gli acquarelli, le brush pen a base d’acqua e gli altri inchiostri a base d’acqua e non scoloriranno. Hanno dei tempi di asciugatura molto lenti e la cosa curiosa è che quando imprimete i vostri timbri fai da te all’inizio vi sembrerà che la stampa non sia uniforme ma granulosa. Se date il tempo però all’inchiostro Archival di asciugarsi, otterrete uno splendido effetto “matte”, uniforme e bellissimo da vedere sulle carte lisce ma altrettanto soddisfacente sulle carte granulose. Anche gli Archival si trovano facilmente sia nei formati grandi che piccoli e la differenza con i memento la fa Wendy Vecchi, la designer della Ranger che ha progettato questi inchiostri e ha scelto le tonalità di colore in cui sono prodotti che sono stupende! Unico neo il fatto che una volta asciutti gli Archival hanno un odore non troppo piacevole (diciamo pure invadente) probabilmente dovuto alle sostanze che li rendono permanenti, e che una volta usati rimarranno attaccati alla superficie dei vostri timbri in gomma fai da te come delle cozze, quindi hanno bisogno di essere lavati via con dei solventi (non basta il sapone per le mani).

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Ho adoperato l’inchiostro Archival per preparare i Biglietti di Auguri collezione “Gingko Leaves”. Vieni a vedere!

Insomma, per i timbri fai da te “pieni” io preferisco in assoluto gli Archival. L’effetto è meraviglioso e i colori disponibili sono tantissimi. Ma resto affezionata ai miei Memento per i timbri “vuoti” e anche per il fatto che sono lavabili e non intaccano la superficie della gomma da intaglio.

Voi cosa ne pensate? Come vi trovate e quale Dye ink preferite? Se volete condividere con me la vostra esperienza lasciatemi un commento!

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