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Come disegnare una foglia in 4 semplici mosse

Foglia d'acero

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Buongiorno e ben trovati nel mio blog! Il post di oggi parla ancora di illustrazioni botaniche ed è dedicato a chi di voi ha sempre amato disegnare oppure ha scoperto di avere questa passione durante la quarantena.

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Nei giorni scorsi abbiamo parlato di come si sceglie una matita, di quale sia la carta migliore e abbiamo visto insieme come si disegna un fiore. Questa mattina invece voglio mostrarvi come si disegna una foglia in 4 semplici mosse. Ho scelto come esempio la foglia d’acero giapponese che è uno dei miei alberi preferiti. Quindi afferrate la matita e iniziamo!

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Step 1: geometria. Per prima cosa cerchiamo di individuare una figura geometrica nella quale si può inscrivere la foglia d’acero. Con una matita dalla mina dura (H o meglio 2H) fissiamo un punto centrale dal quale si diramano 7 linee principali e poi disegnamo il contorno che si apre come un ventaglio.

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Step 2: i contorni. Partendo da queste forme essenziali, delineiamo i contorni della foglia d’acero giapponese sempre usando una matita dalla mina dura.

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Step 3: i dettagli. Questo tipo di foglia ha delle piccole punte lungo tutta la sua linea esterna. In questa fase tre del nostro disegno andiamo a perfezionare i contorni della nostra foglia riportando queste piccole irregolarità. A questo punto cancelliamo con una gomma stick le nostre linee base e, usando la matita dalla mina più morbida (B o 2B) ricalchiamo i contorni esterni della foglia.

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Step 4.a: le ombreggiature. Come avevamo visto anche per i fiori, questo è il momento di aggiungere delle ombreggiature al nostro disegno individuando i punti che a nostro parere sono più scuri. Le foglie inoltre hanno una particolarità in più rispetto ai fiori ossia le loro venature. Se le osserviamo in controluce infatti, possiamo vedere come siano percorse da piccolissimi canali attraverso cui scorre la linfa. Questo è il momento, con una leggera pressione della matita, di aggiungere le venature al nostro disegno che sembrerà così più realistico.

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Step 4.b: inchiostrare. Per chi di voi utilizza la penna pigmentata (ne abbiamo parlato qui), l’ultima fase del disegno può essere completata con delle Pigma Micron invece che con la matita dalla mina morbida. Nell’esempio io ho usato una 03 per i contorni esterni e una 005 per le venature interne.

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Et voilà! Il disegno botanico è pronto.

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Spero che questo mio piccolo post di oggi vi sia stato utile. Se avete dubbi o domande scrivetele nei commenti. Noi ci vendiamo sempre qui in bottega alla prossima.

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Illustrazioni botaniche: tre cose che so sulle brush pen

Brush pen

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Buongiorno e bentornati nel mio blog. Oggi continuiamo a parlare di illustrazioni botaniche e, dopo aver visto come si sceglie una matita e come si usano le penne pigmentate, mi sono chiesta quali consigli avrei potuto dare a chi di voi desidera aggiungere una nota di colore ai propri disegni. Quindi vi dirò le due o tre cose che so riguardo alle brush pen.

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La materia non è facile per me perché essendo abituata alla tecnica della linoleografia, solitamente lavoro con un solo colore, al massimo due, e con illustrazioni lineari, ossia che non hanno profondità o quasi.

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La domanda però è assolutamente lecita: una volta ottenuta la mia illustrazione botanica, come faccio a colorarla?

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Quello che mi viene in mente subito sono gli acquarelli, un mezzo molto adatto, vista la sua delicatezza e versatilità, a dare colore a questo tipo di disegni. Ma non tutti hanno il tempo o la voglia di preparare una postazione vera e propria per dipingere. Per usare gli acquarelli c’è bisogno dell’acqua. Ovvia osservazione ma non troppo quando siamo in casa in lockdown e magari condividiamo i nostri spazi con tutta la famiglia, bambini compresi, e non c’è tempo, né materialmente spazio per mettersi a dipingere con due bicchieri colmi d’acqua, pennelli, carta assorbente, fogli attaccati col washi tape sul tavolo della cucina dove magari qualcun altro sta studiando, qualcuno giocando con la plastilina e qualcuno cucinando. Inoltre gli acquarelli prevedono dei tempi di asciugatura. E se non avessimo un luogo tutto nostro dove lasciar asciugare i nostri lavori al riparo da eventuali pallonate o invasioni aliene di principesse mutanti?

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La soluzione ideale sono le cosiddette brush pen, ossia “penne-pennello”. Questo particolare tipo di pennarelli contiene inchiostro a base d’acqua e ha la punta simile a quella di un pennello. Le brush pen, usate soprattutto da chi ama il lettering e la calligrafia, sono molto versatili e i risultati che si possono ottenere sono davvero interessanti.

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Le mie preferite sono senza dubbio le Tombow ABT, che esistono in una miriade di colori e che hanno il vantaggio di avere una doppia punta (a pennello da una parte e a pennarello a punta fine dall’altra). Ho provato anche le Ecoline, stratosferiche, setose e con degli inchiostri brillantissimi e le Pitt Pen, che hanno il vantaggio di poter girare la punta una volta consumata (e durano quindi di più). Ne ho provate anche di economiche, dalla marca XY, che però assolutamente vi sconsiglio perché in questo caso la qualità non va trascurata (i risultati sono davvero mediocri).

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Ma come si usano le brush pen?

Ecco le tre cose che so (partendo dal presupposto che dobbiamo usare senz’altro della carta da acquarello).

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1. Come un pennarello. Una volta fatto il nostro disegno botanico e ripassati i contorni con la penna pigmentata, si può usare la brush pen per colorarlo come se fosse un pennarello, all’asciutto e senza aggiungere acqua (come nella foto in alto). I volumi in questo caso saranno dati dalla penna pigmentata e non dal colore. Occhio che in questo caso, penne come le Ecoline (che sono super dense e super coprenti) probabilmente non vanno bene. Meglio usare le Tombow o le Pitt Pen.

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2. Come un acquarello. Qui entriamo in un territorio un po’ diverso. Si tratta infatti di usare le brush pen come se fossero acquarelli, senza impostare un disegno di base ma riproducendo esattamente le movenze che fareste se aveste in mano un pennello. Bisogna quindi di dare l’impressione di un fiore o di una foglia o di una composizione di entrambi senza dettagli, ma semplicemente con il colore. Ci vuole un po’ di mano e bisogna sapersi lasciar andare perché le penne acquarellabili, così come gli acquarelli, sono capricciose e, per chi come me è abituato ad avere un controllo assoluto sulle linee, non danno subito i risultati sperati.

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3. Mescolare e diluire. La terza opzione è quella di usare, su un disegno fatto e rifinito con le penne pigmentate, le brush pen per dare piccoli tocchi di colore che potremo poi sfumare e diluire con un pennello impregnato d’acqua. Ovviamente la difficoltà sta nel capire il giusto quantitativo di acqua da utilizzare poiché se ne mettiamo troppa nel pennello rischiamo di sciogliere anche il tratto della penna pigmentata compromettendo la riuscita finale del tutto.

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In conclusione le brush pen possono essere un utilissimo alleato se desideriamo aggiungere un po’ di colore al nostro disegno botanico ma bisogna imparare a conoscerle e a gestirle al meglio. Quindi, su le maniche e diamoci da fare!

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Se avete domande o dubbi o suggerimenti, scriveteli nei commenti.

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Noi ci vediamo alla prossima, sempre qui in bottega.

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Breve guida alla scelta della carta per il disegno botanico

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Bentornati nel mio blog! In questo piovosissimo lunedì di lockdown, vorrei provare a dare qualche dritta a chi tra voi inizia ad appassionarsi al disegno botanico. Oggi, in particolare, parliamo di carta e di come scegliere quella giusta per iniziare a disegnare.

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Ecco quindi la mia breve guida alla scelta della carta.

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Le caratteristiche che contraddistinguono la carta e che dobbiamo tenere presenti quando andiamo a sceglierla sono due: la grammatura (cioè il peso per foglio) e la composizione e di conseguenza la trama.

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1. Carta da stampante. In questo periodo, conte cartolerie e i negozi d’arte chiusi, è difficile procurarsi i supporti giusti per disegnare, quindi prima di tutto cerchiamo di capire se la carta che ognuno di noi ha in casa può essere utile per iniziare a ritrarre soggetti botanici. Immagino che la maggior parte di voi abbia una risma di carta per la stampante. Le caratteristiche di quest’ultima sono due: è liscia ed è leggera. Solitamente pesa tra i 70 e gli 80 grammi, ha un punto di bianco molto acceso ed è completamente liscia. Ma va bene per disegnare? La risposta giusta è solo una: dipende. Se siamo all’inizio, stiamo imparando a prendere confidenza con la matita, con le proporzioni, con le ombreggiature e così via, la carta da stampante è perfetta. Possiamo usarla per fare le infinite prove che ci servono per prendere confidenza con i nostri mezzi espressivi prima di passare a una vera…

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2. Carta da disegno. Poi c’è la cosiddetta carta da disegno. La mia preferita è la Fabriano riciclata. Questa carta pesa circa 200 g, è semi-ruvida ed è leggermente avoriata. La sua superficie è porosa ed è perfetta per accogliere la matita quando desideriamo fare un disegno botanico con tutti i crismi. È proprio il fatto che la sua superficie non è liscia che ci consente di lavorare sulle ombreggiature e sulla dimensionalità del disegno. E quindi per che cosa non va bene? A mio parere la carta da disegno non è perfetta se desideriamo usare le penne pigmentate (se vuoi saperne di più ne ho parlato qui) per le quali è invece perfetto il…

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3. Cartoncino bristol. Il cartoncino bristol è completamente diverso rispetto alla carta da disegno poiché pesa anch’esso tra i 200 e i 300 grammi ma è completamente liscio e ha un punto di bianco estremamente brillante. Questo facilita la punta in feltro delle penne pigmentate e le fa scivolare meglio rispetto alla carta ruvida da disegno. E se volessimo invece usare del colore, il cartoncino bristol andrebbe bene? Lo svantaggio del bristol è che non regge bene l’acqua quindi se volessimo aggiungere al nostro disegno botanico un po’ di colore con dei pennarelli a base d’acqua o con degli acquarelli, si imbarcherebbe. Ci servirebbe della…

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4. Carta da acquarello. La carta da acquarello solitamente pesa intorno ai 300 grammi, ha diversi tipi di grana, dalla più fine alla più ruvida. La sua caratteristica, essendo composta prevalentemente di cotone, è di non poter essere riciclata. La mia preferita? La Arches pressata a freddo a grana fine. Avendo una lavorazione particolare, la carta da acquarello ha la caratteristica di essere anche molto costosa (20 fogli costano intorno ai 50 euro) ma la differenza tra una carta da acquarello economica e una di alto livello è immensa. Quindi vi consiglio di non lesinare sulle spese in questo caso. L’unica accortezza può essere quella di fare tante prove su piccoli fogli di carta da acquarello economica e poi, solo quando sarete sicuri di voi, passare al lavoro finale sulla carta di qualità. Per fare questo può esservi utile della…

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5. Carta da lucido. La carta da lucido, trasparente e sottile, può essere utile per riportare i contorni di un disegno che in bozza vi piace particolarmente, sul foglio di alta qualità che avete scelto per il lavoro finale. Si tratta di ripassare a grandi linee il disegno e poi, con l’aiuto della carta carbone, ridisegnarlo sulla carta da acquarello o da disegno. La mia preferita è senz’altro la Favini che si vende in blocchi ed è molto funzionale.

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6. Carte colorate. Per concludere la mia breve guida alla scelta della carta,  vi dirò che una soluzione interessante può essere quella di usare delle carte colorate per fare disegni botanici con pastelli bianchi, penne pigmentate o penne gel (bianche o dorate). Si può prendere in considerazione la carta kraft (che si vende anche in blocchi da disegno) o la carta toned tan (cioè grigia) che è davvero l’ideale per ottenere degli effetti particolari.

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E con questo io concludo. Se avete domande, dubbi o richieste, scrivetele nei commenti! Noi ci vediamo qui, in bottega, il prossimo lunedì.

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Piccola guida all’uso delle penne pigmentate per i disegni botanici

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Ciao a tutti e ben trovati nella bottega in quarantena! Oggi parliamo ancora di disegni botanici, un modo divertente e semplice per esprimere la nostra creatività in questo periodo così sospeso e surreale.

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Nello scorso articolo vi ho parlato di matite e di come sceglierle e usarle per ottenere una buona illustrazione botanica. Oggi invece vorrei parlarvi del mio strumento preferito e di cui non potrei fare a meno quando decido di disegnare un fiore o una foglia, o qualunque elemento naturale colpisca la mia attenzione: le penne pigmentate.

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Ho iniziato a inchiostrare i miei disegni quando frequentavo il liceo. All’epoca si usavano delle penne con la punta metallica che contengono inchiostro di china, i cosiddetti irrinunciabili Rapidograph. Adesso invece, dopo averne provate di tutti i generi, uso delle penne con un inchiostro pigmentato che hanno un feltrino nella punta e che possono essere usate in infiniti modi per dare ai disegni botanici effetti interessanti.

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Il mio set preferito è senz’altro quello delle Pigma Micron Pen che, se non l’avete ancora fatto, vi consiglio senz’altro di provare. Si tratta di penne con la punta di diverso diametro (nel set di base vanno dalla più piccola 005 alla più grossa 08) che contengono un inchiostro pigmentato in grado di resistere alla luce e all’effetto del tempo senza sbiadire. Inoltre hanno il grande vantaggio, nonostante siano a base d’acqua, di non sbavare a contatto con acquarelli e pennarelli a base d’acqua come ad esempio i Tombow o le Pitt Brush Pen (di questi parleremo più dettagliatamente nel prossimo articolo). Ottime sono anche le Molotow che si trovano con un po’ più di difficoltà ma hanno una qualità praticamente identica alle Pigma Micron.

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Differente è invece il discorso per le Pitt Artist Pen della Faber Castell: inchiostro molto coprente, nero brillante, anche qui set con punte di differenti misure, effetti davvero scenografici nella resa. La differenza cruciale però sta nel fatto che queste penne contengono inchiostro di china che a contatto con gli acquarelli o i pennarelli a base d’acqua si scioglie inesorabilmente.

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Ma, detto questo, come si usano le penne pigmentate?

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Lo step numero uno è sempre quello di produrre un disegno base con la matita dalla mina dura, ad esempio una 2H oppure una H (ne ho parlato qui).

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Lo step numero due consiste nel prendere una Pigma Micron dal diametro piccolo, io solitamente uso una 02, per ripassare le linee essenziali del disegno.

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Step numero tre: usare una Pigma Micron dal diametro più grosso, ad esempio una 03 o una 05, per ripassare le linee esterne, aggiungere dimensionalità ai petali o alle parti esterne delle foglie che stiamo disegnando.

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Step numero 4: tornare al diametro più piccolo, uno 02 oppure addirittura uno 01, per pian piano inserire tutti i dettagli (le venature dei petali o delle foglie, le ombre sulle foglie più esterne, le ombre nella parte interna del pistillo o del gambo dei nostri fiori).

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A questo punto potremo cancellare con una gomma stick i tratti di matita ancora visibili et voilà, il nostro disegno botanico sarà pronto!

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E voi? Usate già delle penne pigmentate? Come vi trovate? Qual è la vostra marca preferita? Scrivetelo nei commenti! Noi ci risentiamo presto qui dalla bottega.

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Scegliere la matita giusta per un buon disegno botanico

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Ciao a tutti e bentornati nel mio blog. Anche oggi vi parlerò di disegno botanico e in particolare di come scegliere la matita giusta anche se siete in casa e le cartolerie sono chiuse per via della quarantena.

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Tutti noi abbiamo in casa delle matite qualsiasi, matite che usiamo solitamente per prendere appunti, fare le parole incrociate, segnare la lista della spesa e cose simili. Ma questo tipo di matite vanno bene per fare un disegno botanico? Entriamo un po’ più nel dettaglio.

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Una matita è un involucro di legno che contiene una mina in grafite. Scommetto che all’esterno della vostra matita qualsiasi non c’è scritto niente. Probabilmente ci saranno delle stampe, probabilmente sarà colorata, ma niente più di questo. Scommetto anche che se la passate più volte su un foglio bianco di carta per la stampante vi renderete conto che il suo segno è di un nero carico, molto poroso, direi “grasso”. Questo perché la maggior parte delle matite qualsiasi che esistono in commercio e che tutti abbiamo in casa hanno una mina piena di grafite che si definisce appunto “grassa”.

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Alcuni di voi però, restringendo il campo, avranno a casa una matita che sul manico riporta delle lettere in stampato maiuscolo. Quelle lettere sono importantissime e contengono informazioni essenziali sulla percentuale di grafite presente nella matita. Faccio un’altra scommessa: sulla maggior parte delle vostre matite ci sarà scritto 2B perché questo è il tipo di mina che si trova più facilmente in commercio. Ma la domanda resta sempre la stessa.

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Posso usare la matita che ho a casa per fare un disegno botanico? La risposta è sempre una e cioè: dipende.

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Se la quarantena fosse finita e i negozi d’arte fossero aperti, vi direi di acquistare un set di matite artistiche come questo della Faber Castell, economico ma completo. Dentro ci trovereste matite che hanno diverse gradazioni di grafite, dalle più “dure” 2H, H, F, alla media HB, fino ad arrivare alle più “morbide”, dalla 2B alla 8B. Per fare un disegno botanico, potreste tracciare le prime linee, le più essenziali, con una matita dura, ad esempio una 2H, poi potreste ripassare il disegno con una 2B, una matita dalla mina più grassa, per dare consistenza ai contorni e aggiungere sfumature (la differenza si vede bene nella foto all’inizio dell’articolo). Questo vi permetterebbe di ottenere un risultato più che interessante.

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Ma se non c’è modo di procurarsi matite dalla differente gradazione? Ecco il mio consiglio.

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Utilizzate la vostra “matita qualsiasi” modificando la pressione nelle varie fasi del disegno. Andate leggeri leggeri a tracciare le linee essenziali del fiore o della foglia che volete disegnare. Una volta finito prendetevi del tempo per capire se c’è qualcosa che volete modificare (in questa fase del lavoro sarà più facile cancellare i tratti leggeri della matita). A questo punto ripassate i contorni della figura calcando sempre di più e solo alla fine aggiungete delle piccole linee che seguono le venature delle foglie o dei petali per dare dimensionalità al disegno finale.

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Esercitatevi a conoscere le potenzialità della vostra matita qualsiasi ed essa vi stupirà!

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Per oggi è tutto qui dalla bottega. Fatemi sapere quali difficoltà avete a disegnare con la vostra matita qualsiasi o se avete altri trucchetti casalinghi da consigliare in questo periodo di quarantena. Vi aspetto nei commenti!

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Cinque consigli utili per creare una mood board botanica

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Ciao a tutti! Questa mattina, in diretta dalla bottega in quarantena, mi rivolgo ancora a quelli di voi che amano disegnare, che lo fanno già abitualmente o che desiderano iniziare a farlo. In questo periodo incerto e sospeso, disegnare è un’attività che mi rilassa e mi aiuta a non lasciarmi prendere dallo sconforto dell’isolamento sociale. È per questo che mi piace condividere con voi le mie riflessioni sull’argomento.

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Oggi vi parlo ancora di illustrazioni botaniche, quelle che preferisco e che attirano di più la mia attenzione essendo io un’attenta osservatrice della Natura e dell’ambiente.

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Da cosa si parte quando si disegna un’illustrazione botanica? La parola chiave per impostare una buona illustrazione botanica, che il vostro stile sia interpretativo o realistico non importa, è una sola: referencies. In italiano potremmo tradurre con: riferimenti. Ma cosa significa realmente “riferimenti” quando parliamo di disegni? Significa avere in mente un’idea più o meno precisa di ciò che desideriamo riprodurre sul nostro sketchbook, un punto di partenza, un’immagine o una serie di immagini che contengano le informazioni essenziali per permettere alla nostra creatività di esprimersi pienamente.

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E come si costruisce questo insieme di informazioni quando si tratta di illustrazioni botaniche? Semplice: mettendo in piedi una cosiddetta mood board. Possiamo immaginarla come una bacheca appesa a una parete del nostro cervello sulla quale andiamo ad attaccare con delle punesse mentali tutto quello che riguarda il soggetto che vorremmo ritrarre. Per me, costruire una mood board botanica, è il punto di partenza imprescindibile ogni volta che progetto un nuovo lavoro.

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Ed ecco di seguito i miei 4 consigli utili per costruire una mood board botanica.

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1. Pinterest. Molti di voi collegheranno l’espressione mood board a uno degli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione in questo campo con l’avvento di internet e cioè Pinterest, il social che più di tutti ci consente di esplorare, isolare e mettere insieme una miriade di immagini, costituendo una bacheca virtuale utilissima quando si cercano delle referencies, dei riferimenti utili a impostare un disegno. Ma io dico che ci sono almeno altri quattro modi per costituire una bacheca emozionale, quando si parla di illustrazioni botaniche.

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2. Passeggiate naturalistiche. È così. Lo credo fermamente. Non c’è niente di più potente dei nostri occhi per carpire i tratti essenziali di piante e fiori. Passeggiare nella natura, nelle varie stagioni, ci permette di osservare dal vivo la natura e le sue sfumature, permettendoci di cogliere textures, consistenze, dimensioni, tratti fondamentali di ciò che vorremmo ritrarre molto e più di ogni altro mezzo, che si tratti dello schermo di un computer o di fotografie. Ma visto che al momento le passeggiate naturalistiche sono sospese a data da destinarsi…

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3. Libri di botanica. I libri di botanica mi affascinano da sempre. Le illustrazioni vintage che li contraddistinguono ci danno una serie di informazioni precise sulle caratteristiche tipiche di fiori e piante, sulla loro stagionalità e sulle loro dimensioni. Inoltre ci forniscono un esempio di come si possa ritrarre elementi botanici restando più fedeli possibile alla realtà ma rendendola in qualche modo più gentile e fiabesca. Ricordo molto bene che mia nonna aveva incorniciate tante piccole stampe botaniche nel suo salottino della lettura e quelle stampe hanno viaggiato dai miei ricordi di infanzia fino alla mia formazione attuale restando un punto fermo del mio immaginario.

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4. Le interpretazioni degli illustratori. Collezionare libri illustrati a tema botanico è una delle cose che amo di più. Dare uno sguardo a quello che le mie illustratrici preferite fanno, ognuna con il suo stile, ognuna con i suoi mezzi espressivi, apre il mio orizzonte ed è una cosa che vi consiglio di fare assolutamente. Dallo stile naif di Katie Daisy, alle miniature di Flora Waycott, dalle meraviglie di Jennifer Orkin Lewis agli intricati artwork di Mirdinara, sono tantissime le suggestioni che si ricavano osservando il modo in cui le illustratrici contemporanee reinterpretano il loro legame con la natura e portano avanti il proprio stile dando un contributo personalissimo al mondo dell’illustrazione botanica. E poi…

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5. Dimenticarsi di tutto. Spegnere il computer, mettere il cellulare in un’altra stanza, chiudere i libri di botanica e quelli con le illustrazioni contemporanee. Fare un gran bel respiro e farsi rapire dal momento. Prendere la matita, o la penna, o qualunque sia la cosa che vi rende più sicuri di voi, un bel foglio bianco e iniziare a disegnare.

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E voi? Come costruite la vostra mood board botanica? Usate Pinterest, Instagram? O siete anche voi appassionati di vecchi e nuovi libri di illustrazioni naturalistiche? Fatemelo sapere nei commenti. Noi ci sentiamo alla prossima dalla bottega in quarantena.

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Quattro idee per un San Valentino sostenibile

Album personalizzato per San Valentino

Ciao a tutti e bentornati nel mio blog.

Chi di voi, come me, si è ridotto all’ultimo momento per fare un piccolo dono di San Valentino?

Io adoro questa festa, anche se può sembrare banale e scontata. Mi piace fare un piccolo regalo alle persone che amo e non solo al mio compagno, per dimostrare il mio affetto e per prendermi cura di loro.

Ho pensato quindi di darvi quattro idee per un San Valentino sostenibile visto che la cura dell’ambiente, come chi di voi mi segue sa, è uno dei miei punti fermi.

La prima è un piccolo album fatto e stampato a mano in carta riciclata che può contenere sei foto e che può anche essere appeso per decorare una parete. Questo piccolo album si presta particolarmente bene come regalo di San Valentino perché può essere personalizzato e trasformarsi così in uno scrigno prezioso per poter conservare un momento speciale che avete vissuto insieme alla persona a cui state pensando in questo momento.

La seconda è un Midori Travelers notebook, anche questo personalizzabile, anche questo realizzato a mano in carta riciclata, dedicato a quelle coppie di amanti, amici, fratelli che amano viaggiare insieme e conservare memorabilia, ricordi, piccole foto che possano in qualche modo fermare degli istanti preziosi. Viaggiare insieme è il non plus ultra della condivisione, non trovate?

Poi ci sono gli intramontabili quaderni personalizzati con tag in carta piantabile su cui potete scrivere un pensiero, una frase significativa o più semplicemente un nome. Il messaggio d’amore portato con sé dalla carta piantabile è inequivocabile. Una volta messa in vaso, la tag di questi quaderni darà vita a una piantina di Non ti scordar di me… più chiaro di così!

La mia ultima idea per un San Valentino sostenibile è un set di biglietti di auguri completi di busta. Questi biglietti, stampati a mano con fiori di ciliegio, sono realizzati con delle splendide carte prodotte in Italia e provenienti dagli scarti agroindustriali di mandorla e uva. Un elegantissimo modo per comunicare i vostri pensieri alla persona che amate.

La lista potrebbe essere infinita… la verità è che sta solo a voi immaginare un modo originale, elegante ma soprattutto sostenibile per esprimere l’amore che avete dentro. Quindi datevi da fare! Noi ci sentiamo alla prossima.

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Creatività: esci dalla tua comfort zone

Foglia d'acero

Ciao a tutti e ben trovati nel mio blog! 

Questo è il primo articolo che scrivo nel 2020 e mi piacerebbe, proprio per aprire il nuovo anno, confrontarmi con voi su un tema che mi sta molto a cuore: la creatività  intesa in tutte le sue forme, non solo quelle che hanno a che vedere con l’arte.

Molto spesso si ha l’idea della persona creativa come qualcuno che non sappia organizzare, catalogare o mantenere sotto controllo tutto ciò che ha intorno. Qualcuno che dimentica tutto ciò che non è essenziale al proprio processo creativo. Qualcuno che vive in un mondo diverso, scollato completamente dalla realtà  quotidiana. Ecco, io non credo che sia così.

La creatività, per mia esperienza, è qualcosa che tutti gli esseri umani hanno in comune. Una caratteristica legata al nostro stare nel mondo, al nostro saper creare soluzioni quando ci si presenta un imprevisto utilizzando i nostri saperi e modificandoli per arrivare ad inventare nuove strategie. Partire da un know how per sviluppare qualcosa di nuovo, di inaspettato, di risolutivo, di innovativo.

Ma come si fa a lasciare libera la nostra creatività? Come si fa a coltivarla e darle un terreno sul quale crescere ed esprimersi appieno?

Io mi sono fatta l’idea che la prima cosa da fare è abbandonare la paura di sbagliare. Confrontarsi con i nostri errori, accoglierli e da quelli imparare a ripartire senza giudicare noi stessi. Uscire dalla nostra comfort zone, spegnere l’altoparlante di quella vocina interiore che ci dice: a fare questo sei negata, non ci provare neppure. E finalmente concederci il lusso di provare, anche quando i risultati magari non sono quelli che avevamo in mente.

Per spiegare meglio quello che intendo ho scelto la foto di una foglia d’acero colorata con gli acquerelli. Io sono appassionata di incisione e la linoleografia è la mia tecnica preferita (se vuoi saperne di più puoi leggere qui), quella che conosco meglio, la mia comfort zone. Segretamente ho sempre desiderato imparare ad usare tecniche diverse e l’acquarello è una di queste. 

Purtroppo però io e l’acquarello non ci capiamo. Ho in mente un’idea e quando provo a metterla sulla carta mi viene fuori tutt’altro… l’acqua è un elemento che non si domina, va in giro da sola, contamina i colori, decide lei e io questo non riesco ad accettarlo. Ma mi sono intestardita e ho deciso di riprovare abbracciando le mie imperfezioni, cercando di esprimermi a modo mio senza farmi condizionare dalla mia idea molto lineare, controllata e metodica della grafica in generale.

Chi l’avrà vinta? Io o l’acqua? Questo non lo so. Quello che è certo è che la mia creatività è nutrita dagli errori, dalle imperfezioni, dalle incertezze, dall’incapacità di dominare i miei mezzi espressivi.

E voi? Cosa ne pensate? Quali spazi lasciate alla vostra creatività perché si esprima a pieno? Come la nutrite affinché cresca e si consolidi?

Fatemelo sapere qui nei commenti. Alla prossima!

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Carta piantabile: cos’è e come si usa

 

Buongiorno e bentornati nel mio blog!

Oggi voglio parlarvi di un materiale che mi sta molto a cuore e che sta diventando per me un vero must: la carta piantabile.

Per chi è attento alla natura e desidera contribuire alla sostenibilità, questa carta ecosostenibile può diventare una risorsa infinita: può essere utilizzata per impreziosire regali, per dare un valore aggiunto a eventi importanti, per mandare un messaggio d’amore e di vita. Mille sono le possibilità che racchiude nel suo cuore pieno di semi.

Ma vediamo nel dettaglio com’è fatta e come si usa la carta piantabile.

Si tratta di una carta generalmente lavorata a mano e costituita da due fogli, più o meno sottili, che vengono fissati l’uno all’altro da collanti naturali (come ad esempio la fecola di patate). All’interno dei due strati si posizionano semi di piante aromatiche o di piccole piantine da fiori, poi la si lascia asciugare et voilà, eccola pronta all’uso.

Se avete bisogno di decorarla dovete sapere che la carta piantabile non si presta ad essere stampata con le stampanti che ognuno di noi ha in casa. Può essere tranquillamente stampata a mano oppure con stampanti industriali a freddo con inchiostri ad acqua per far sì che non si rovini.

Ma come si usa la carta piantabile?

Bisogna spezzettarla in piccoli frammenti, metterla in un vaso, annaffiarla poco e ogni giorno e… aspettare! Dopo una settimana si vedranno spuntare piccole piantine che vanno poi coltivate e incoraggiate a crescere.

In Italia si può acquistare la carta piantabile da vari produttori artigianali. Uno di questi è Growingpaper.it, filiale italiana dell’azienda olandese che produce la sua carta in modo sostenibile. Poi ci sono gli artigiani italiani che creano la carta piantabile con tutta la sapienza del lavoro manuale tra cui la Cartiera Romaniello con sede a Roma.

Allora, siete pronti a utilizzare la carta piantabile per le vostre creazioni?

Spero di sì e spero che quest’articolo vi sia stato utile. Se avete ancora dubbi o domande su come viene creata e su come può essere utilizzata questa carta ecosostenibile, potete scrivermi a info@latuamomis.com, sarò felice di rispondervi!

 

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Rallentare con la creatività: intagliando si impara

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Ciao a tutti e bentornati nel mio blog.

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Oggi torno a scrivere per parlarvi di una cosa che mi sta molto a cuore: la lentezza.

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Nelle ultime settimane, presa da una serie di scadenze, mi sono ritrovata a sostenere dei ritmi forsennati senza concedere a me stessa un attimo di tregua. Non riuscivo a staccare nemmeno di notte, continuando a pensare a quello che avrei dovuto fare il giorno dopo e a come avrei dovuto farlo eccetera eccetera.

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Se anche a voi capita di sentirvi così, mi capirete quando vi dico che a un certo punto ho dovuto mettere un freno alla situazione che mi stava sfuggendo di mano e, a parte pianificare in modo più realistico i miei obiettivi, la prima cosa a cui ho pensato è stata la creatività.

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Ma come si fa a rallentare con la creatività?

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Per me, nello specifico, la creatività è un impulso continuo che ho bisogno di tenere a freno per non farmi soverchiare e non farle prendere il sopravvento sul mio lato razionale. Ma è anche quel luogo spazio temporale in cui riesco a esprimere me stessa senza costrizioni, lasciandomi semplicemente fluire.

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La mia tecnica preferita, per chi di voi mi segue non è una novità, è l’intaglio di timbri fatti a mano. E intagliare un timbro fai da te è un ottimo modo per lasciarsi fluire e quindi costringersi a rallentare. I movimenti lenti e ben ponderati dell’incavare, ci aiutano a concentrarci sul nostro corpo, sulle braccia, sulle mani, facendo sì che la mente si scolleghi dai mille impegni del quotidiano per rallentare e fluire in quel momento, nella realizzazione di un manufatto.

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Avete mai fatto meditazione? Ecco, la sensazione è un po’ quella: svuotare la mente, concentrarsi sui movimenti ed essere presenti in quel momento soltanto a voi stessi e all’atto dell’intagliare, staccandovi da tutto il resto.

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Certo, poi si riprende a combattere con il quotidiano, ma rallentare con la creatività è una pratica da non sottovalutare poiché aiuta a tenere a bada lo stress e riconnettervi con voi stessi.

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Siete pronti a farlo? Date un’occhiata qui.

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Ne parlerò più approfonditamente dal vivo il 18 maggio, da Ab Ovo a Napoli, in via Bellini 7, nel mio prossimo workshop di timbri fatti a mano. Tutte le informazioni le trovate qui.

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Noi ci risentiamo presto, qui sul blog!

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